Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Cazzate & cazzimma

 di Adolfo Mollichelli

Quant’è bella la cazzimma/che si fugge tuttavia/ce l’ha solo Lorenzo/tutti gli altri/l’han perduta/smarrendosi lungo la (Gran) via.

La gita fuori porta, la scampagnata madrilena è finita male. Sul campo è andata così così, con undici minuti di realtà sognante, quelli che sono intercorsi tra l’invenzione di Lorenzinho ed il pareggio di Benzema. Davanti alle telecamere è andata peggio. Con lo stupefacente (ehm!) Aurelio Primo a dire cazzate, zeta doppia come cazzimma. Duro e farneticante attacco a Sarri, senza ragione alcuna. Sfruttate poco le risorse della rosa? E chi avrebbe dovuto far giocare Sarri, il Pavoletti dei garretti perduti preso a peso d’oro per introitare il guadagno derivante dalla cessione di Gabbiadini già super bomber in Premier? Stop.

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Modric e Diawara

E’ caduto il Napoli della baraonda perfetta ma non è stato asfaltato dalle merengues campioni d’Europa. Anche campioni del mondo? per carità, il mondiale per club così com’è concepito è puro (?) business e tecnicamente non ha alcun valore.

I tuttineri sono risultati i migliori perdenti in questa prima due giorni di Champions.

Il Barcellona è stato travolto dal Psg (4-0) di Cavani, l’Arsenal di Wenger che assomiglia sempre più a Fassino è stato demolito (5-1) dal Bayern di Carletto Ancelotti, il Borussia ha perduto a Lisbona con il peggiore risultato possibile (1-0) nell’ottica del gol fuori casa che a parità di punteggio vale doppio.

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Il gol dell’illusione di Insigne

Il Napoli il suo gol – e che meraviglia! – l’ha segnato ed è tornato a casa con la rabbia neppur tanto repressa per non aver potuto giocare come avrebbe voluto e con la fondata speranza di poter ribaltare il risultato nell’inferno del San Paolo.

Ci vorrà la partita perfetta, d’accordo. Ma le legnate date in passato al Chelsea, al Manchester City e più recentemente al Benfica inducono a ritenere ancora possibile il passaggio del turno. Confidando che il 7 marzo giochino anche gli altri e non solo Insigne e Diawara.

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Hamsik e Caemiro

L’ammuina è buona per la guerra. Non per una partita di calcio. S’era fermata tutta Napoli in un palpito sospeso. Passeggiando per le vie della città avevo vissuto le sensazioni provate leggendo (e rileggendo) il capolavoro letterario di Nicola Pugliese: Malacqua, che narra di una Napoli in attesa di un evento straordinario che non accadrà mai.

L’attesa, l’evento era il match bello e impossibile con lo squadrone blanco. Un qualcosa di “religioso” sporcato da una caciara provinciale e dannosa. Non c’è stata la grande bellezza di Sorrentino. E’ rimasto imperturbabile lo sguardo di Silvio Orlando. A poco è servita la presenza di Maradona, se non per la gioia dei cronisti madrileni (lite con Rocjo, minacce: si te pego, te estropeo rivolte ad un fastidioso intervistatore). E poi Diego (immenso, grandissimo, unico quando giocava) porta pure male. Prima di Madrid era andato a tifare per la sua Argentina in Coppa Davis e zac fregato da Fognini, pensate.

Ci sarebbe voluta una maggiore serenità intorno alla squadra che si accingeva a disputare la partitissima, trent’anni dopo quella prima volta in cui ne beccò due di gol in un Bernabeu deserto e c’era anche Diego, stavolta in campo. Anche nel calcio, come in ogni altro sport, c’è il momento dell’euforìa (dopo un successo) e quello della concentrazione massima (prima di un evento). Tu chiamala se vuoi: cazzimma!

 

 

 

 

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