di Ernesto Santovito
A Madrid nessuno va a letto prima di avere ucciso la notte… scriveva Ernest Hemingway. Questa sera avrebbe corretto in prima di uccidere un sogno. Già, perché dopo una manciata di minuti il sogno sembrava vero, Lorenzino aveva ascoltato il consiglio di Cassano (non alzare lo sguardo al Bernabeu, guarda il campo…) ed aveva solo guardato il pallone e la porta, e che importava se stava lontano un bel po’, che cosa sono trenta metri quando hai dentro la forza di un sogno, la fame dell’impresa, Navas laggiù era solo un puntino verde, ma stava dieci metri avanti, troppo avanti, ed allora eccolo Lorenzino impattare il pallone con un tocco da scugnizzo, un destro dalla traiettoria lunga, ampia, felpata il pallone rimbalza e poi finisce in rete.
Il Bernabeu, el miedo escenico, tutto svanito, una leggenda sbiadita, sembrava l’inizio della fine del calcio spagnolo, il Barcellona disintegrato a Parigi, il Real campione d’Europa e campione del mondo sotto in casa contro una cenerentola. Sono stati solo dieci minuti, ma dieci minuti che potevano valere una vita Ma poi si sa Madrid uccide la notte ed uccide anche i sogni: Benzema, Kroos, Casemiro i blancos hanno riacceso la luce, ripresa la partita. E’ finito 3-1 il primo tempo dello scontro dentro e fuori. Al Napoli potrà bastare il due a zero. De Laurentiis a fine partita accusa la mancanza di “cazzimma”. E boccia neanche tanto velatamente Sarri. Beato lui che il calcio lo vede così.