di Ottorino Gurgo
Con buona pace di Matteo Renzi che aveva tentato di minimizzarne il valore politico, la recente tornata elettorale amministrativa, per i risultati che ha prodotto, segna, nella vita pubblica del nostro paese, una linea di demarcazione della quale non si potrà non tener conto nelle settimane a venire
E’ sin troppo facile constatare che a trarne i vantaggi maggiori siano stati i “Cinque stelle” di Beppe Grillo.
E’ questo il dato di partenza di tutte le analisi che sono state compiute a commento dell’esito del voto. Ma è davvero così ?
Il successo pone ai “pentastellati” una serie di problemi che, sino ad ora, non li avevano neppure sfiorati. Perché un conto è essere il centro di raccolta di tutte le proteste, di tutte le indignazioni, di tutte le contestazioni (non nascondiamocelo, il Movimento grillino, sinora è stato soprattutto questo), un’altra è proporsi come forza di governo.
E il successo conseguito, soprattutto in città come Roma e Torino, impone un salto di qualità; impone, cioè, come lo stesso Grillo ha apertamente dichiarato, di puntare al vertice, cioè al governo del paese.
Sono attrezzati i grillini per questo ? E’ tutto da dimostrare anche se, pur non volendo recitare il ruolo dei guastafeste nel clima trionfalistico che ancora avvolge i seguaci del comico genovese, va pur detto che laddove sono stati chiamati ad assumere responsabilità di governo, non hanno fornito prove particolarmente brillanti.
Grillo, che certamente non è uno sciocco, sa perfettamente che la vita politica di un paese come l’Italia, non può essere gestita da un manipolo di dilettanti, per onesti e volenterosi che siano. E sa anche che la mappa politica del nostro paese è talmente frammentata, da non consentire ad un solo partito di governarlo e da rendere indispensabili alleanze e coalizioni.
L’esempio di Roma, che per i “Cinque stelle” è divenuta una sorta di “città simbolo” potrà essere, nei prossimi mesi, illuminante. Roma è una città estremamente complessa e governarla è impresa difficilissima, gravata com’è da problemi di immense dimensioni e si trascina dietro i guasti di amministrazioni disastrose come quelle di Gianni Alemanno e di Ignazio Marino. Oltre tutto, è la capitale d’Italia e ha puntati addosso gli occhi di tutto il mondo.
A volte anche un leader debole e inesperto può far bene se è sostenuto da uno staff autorevole e competente. Ma dov’è, qual è lo staff della Raggi ? E se, in una prova così impegnativa, dovesse fallire, quale credibilità potrebbe avere il movimento grillino ?
Indro Montanelli diceva, a proposito di Berlusconi: fatelo governare e vi accorgerete che non sa farlo, che non è il suo mestiere. Sarà il modo migliore per liberarvene.
Per gli uomini e le donne di Grillo si potrebbe ripetere lo stesso discorso. Per questo i “pentastellati” hanno bisogno, se davvero vogliono puntare alla guida del paese, di alleati solidi.
E’ opinione diffusa che a sostenerli, nell’urna, siano stati gli elettori di centro destra. E’ probabile. Ma gli elettori, non i partiti che guardano agli attuali vincitori con sospetto e con altro sospetto sono guardati da loro. L’unico a farsi apertamente avanti è stato Matteo Salvini, consapevole che da solo non è in grado di andare da nessuna parte e rischia, anzi, di perdere i consensi di cui ha goduto finora. Ma Grillo, giustamente è prudente. Crediamo possa ripetere, riflettendo tra sé, quel vecchio motto che avverte: “Da (certi) amici mi guardi Iddio, che ai nemici ci penso io”.