Carlo Alberto Paolino

Carlo Alberto Paolino

Passato dal campo turistico, insegnamento in corsi aziendali fino alla Pubblica Amministrazione per poi dedicarsi alla sua passione: l'informatica, in particolare la grafica dove può dar sfogo a tutto il suo estro. Il suo non d'arte è Capaquila

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Il paladino anti Unione

 di Carlo Alberto Paolino

 Brexit, Regno Unito. Il “Guardian” nella sua edizione domenicale (“The Observer”) si è scagliato con ferocia nientepopodimeno che con sua Maestà, arrivando ad ipotizzare se valga ancora la pena di avere un sovrano, visto il totale silenzio della Royal Family sul referendum

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Gli gnomi Farage

La regina non ha detto una parola sull’Europa, se n’è andata al meeting di Ascot ogni giorno, cambiando i suoi cappellini, facendo disperare o gioire gli scommettitori.

L’Inghilterra è un Paese strano e non perché si scommette su tutto, ma davvero tutto, anche sul cappellino che indosserà di sua maestà nella sfilata della carrozza reale sui prati degli ippodromo.

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Elisabetta e Filippo, Royal Ascot day

Una consuetudine che si perpetua nel tempo. La prassi vuole che il cappellaio le consegni dieci copricapo di colore diverso alla regina e lei decida all’ultimo momento. Ma un anno scoppiò uno scandalo gigantesco perché molti puntarono sull’inusuale colore castano quotato 12 ad uno, azzeccando la puntata. Divenne un affare di stato “Ci sono più spie nel mondo delle scommesse che nel servizio segreto britannico” osservò causticamente il Daily Mirro.  Ma torniamo al punto di partenza, l’Inghilterra, dicevamo, è un paese strano non per la sacralità delle scommesse o perché i repubblicani non sapendo con chi prendersela “sparano”, tanto per cambiare, su Buchinkgam Palace.

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Farage e Jhonson

E’ un paese strano perché i grandi protagonisti del Leave, hanno uno dopo l’altro deciso di fare un passo indietro.  L’ex sindaco di Londra Boris Johnson, si è escluso dalla corsa per la leadership Tory,  il leader euroscettico britannico dell’Ukip, Nigel Farage, ha annunciato l’intenzione  di passare la mano alla guida del partito che ha fondato.

Che si dimettesse Cameron in fondo era comprensibile, aveva perso il referendum (anche se Jeremy Corbyn  presidente del partito Laburista ha deciso di restare al suo posto) ma che si defilassero i vincitori è qualcosa di nuovo nella democrazia occidentale.

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Nigel Farage

Ho deciso di mettermi da parte come leader dell’Ukip – ha Farage – perché con la vittoria del referendum ho raggiunto la mia ambizione politica. Ho concretizzato il mio obiettivo. Sono  entrato in questa lotta per l’indipendenza perché volevo che fossimo una nazione autonoma, non per diventare un politico in carriera. Ho deciso di riappropriarmi della mia vita. Ma questo non significa che ho smesso di fare politica. Tutt’altro. Resterò fin quando sarà consentito all’Europarlamento e sono pronto ad aiutare i movimenti indipendentisti che stanno nascendo in altre parti d’Europa perché sono certo di una cosa: il Regno Unito non sarà l’ultimo Paese a  lasciare l’Ue.

I maligni sottolineano che non è la prima volta che Farage si dimette da leader del suo partito, l’ultima volta era accaduto nel maggio 2015 dopo le elezioni generali, ma poi cambio idea. Stavolta, però, rassicura Farage non non accadrà.

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Nigel Farage ha 52 anni ed è al Parlamento europeo dal 1999. Ha lavorato come intermediario in una società londinese fino al 2002, si è sposato due volte (la seconda volta con una cittadina tedesca che lavora per lui al Parlamento europeo) ed ha quattro figli.

Anti-europeista accanito rimbalzò agli onori della cronaca nel 2011 Farage per un intervento molto discusso al Parlamento europeo: un durissimo attacco ai vertici europeo, una feroce accusa all’euro considerato un fallimento.

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