di Ottorino Gurgo

Ha scosso per alcune ore il mondo della politica – soprattutto quello del centro-destra, una “notizia bomba” che si è peraltro ridimensionata in tempi assai brevi. La notizia era questa: Silvio Berlusconi aveva manifestato il proposito di portare alla guida del centro-destra l’attuale amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne.

Ottorino Gurgo

La proposta berlusconiana è morta sul nascere per svariate ragioni¸ in primo luogo per il perentorio diniego del diretto interessato che ha rifiutato ogni possibilità di lasciarsi direttamente coinvolgere nel gioco della politica.

La scelta dell’ex Cavaliere non era, tuttavia, priva di un certo fascino. Berlusconi cavalcava l’onda (vincente) dell’antipolitica proponendo, per la guida del governo prossimo venturo, un esponente della cosiddetta “società civile”, contando, in tal modo, di sottrarre voti al movimento grillino che dell’avversione nei confronti del mondo politico tradizionale ha fatto il suo cavallo di battaglia e il motivo principale del suo successo.

Marchionne, “superman”

Il “caso Marchionne”, per quanto si sia risolto in una bolla di sapone, pone, comunque, un problema di fondo: quello della scelta del leader che dovrà guidare il centro destra nella prossima consultazione elettorale.

Mai come in questo caso, infatti, è vero il vecchio detto secondo cui la politica cammina sulle gambe degli uomini.

E’ evidente, alla luce dei risultati delle recenti elezioni amministrative, che il centro destra può vincere, ma soltanto a condizione che riesca a presentarsi unito al giudizio degli elettori. Non è facile.

Al suo interno convivono, infatti, tra molte difficoltà, due linee nettamente contrapposte: quella di Berlusconi che vorrebbe farne il punto di riferimento di liberali e moderati e che non esclude a priori la possibilità di un’intesa  con il Pd di Matteo Renzi e quella, oltranzista, di Matteo Salvini e della sua scudiera Giorgia Meloni che rifiuta nel modo più assoluto ogni possibilità di accordi con i “dem” e, se proprio dovesse allearsi con qualcuno, come Salvini ha esplicitamente dichiarato nei giorni scorsi, guarderebbe con maggior favore ai Cinquestelle di Beppe Grillo con i quali trova non pochi punti d’incontro.

Berlusconi, Meloni e Salvini, il Centrodestra

Probabilmente il leader leghista, facendo conto sulla dimostrata incapacità dei grillini nell’esercitare funzioni di governo (ma lui saprebbe esercitarle? Ne dubitiamo fortemente) mirerebbe ad avere, in una simile alleanza, un ruolo preponderante. Stando così le cose,  garanzia di quella unità che sola potrebbe garantirgli la vittoria, il centro destra avrebbe bisogno di individuare il personaggio in grado di assumerne la guida evitando fratture tra le sue due anime.

C’è chi sussurra ancora il nome di Marina Berlusconi

La ricerca di un simile leader, capace di conciliare ciò che appare inconciliabile, non è semplice. Berlusconi, che sa di non potersi candidare in prima persona, vorrebbe trovare un suo clone, Salvini ritiene (supervalutandosi) di avere le carte in regola per correre in prima persona.

E’ questo il dramma del centro destra per il quale è auspicabile, nell’interesse dell’equilibrio politico generale, che si trovi una soluzione prima del voto.

La peggiore sarebbe, per lo stesso centro destra, andare uniti al voto per mere ragioni opportunistiche. Se pure vincesse, con quale programma potrebbe governare ?

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