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007, dal Vesuvio con amore

di Giuseppe Cozzolino*

James Bond in azione fra i vicoli di Napoli? E perché no… Non sarebbe meno avvincente degli inseguimenti fra le strade di Roma o Venezia che abbiamo ammirato in alcune pellicole della celebre saga cinematografica

Ian Fleming

Ian Fleming

(Forse) non tutti sanno che Ian Fleming, il celebre scrittore demiurgo delle avventure di James Bond, inserì Napoli in una sua raccolta di articoli di viaggio firmati dal 1959 al 1960 per conto del “Sunday Times”.  Raccolta che divenne poi il libro “Thrilling Cities” – pubblicato dalla Jonathan Cape nel 1963 – e ristampato, nell’edizione italiana, come “Thrilling Cities. Le città dell’avventura” dalla milanese Alacran nel 2006, per volontà dello scrittore e traduttore bondiano Andrea Carlo Cappi.

Giuseppe Cozzolino

Giuseppe Cozzolino

La raccolta comprende tredici articoli scritti da Fleming sulle principali “città dell’avventura del mondo”: Hong Kong, Macao, Tokyo, Honolulu, Los Angeles e Las Vegas , New York e Chicago, Amburgo, Berlino, Vienna, Ginevra, Napoli, Montecarlo.

“Qui ci si sente autenticamente stranieri. Qui si viene ancora truffati, sgomitati, derubati e genericamente intimiditi dagli abitanti come poteva capitare a Calais quando si era ragazzini”. Sulla scia del suo compatriota Charles Dickens, il tono di Fleming è insieme divertito e scostante mentre ritrae Napoli includendo tutti gli elementi più caratteristici del “colore” partenopeo: gli alberghi del Lungomare, la gita a Capri (“luogo incantevole ed eccentrico” anche se non d’Estate), gli scavi di Pompei (“una gran meraviglia nonostante le orde di turisti, lenoni e ciceroni”), l’antro della Sibilla (“Un’inquietante grotta scolpita di origine minoica”).

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l’antro della Sibilla,

E ci sono ovviamente le bande scugnizzi ed i “Fagin”, imbroglioni e ricettatori,  che popolano la Città e che rapiscono i soldati americani per poi “rivenderli” al miglior offerente.

Ma in particolare c’è lui:  Lucky Luciano, il più celebre gangster americano dopo Al Capone (“un uomo tranquillo, distinto, dai capelli grigi”), che a Napoli trascorrerà gli ultimi anni di vita. Fleming lo intervista nel sontuoso salone dell’Hotel Excelsior sul lungomare, in compagnia di sua moglie e della fotografa Lee Thody, ed il resoconto di questa chiacchierata raggiunge vette di sublime, indescrivibile surrealismo: Luciano dà le sue ricette per risolvere il traffico di droga, di cui era uno dei gran capi, criticando l’approccio muscolare e proibizionista degli Stati Uniti e propendendo per una “liberalizzazione” – una catena di cliniche per distribuire dosi gratuite ai tossicodipendenti – che avrebbe incontrato il favore di Marco Pannella buonanima.

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Lucky Luciano e Ian Fleming

Nel complesso il ritratto del feroce gangster risulta assai più affine a quello di un bonario capo di stato in pensione, che però conclude il suo intervento con la più classica delle dichiarazioni: “La Mafia non esiste”. Un cliché tutto sommato spassoso, così come ce lo aspetteremo da uno dei più celebri autori di romanzi thriller e noir.

* Laboratorio di Cinema & Scrittura Noir Factory Info: mondocult@gmal.com/www.valeriocaprara.it-www.facebook.com/noirfactory

 

 

 

 

 

 

 

 

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