di Emiddio Novi
A leggere i giornali sembra che i senzatetto vogliano morire assiderati. Quelli che dovrebbero salvarli dal grande gelo affermano che loro si impegnano per dar un riparo. “Ma molti rifiutano l’aiuto”. Insomma i sette morti di questo freddo siberiano se la sarebbero cercata. Questa società egoista e avida non vuole essere afflitta da complessi di colpa.
Chi muore di freddo, di stenti, di solitudine, dicono, è colpevole di scelte di vita sbagliate. Ha la paranoia di diventare invisibile, di sparire, di morire di stenti semmai, pur di non far sapere a quelli che un tempo lo conoscevano l’esito catastrofico della loro esistenza.
Nessuno, ma proprio nessuno, s’interroga sul come e sul perché una donna, un uomo, un giovane possono finire a vivere per strada, a rassegnarsi a una vita di privazioni estreme.
Il volontario che porta la coperta o il caffè al senzatetto interviene quando il disastro s’è compiuto. Una società appena decente non costringe lavoratori disoccupati, famiglie sfrattate, piccoli negozianti falliti a percorrere il vicolo cieco della vita per strada. Se per prevenire i morti in mare inviamo le nostre navi a 10 chilometri dalle coste libiche per prendere a bordo i clandestini, non vedo perché non abbiamo inviato o non inviamo le navi della solidarietà per prevenire che decine di migliaia di italiani invano per strada. Il disagio può essere economico, psicologico e a volte fisico.
Lo Stato ha il dovere di intervenire per affrontarlo, semmai curarlo e risolverlo. L’offerta della coperta o del caffè caldo o di un rifugio per qualche ora non risolve le condizioni di vita. E non comprendiamo perché nelle previsioni di spesa ci sia spazio per i 75 euro al giorno per gli immigrati che andiamo a prelevare al largo delle coste libiche. E non ci sia la possibilità di spendere semmai la metà della somma per salvare dalla strada decine di migliaia di italiani che erano e restano invisibili per lo Stato italiano. Siamo arrivati alla perversione ideologica di scatenare l’accusa di razzismo quando si invoca per gli italiani parità di trattamento con gli immigrati. Questi sono i guasti del politicamente corretto nell’opinione pubblica, di questa vera e propria follia di massa. I guasti di un moralismo immorale, di una legalità proclamata, di una società criminogena.
Evidentemente il dottor Novi ha scritto l’articolo prima che la stampa ci riportasse l’ennesima indagine sulle società che accolgono e gestiscono i migranti. Detto in soldoni, con i migranti ci si guadagna, con gli italiani no.
Mi ricorda quanto ho letto tempo fa. Alcuni nel Nord sarebbero razzisti verso i Meridionali perché sono italiani. I migranti, invece, devono accontentarsi perché più difficilmente troverebbero qualcuno che li aiuta contro i soprusi.