di Marcello Lala
Il convegno di Capri delle nuove generazioni di imprenditori ha perso un po’ del suo fascino. Meno riflettori, meno prime pagine, meno proclami. Anche se ci sono stati quattro ministri come Poletti, Boschi, Gianni e Calenda
Meno baldanza e meno intraprendenza, sarà che vista la situazione del Paese c’è davvero poco da sorridere. Le imprese italiane vivono un momento di grande crisi, tassazione e costo del lavoro alto rendono l’imprenditoria italiana sempre meno competitiva, a tutti i livelli.
E poi neanche in Confindustria l’aria è serena, lo scandalo “Sole 24 Ore” si fa sentire e pesa molto all’interno e all’esterno, una sorta di spada di Damocle (e c’è anche la redazione scesa in sciopero ad aggravare il tutto).
La situazione, la crescita è inesistente o quasi ma, nonostante tutto, c’è ancora tanta voglia di fare nella nuova generazione. Imprenditori che per gran parte hanno ereditato aziende di famiglia di famiglia costruite con grandi sacrifici da parte dei genitori e che cercano , pur fra mille difficoltà, di ripercorrere le loro orme. Alcuni con successo altri molto meno.
Ma a Capri il titolo della convention “FORTI” voleva significare proprio questo esserlo in un momento in cui la crisi non vede la parola fine , la più lunga dal dopoguerra, e voleva anche significare di essere decisi e determinati nel chiedere quello di cui un paese ha bisogno per il suo sviluppo e per la sua competitività.
La parola magica è competitività, cosa e come fare per tornare ad essere in prima linea sul mercato interno ma, soprattutto, su quello internazionale. Se n’è discusso tanto nei convegni e nei workshop ed anche al di fuori dell’ufficialità. Girando e chiacchierando per le sale del Quisisana si è avvertita tanta voglia di cambiare, di fuggire dall’attuale immobilismo che paralizza le imprese, dalla burocrazia che soffoca ogni iniziativa, delle difficoltà soprattutto nel Mezzogiorno dove mancano infrastrutture adeguato e dove il tessuto industriale è sempre più fragile e depresso.
Inutile girarci intorno, manca ormai da tempo una vera e propria politica industriale e si avverte anche una sorta di indifferenza sul territorio. Un esempio per tutti: l’assenza di De Magistris (invitato ad un dibattito con altri sindaci ,di deputati e politici napoletani) ha scatenato critiche feroci. Tranne la giovane emergente Alessandra Clemente venuta a Capri più per legami di amicizia che per politica seppur dicendo di portare le scuse del sindaco , nessuno dico nessuno è approdato a Capri per far sentire la sua voce dell’amministrazione comunale di Capri che pur era “la padrona di casa”
Un segnale, a detta di molti, di quanto sempre più una certa classica politica sia distante dai problemi reali del paese e che non riesce a dialogare con le forze imprenditoriale. Nello specifico la classe dirigente napoletana continua a mostrare tutti i suoi limiti e le sue inefficienze.
Eppure il gruppo giovani napoletano è risulta essere molto attivo vantando una rappresentanza di tutto rispetto anche a livello nazionale con un vicepresidente Vincenzo Caputo che ha il merito di aver costruito una squadra di lavoro efficiente e compatta. Compattezza che si è rafforzata grazie al lavoro di due donne di successo, Susanna Moccia presidente del gruppo giovani di Napoli e Nunzia Petrosino presidente della Campania.
Due manager rosa a cui nessuno ha regalato niente. La prima, Susanna Moccia, nasce da una famiglia di imprenditori pastai di Gragnano: morto il padre quando era giovanissima la giovane imprenditrice si è rimboccata le maniche ed ha costruito un impero che fattura diversi milioni di euro nel mondo, un brand famoso non solo per la bontà della pasta ma anche per la riconoscibilità immediata per le sue forme stravaganti (la fabbrica della pasta). La seconda Nunzia Petrosino è tra le manager più giovani di Italia di un gruppo specializzato nel settore edile, ponteggi e formwork d’eccellenza che esporta in tutto il mondo. Anche lei ha iniziato giovanissima e da ha contribuito a traguardi sempre più importanti per la Condor Spa.
Infine il referendum. Voteranno tutti si, allineati e coperti come vuole Confidustria. Il via libera alla riforma costituzionale viene interpretato come un cambiamento, qualcosa che smuove l’immobilismo del Paese. Sembrano , più che altro però, aggrapparsi ad una speranza. Ovviamente chi vi scrive notoriamente la speranza l’ha persa da lungo tempo.