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Tutti contro Israele

di Gianpaolo Santoro

Profetico, maledettamente profetico si è rivelato il rapporto del Reut Institute di Tel Aviv (un think tank che ha il compito di “individuare le lacune nella politica attuale e la strategia di Israele e del mondo ebraico e lavorare per costruire e implementare nuove visioni”) del 2010 che sosteneva che “Israele sempre più frequentemente sarà sottoposta ad un’ondata di delegittimazione globale”

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Dieci giorni dopo la prima risoluzione che ha reso “Jüdenrein” (libera da ebrei) Gerusalemme, ecco che il comitato del patrimonio mondiale ( che ha il compito di assistere finanziariamente le richieste degli Stati membri e dei siti iscritti al patrimonio mondiale) dell’Unesco ha approvato una altra risoluzione che nega nuovamente il legame millenario tra gli ebrei e i luoghi sacri di Gerusalemme.

Ma non solo: ad una vergogna è stata aggiunta un’infamia, il testo approvato, infatti,  non fa riferimento soltanto ai luoghi sacri di Gerusalemme con la sola denominazione musulmana ma reitera la denuncia di fantomatici “danni materiali” perpetrati da Israele.   420-western_wall_plaza-jerusalem

Il voto si è svolto a scrutinio secreto: 10 a favore, due contrari e otto astenuti. Gli attuali 21 membri del comitato sono: Angola, Azerbaigian, Burkina Faso, Croazia, Cuba, Finlandia, Indonesia, Giamaica, Kazakistan, Kuwait, Libano, Perù, Filippine, Polonia, Portogallo, Repubblica di Corea, Tanzania, Tunisia, Turchia, Vietnam, Zimbabwe.

Profetico, maledettamente profetico il rapporto, quando vedi l’Unione europea decide di cancellare dalla lista nera del terrorismo mondiale Hamas e quando più o meno contemporaneamente il Consiglio dei diritti umani di Ginevra redige una lista nera” con le aziende che fanno affari nei Territori amministrati da Israele.

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Oppure quando vedi come viene manipolata l’attenzione del mondo, quando i maggiori quotidiani del mondo e le più famose televisioni oscurano e nascondono il sangue della terza Intifada e quando invece pubblicano sondaggi (come JDD, il Journal du Dimanche) da cui emerge che il sessanta per cento dei francesi addossa agli ebrei parte della responsabilità per l’antisemitismo.

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Orlando, Barghouti e De Magistris

Ed ancora  quando scopri il crescente antisemitismo della Svezia e, nel contempo, a Napoli e Palermo (città soffocate da camorra e mafia) si conferisce la cittadinanza onoraria ad Abu Mazen e Marwan Barghouti, che di certo non sono i “Mandela palestinesi” come qualcuno grottescamente li ha definiti.

L’ondata di “ delegittimazione di Israele” è ormai più di un’onda anomala se in Austria scopri che gridare “morte agli ebrei” è considerato un slogan politico come un altro e se leggi che Maxime Jacques Marcel Verhagen, vice primo ministro olandese è colto da improvvisa folgorazione e suggerisce di spostare lo stato ebraico in Galizia.

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papa Francesco al muro del pianto

La seconda risoluzione Unesco è come un secondo schiaffo ad Israele. Un gesto vigliacco che  provocato comprensibilmente una  reazione indignata, ferma. Il portavoce del ministero degli esteri Emmanuel Nahshon ha definito questa seconda risoluzione “spazzatura” che merita soltanto di finire nel bidone dell’immondizia”.  Il presidente della Knesset (Parlamento) Yuli Edelstein in una lettera al Segretario di Stato vaticano Cardinale Parolin chiede l’intervento della Santa Sede. “La Risoluzione – afferma- è un affronto per i cristiani e per gli ebrei” ed il Vaticano dovrebbe “usare i suoi migliori uffici per impedire il ripetersi di questi sviluppi di questo tipo”.

Benyamin Netanyahu sarebbe pronto a richiamare per consultazioni l’ambasciatore israeliano all’Unesco Carmel Shama Cohen per protesta contro la risoluzione.

 

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