di Adolfo Mollichelli
Finisce in gloria dopo la grande paura. Il Napoli replica il risultato di Verona. Cade il tabù Atalanta che nel campionato scorso tolse 6 punti a Sarri che furono fatali nella rincorsa al sogno proibito. Dopo aver sistemato Gulietta s’è volato (pericolosamente) su Bergamo Alta, semplicemente stupenda, dove ha casa Ottavio Bianchi.
Determinante la prodezza di Zielinski con la sua sassata alla Benetti. Quando non riescono i triangoli e le diagonali, un bel colpo da fuori ti allunga la vita e la partita
Il Napoli dispone a centrocampo di un parco giocatori che è il presente e che, soprattutto, sarà il futuro.
Che consente di sopportare anche la serata storta (anche per merito degli avversari) di un Jorginho (visto che ha fatto bene Ventura a lasciarti a casa?) e di un Hamsik irriconoscibile.
Pare che il suo Figaro personale gli abbia limato troppo la cresta e che, come Sansone quando Dalila gli fece il taglio malandrino, ha perduto la forza. Finché i giganti della Dea hanno retto fisicamente, gli azzurri sono stati soverchiati di brutto. Al calar dei bergamaschi alti, ecco che i valori tecnici degli gnomi azzurri hanno avuto il sopravvento. Nel calcio gli gnomi sono giganti. Come il Papu Gomez che è una delizia a vedersi quando addomestica la pelota. Come Insigne dai mille tatuaggi.
Che cosa farà Reina? Avrete visto i suoi occhioni lucidi, quel velo di tristezza che attraversava il suo sguardo. Potrebbe essere stata l’ultima notte al San Paolo.
Conta poco il mio parere ma penso di non essere troppo lontano dal vero affermando quanto segue: Aurelio Primo aspetta che il Psg alzi il prezzo per incassare quanto più è possibile. Se avesse voluto assecondare il Pepe e lo zio Maurizio avrebbe detto sì già a Dimaro alle richieste di rinnovo di contratto avanzate dall’entourage del portiere spagnolo. Entro pochi giorni sapremo. Il silenzio stampa della società azzurra prosegue. E mi sa che non si tratti del silenzio degli innocenti.
Dopo la seconda di campionato (largo alla Nazionale, se ne riparlerà il 10 settembre) si parla più di Var che dei protagonisti in campo e sulle panche. Il “vado a rivedere” non mi dispiace perché dà una sensazione di uguaglianza: tocca a tutti, è il Var bellezza. Anche se non annulla del tutto gli errori di valutazione. I più eclatanti? I fuorigioco non rilevati un attimo prima della “chiamata” innanzi al video degli arbitri imbottiti di fili, pulsanti, auricolari, antennine, bombolette spray sempre più somiglianti agli assaltatori dei marines. Si avverte netta la sensazione che i direttori di gara entrino in campo portandosi addosso l’insostenibile leggerezza di poter essere “varati” in qualsiasi momento.
Il capolavoro l’ha compiuto Spalletti detto il filosofo. Mi sta simpatico perché è uno dei pochi tecnici che sanno parlare. Difficile sentirgli dire banalità e, anzi, devi stare attento perché formula spesso pensieri profondi.
All’Olimpico l’hanno fischiato, ingrati! Lui ha abbracciato i suoi ex in campo e ad ognuno ha detto qualcosa. Dalla notte dell’Olimpico lo chiameremo l’uomo che sussurrava ai suoi ex discepoli. Il povero Di Francesco che ha la somma sventura di chiamarsi Eusebio ha perduto con un bel po’ di sfortuna l’unica partita che mai avrebbe voluto perdere. E così il ritorno di Spalletti a Roma più che boccaccesco (è di Certaldo) m’è sembrato verdiano: insomma il Rigoletto di “vendetta, tremenda vendetta”.
La Roma (da poco) non è più la Roma di Spalletti e non ancora quella di Di Francesco che ha il Sassuolo in testa. La difesa a zona beffata da Icardi due volte m’è parsa di una ridicolaggine unica. Peseranno nell’anno uno di Eusebio le cessioni di portiere, difensore e attaccante di fascia. Cioè: Szczesny (il portiere polacco che suona il piano), Rudiger e Salah che è già diventato il quinto Beatle a Liverpool. Se arriverà Schick, sarà una Roma certamente più elegante. Diciamo così. Intanto è l’unica delle grandi già in ritardo. Al suo posto a punteggio pieno, la Sampdoria di Giampaolo che reputo un tecnico innovativo, di gran valore. Da lodare Quagliarella che è secondo già a nella lista dei bomber
L’Inter ha lanciato la sua sfida: ci siamo anche noi per il titolo altrimenti Zhang nel suo cinese s’incazza. Il governo di Pechino ha ordinato di limitare investimenti, uscite ingenti di capitale. Spalletti il filosofo ha alzato lo sguardo verso il cielo e pare che abbia deciso di legare D’Ambrosio e fors’anche Nagatomo alle lanterne rosse dei desideri da esaudire. L’Inter anche nel recente passato aveva una squadra niente male. Solo che ognuno faceva il proprio comodo e Boccaccio-Rigoletto ha messo i discoli in riga. Inter da non sottovalutare nella rincorsa al titolo anche perché non ha coppe da giocare.
La Juve ancora balbetta (Ambrosini sa che cosa vuol dire), con una difesa che fa tremar le vene ed i polsi. Ma non c’entra l’assenza di Bonucci bravo nell’impostazione, a leggere le linee di passaggio degli avanti avversari ma non impeccabile nella ortodossa chiusura difensiva. Se la retroguardia bianconera s’è dimostrata tremebonda (sin qui) è perché il conte Max si ostina a schierare in partenza due soli centrocampisti di ruolo: Pjanic e Khedira. Il bosniaco - segun mì parecer – rende di più come mezzala in un centrocampo a tre e quanto al tedesco, una lumaca è più veloce.
Come Icardi ha condotto l’Inter alla vittoria a Roma, così Dybala ha suonato tre volte (una in più del postino di M. Cain) alla porta del portentoso Perin. Dybala, che a me ricorda sempre più Sivori (vir ‘Omar quant’è bello), ed Icardi per una ouverture tutta argentina: tango!
E per la tristezza di Gonzalo che ha perduto l’Albiceleste e che, viste le prime uscite di questa stagione, più che tanguero al massimo potrebbe essere ballerino di liscio, ma lento molto lento, cuidado!.
Il Milan ha faticato più del previsto contro il manovriero ed orgoglioso Cagliari al quale, molto probabilmente Var o non Var manca un rigore su Joao Pedro, fallo commesso da Bonucci l’ex juventino ora capitano dei rossoneri. Squadra ancora da assemblare e da valutare. Finora Montella ha spezzato le reni al Crotone ed alla squadra sarda. Un collega-amico di sponda interista ha twittato: 9 minuti di recupero, evidentemente il Milan ha problemi di closing. M’è parsa carina.
Ultimo pensiero e va alla Spal, tornata in A dopo 49 anni. Subito in gol il ramingo del gol Marco Borriello napoletano doc detto ‘o sciupafemmene”. Pillola di gossip: fu lui a lasciare Belen e non il contrario.
Sabato l’Italia di Ventura si avventura in Spagna per la sfida decisiva per il primato del girone: chi sarà arrivata prima andrà direttamente in Russia a giocarsi il mondiale: chi sarà arrivata seconda dovrà passare per le forche caudine (a proposito, inizio jellato per il Benevento e forza stregoni) dello spareggio. Azzurri sfavoriti ma partita tutta da giocare. E se Belotti, autore della “strarovesciata” al Sassuolo che mi ha ricordato quelle di Gigi Riva, volesse ripetersi sarebbe il più bel canto del gallo. Magari su assist di Insigne.
Il buon Ventura merita di giocarsi un mondiale. Italia del calcio, facci dimenticare quella dei politici, dei piromani, delle costruzioni abusive, dei Rambo con i manganelli, dei congiuntivi sballati a cinque stelle, degli stupri nella città di Comunione e Fornicazione. Almeno tu, Italia in pantaloncini e scarpe bullonate.
PS: s’è capito che nel mio piccolo sono incazzato?