di Adolfo Mollichelli
L’Italdue cade a Lille al cospetto dell’Irlanda che è sempre verde. Otto i cambi di Conte che non poteva non avere un pensiero fisso, forse un’ossessione: la Spagna che affronteremo negli ottavi. Avevamo perduto una sola volta contro gli irlandesi. Stop all’imbattibilità della difesa azzurra orfana di Buffon e di Chiellini. O’Neill che ricordo fior di giocatore compie l’impresa di andare avanti negli Europei di Francia. Sarebbe potuto essere il jolly vincente Lorenzo Insigne gettato nella mischia da Conte nell’ultimo quarto d’ora. Ma il fantasista napoletano ha visto vanificare il suo pezzo forte – serpentina e tiro a giro – dal palo alla sinistra di Randolph
Poco dopo arriverà la rete di Brady, su papera congiunta di Bonucci e Sirigu, che consegna all’Irlanda la qualificazione.
Insigne ha dimostrato che il piccoletto di classe – figura d’altri tempi – può ancora mettere in difficoltà i palestrati colossi dei giorni nostri.
Fossi stato in Conte avrei gettato nella mischia Lorenzo il magnifico di Frattamaggiore sin dall’inizio. Lui e Zaza sarebbero stati complementari, come lo sono Pellè ed Eder.
Penosa la prestazione degli azzurri, senza alcuna motivazione particolare se non quella di rimanere imbattuti, al cospetto di un’Irlanda ostinatamente alla ricerca del successo storico. Siamo stati asfaltati in ogni zona del campo da avversari fisicamente prestanti e cattivi il giusto.
Mai in partita Bernardeschi che a Firenze paragonano alla cupola del Brunelleschi. Irriconoscibile Sturaro che con la Juve in Champions si è concesso prestazioni doc contro avversari del calibro del Real e del Bayern. Impreciso Florenzi cocco di nonna. Goffo nelle movenze Ogbonna.
Torello sperduto nei pascoli Immobile. Perfino Bonucci è apparso lento e svagato. Sconfitta indolore sul piano pratico perché eravamo già qualificati, e leaders del girone, ancor prima di scendere in campo. Ma stravolgere, deformare le sembianze di una squadra non è mai cosa buona e giusta.
Ed ora, sotto con la Spagna. Lunedì a Parigi contro i campioni d’Europa in carica che sono campioni un po’ di tutto: tecnica individuale, palleggio, tiqui taca, estro, esperienza internazionale, furbizia.
Ce li ha spediti impacchettati la Croazia degli “italiani”: Mandzukic (Juve), Kalinic e Badelj (Fiorentina), Brozovic e Perisic (Inter), Vrsaljko (Sassuolo), Strinic (Napoli).
Letale la composizione del nostro tabellone. Per l’immediato e, se si va avanti, per il futuro: Germania, Francia e Inghilterra.
Attualmente, la Croazia è più forte della Spagna. Un mix poderoso di classe e potenza. Ci tocca la Roja campione d’Europa in carica, alla ricerca del quarto titolo continentale, il terzo consecutivo. Ha pagato dazio all’irresistibile forza dei croati.
Ma difficilmente la Spagna di Iniesta sbaglia due partite consecutive. Leit motiv singolare: la sfida tra Morata contro i suoi ex compagni bianconeri. Ci vorrà un’impresa per battere gli spagnoli. Podemos? Quizas!