di Ottorino Gurgo
Dicono che, dopo lunga meditazione, Matteo Renzi abbia deciso: non punterà, nella prossima legislatura, a tenere per sé sia la presidenza del Consiglio (se il Pd, cosa non facile letti i sondaggi più recenti, sarà ancora primo partito) sia la segreteria del partito (se, come tutto lascia prevedere, il congresso lo rieleggerà).
Renzi opterà per uno dei due incarichi e, stando a quel che si sussurra nei corridoi dei palazzi della politica, vorrebbe tenere per sé la guida del partito.
Il progetto che l’ex premier coltiverebbe sarebbe particolarmente ambizioso: Renzi, infatti, non si limiterebbe a riorganizzare il Pd, ma punterebbe a farne il partito leader del socialismo europeo, apparso, negli ultimi tempi, in progressivo declino.
Quest’ultima “impresa “, peraltro, è tutt’altro che semplice, tenuto conto che è in forte ascesa, in Germania, il leader socialdemocratico Martin Schulz e che, se questi dovesse battere alle prossime elezioni Angela Merkel, sarebbe ben difficile non riconoscergli la guida del socialismo europeo.
L’aver accentrato nelle sue mani un potere probabilmente eccessivo, non ha giovato a Renzi e non ha giovato al Pd, alimentando quei conflitti interni che hanno determinato la scissione di Pier Luigi Bersani e di Massimo D’Alema facendoli divenire, di fatto, paradossalmente, i principali alleati di Beppe Grillo al cui mulino stanno portando acqua.
È ancora da stabilire quando gli elettori saranno chiamati alle urne, se alla scadenza naturale della legislatura, nella primavera del 2018, come indurrebbe a ritenere lo stallo della nuova legge elettorale imposta dalla sentenza della Corte costituzionale o anticipatamente (forse nell’autunno prossimo) come suggerirebbe la necessità di dare al più presto vita ad un esecutivo dotato di una maggioranza più solida dell’attuale, meno sottoposta al nefasto gioco dei ricatti e dei veti incrociati. Chi potrebbe essere, allora, il futuro presidente del Consiglio, se davvero Renzi dovesse confermare il proposito di dedicarsi in via esclusiva alla segreteria del partito ?
Partiamo dall’ipotesi tutt’altro che scontata (gli ultimi sondaggi indicano come primo partito, in caso di elezioni, il movimento grillino, il che, se confermato, porterebbe a scenari del tutto imprevedibili) che il Pd si confermi primo partito e spetti ad esso indicare la personalità alla quale Mattarella dovrebbe affidare la carica di presidente del Consiglio.
Circola da qualche giorno un nome, quello di Enrico Letta. Se ci è consentito di esprimere un’opinione personale, dobbiamo dire che si tratterebbe di una soluzione che non ci entusiasma neppure un po’.
Per due ragioni: in primo luogo perché le minestre riscaldate non sono mai consigliabili; in secondo luogo perché, detto francamente, la sua precedente esperienza alla guida del governo non ci sembra abbia dato risultati particolarmente brillanti, ricalcando l’esperienza altrettanto negativa di Mario Monti.
Meglio sarebbe, allora, continuare con Paolo Gentiloni, magari facendogli qualche iniezione di coraggio che eviti episodi come quello della rinuncia ai voucher, clamoroso cedimento alle pressioni di Susanna Camusso.
Altre ipotesi sono, comunque, sul tappeto ed è possibile che sia proprio Renzi a tirar fuori dal cilindro il nome di un “homo novus”.