Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Il Di Bello del calcio

di Adolfo Mollichelli

Questa partita con la Samp l’ha scritta e vinta Rocambole. Vi diranno che hanno segnato Gabbiadini e Tonelli ribaltando all’ultimo respiro un incontro che s’era messo male. Non date loro retta. Questa partita l’ha vinta Rocambole. Che nel calcio si chiama anche fato.

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Tonelli, l’uomo partita

Prima dell’anno. Al freddo e al gelo come nella canzoncina di Natale. E in effetti gli azzurri sembravano usciti dalle statuette immobili di Ferrigno. E come in ogni presepe è apparsa la stella cometa e poi Gaspare, Melchiorre e Baldassare tutti insieme nel corpo e nel fischietto dell’arbitro Di Bello che ha espulso l’argentino Silvestre (doppia ammonizione) con severità eccessiva. Questo va detto. Quando il beneficio è a favore non va gettato nel pozzo del dimenticatoio.

Fotosud - SPORT NAPOLI SAMPDORIA (NEWFOTOSUD RENATO ESPOSITO)

Mertens, la notizia che non ha segnato

 

Finché c’è stata la parità numerica, la Samp – pur essendo inferiore tecnicamente – ha tenuto bene il campo ed ha fatto penare il Napoli. Non tanto per le azioni create, che pure ci sono state, quanto per l’organizzazione di gioco che impediva agli azzurri le solite trame, interrompendo tutte le linee di passaggio utili.

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Gabbiadini, gol e addio?

Napoli bruttino e scialbo per gran parte del match. Con Mertens stranamente goffo in due conclusioni che erano agevolissime. Con Insigne e Hamsik che concludevano quando sarebbe stato opportuno passare palla e che passavano palla quando sarebbe stato opportuno tentare la conclusione. Con un centrocampo di grinta e di idee vuote in Jorginho ed Allan che erano stati prescelti come titolari.

Il vantaggio della Samp di Ferrero – avvistato in tribuna con scialle di lana sul capo ma senza pettenessa che sembrava la Befana ritardataria – è maturato su autorete di Hysaj, d’accordo. Ma Quagliarella sulla traiettoria avrebbe probabilmente fatto gol se non fosse stato anticipato dall’albanese.

2181594_nuova5Il problema è stato il come si è dato il via libera al ceco Schick con disattenzioni a catena, a cominciare da Chiriches.

Non va dimenticato che la Samp avrebbe potuto raddoppiare se prima Schick non avesse sciupato da due passi su assist di Muriel (che era entrato per Quagliarella, perché fischiarlo?) e poi Reina non avesse – finalmente! – effettuato un intervento doc sempre su Muriel.

Fotosud - SPORT NAPOLI SAMPDORIA (NEWFOTOSUD RENATO ESPOSITO)

Insigne

Il merito del Napoli? La mentalità di cercare il gol fino alla fine. E così Gabbiadini subentrato a Jorginho fa secco Puggioni per il pari. Una volta la Samp veniva al San Paolo schierando in porta Battara che parava di tutto e induceva a smoccolare lo stadio intero. Puggioni non ha emulato Battara ma due parate doc le ha compiute: su Gabbiadini e su Hamsik. Ma nulla ha potuto il portiere blucerchiato sulla sventola piazzata sotto la traversa da Tonelli al minuto 95.

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Tonelli chi? Sì, proprio lui, uno dei discepoli di Sarri quando l’ex bancario discettava sotto i portici della Stoa empolese. Tonelli, maglia numero 62, barba e maniche corte, al debutto in azzurro. Un gol da tre punti, insperati. E diverse incertezze in fase difensiva che saranno state segnalate dal drone magico.

Ho visto un solo fenomeno, anche se a volte ingenuo. Si chiama Muriel, è colombiano, era dell’Udinese e gioca ora nella Samp. Più lo vedo e più mi ricorda Ronaldo, quello pelato non quello impomatato che veste la maglia della Casa Blanca e che gli azzurri incroceranno a breve in Champions.  Tre punti di platino per il Napoli post-feste, con giocatori appesantiti da cenoni ufficiali e non. La corsa continua.

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Chiosa su Maradona al San Carlo per festeggiare il trentennale del primo scudetto azzurro. Evento che sta suscitando commenti disparati. Due voci su tutte sono degne di attenzione, secondo il mio modesto parere, tutte le altre le ho trovate aria fritta, insomma: parole, parole, parole come cantava Mina. Delicata l’obiezione di Francesco Canessa sull’opportunità di riservare il palcoscenico del più bel teatro del mondo al pibe de oro che interpreterà la sua storia ed al rapper Clementino. Sintetizzo il pensiero di Canessa: “Platea e palchi saranno gremiti e l’entusiasmo degli spettatori manderà in tilt l’applausometro. Ma siamo certi che tutto questo abbia a che fare con il San Carlo? Il prestigio dell’antico Teatro si regge su una storia plurisecolare di musica e dovrebbe costituire un vanto della città e dei suoi rappresentanti e pretendere l’impegno di tutti per tutelarlo, esaltarlo, perpetuarlo. Con Maradona ed il rapper Clementino sul palcoscenico – con tutto il rispetto per il massimo eroe della goleada e dei suoi memori ammiratori – si riduce quel gioiello a mero contenitore di eventi, senza manco far caso se superino o meno il limite del trash”. Ricordo che Canessa – del quale ho avuto l’onore ed il piacere di essere stato collega al Roma ed al Mattino – è stato per anni il sovrintendente del San Carlo. La sua è la difesa di un luogo sacro. E va rispettata.

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Siani e Maradona

Guido Trombetti, illustre matematico, plaude all’evento, all’apertura del Tempio alla gente comune, alla “contaminazione dell’ovattato clima del San Carlo con quello festoso del San Paolo”. Trombetti ricorda che “alla presenza di Maradona a Napoli è legato uno dei rari momenti nella storia recente  della città in cui è emersa con forza una identità collettiva con tutta la sua carica di potenzialità e di progettualità, il primo scudetto trasformato in una festa di popolo che coinvolse tutti gli strati sociali cittadini. Vissuto come segno di una presenza forte e visibile sul piano nazionale. Come espressione di riscatto da frustrazioni antiche, le cui radici affondavano ben più in profondità, ben al di là del mondo sportivo”. Il sì di Trombetti all’evento sportivo nel Tempio della musica è l’eterno grazie del tifoso illustre alle emozioni “rivoluzionarie” vissute grazie al pibe de oro.”

Il mio parere conta poco. Certo è che se Diego alla fine dell’incontro cantasse “Vissi d’arte” (lo so, lo so che spetta al soprano Tosca) sarebbe el fin del mundo.

 

 

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