Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Candreva “salva” la cadrega di Ventura

di Adolfo Mollichelli

 L’Italia spezza le reni (si fa per dire) all’Albania nella sua ottocentesima uscita ed ora aspetta di sapere quale sarà l’avversaria da affrontare nei play off. La Russia è ancora lontana.  

Trajkovski

Il gol di Trajkovski, la Macedonia è fatta

Nulla accade per caso. Se Trajkovski è macedone e si chiama Alessandro come il Magno e tu lo fai diventare Grande perché ti prende la cacarella dopo che la hybris (tracotanza) ti aveva sconvolto la mente in tierra de España, la colpa non è dello scarso materiale a disposizione. Trajkovski gemello di Nestorovski pupilli zampariniani che brillano in cadetteria sotto le falde del monte Pellegrino. Nulla accade per caso (pareggio stentato e fischiato) se schieri tre difensori e gli aggiungi ai lati altri due difensori e in mezzo ci piazzi due pali della luce eppure l’illuminazione torinista era sfavillante, di speranze mortificate.

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Gian Piero (S)ventura

Perché poi le prefiche le senti che in coro lanciano al cielo privo di stelle scontate geremiadi: oh! (s)Ventura, oh! (s)Ventura, ahi! somma (s)Ventura. Sbuffi come una vaporiera, ti agiti come un invasato, tormenti le tasche dei pantaloni e il sarto pure lui ti manda benedizioni.

Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

E dire che il (Ta)vecchio scherzoso aveva scelto il giorno della Macedonia per tagliare la torta delle nozze d’oro e mi auguro che sia stata buona come la torta che una mia dolce amica mi ha preparato in occasione di un rendez vous domenicale con la reggia vanvitelliana davanti agli occhi e mi son sentito per un po’ Borbone.

Si può tremare anche se vai nella terra della piccola grande suora santa e la notte della vigilia ti assale l’incubo e ascolti la voce dell’Orco, come nella favola di Pollicino, che ti sussurra “ucci, ucci, sento odore di Panucci”.

Albania vs Italy

Si può vedere di tutto in questo calcio sghembo che per fortuna spesso trascuro per tuffarmi in placcaggi  e punti d’incontro, in azioni alla mano a velocità supersonica, in scontri terrificanti tra atleti veri: insomma il rugby degli All Blacks e degli Springboks, dei tutti neri neozelandesi e dei verdi sudafricani che furono cari a Nelson Mandela, che cantano i loro inni senza stonature e poi se le suonano di santa ragione e alla fine tutti insieme appassionatamente a bere pinte di birra perché è scritto nel celebre aforisma che i rugbisti si esibiscono da signori in uno sport da villani mentre il calcio ha per attori villani che praticano uno sport da signori (e mi pare un po’ eccessivo). Pensate un po’ che cacarella prenderebbe gli azzurri sventurati di oggi se si trovassero davanti ad avversari che ti sbattono in faccia l’haka con tanto di linguacce da fuori.

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Insigne

La prima volta in Albania è stata come al solito deludente. Friccicarella l’Italia per mezz’ora, quella iniziale. Poi, la solita pochezza tecnica ed il gran casino tattico. Il gol di Candreva difeso da due salvataggi sottoporta di Chiellini che chiamano Giorgione ma di artistico ha poco o nulla. Insigne con barbetta e Hysaj con barbone hanno fatto finta di non conoscersi. Lorenzino ha sbattuto spesso contro il suo compagno di squadra nel Napoli ed alla fine ha dovuto convenire: azz! ma si’ forte assai. Poco gioco e poca vivacità ad eccezione del giallo canarino indossato da Buffon, tinta che spesso sfoggia la compagna Ilaria.

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Ventura e Tavecchio

Paradossale questa fase oscura del calcio azzurro descrivibile attraverso il riadattamento di cinquanta sfumature di grigio. Beh, forse non saranno cinquanta ma più di una sì, a voler essere generosi. A Napoli, per indicare che un insieme di persone errano (nel senso di sbagliare, agire male) si dice che ‘o pesce fete d”a capa, insomma il pesce puzza dalla testa e via via tutto il resto. Da Optì Pobà che sovente fa scompisciare (verbo tipico di Antonio De Curtis in arte Totò) dalle risate. Come fai a non scompisciarti se devi annotare che number one di via Allegri ti dichiara: tutto a posto e poi ci sono io che porto allegrìa. Allegria? Ma pure Mike si sarebbe messo a ridere ed avrebbe intonato tristezza va via.

Lacrime di coccodrillo. SPagna-Italia 3-0.

Lacrime di coccodrillo. Spagna-Italia 3-0.

E poi c’è un Mazarino che in altre faccende affaccendato ti dice che non si può non andare al mondiale (e perché, l’ha ordinato il medico?) con la stessa semplicità con la quale si possono staccare chicchi da un grappolo d’uva. E poi c’è un accompagnatore con occhiali scuri che pare Walter Sotterra e penso a quando c’era Gigi Riva al quale bastavano uno sguardo e poche parole per “aiutare” il timoniere ed i vogatori quando la barca veniva a trovarsi tra i marosi. E poi c’è il conducator (si fa per dire) che con sguardo sprezzante guarda quelli che egli ha deciso di gettare nella mischia con lo sconforto di numeri e numeretti che vallo a fare un ambo e figuratevi un terno.

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E poi c’è la stampa sportiva ed i commentatori tv che pompano, pompano, pompano e scambiano un murales (ve ne sono alcuni di bellissimi) per un capolavoro di Raffaello. E poi ci sono loro, i resti di quello che fu una tra le più floride fucine di campioni. Insomma, i calciatori. Molti dei quali, qualche anno fa, mai sarebbero arrivati a vestire l’azzurro. In quasi tutte le squadre del campionato abbondano – tracimano, meglio – gli stranieri e la selezione è diventata quindi più difficile. D’accordo, elementare Watson. E allora dovrebbero entrare in ballo competenza e coraggio.

Al 40' la squadra di Ventura reclama un rigore il cross di Eder viene deviato dal difensore albanese

Il rigore reclamato dall’Italia sul cross di Eder

Mi spiego meglio: un giorno Verratti verrà, Marchisio tornerà, Belotti guarirà, De Rossi ci sarà, De Sciglio pure. Ma nella lunga attesa che soltanto a Butterfly non pesava bisogna pure decidere in chiave futura. In Spagna. Paese calcistico di riferimento, quando individuano uno bravino, lo lanciano, lo sostengono e l’aiutano a crescere. Anche noi nel nostro piccolo potremmo e dovremmo farlo. Il Pellegrini della Roma è interessante, Caldara è meglio di Rugani, Jorginho è metronomo attento, Spinazzola sa correre (anche nella corsa ci vuole abilità), Chiesa potrebbe diventare più forte del papà. E mi fermo qui. Il materiale umano (brutto termine, m’è scappato) c’è e non mi si parli di esperienza, perché questa si costruisce con le prove del nove continue e non stando tra tribuna, panca e casa.

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Quanto alla competenza che si traduce nelle scelte meno dannose, nel non aggiungere caos al caos, la locomotiva che sbuffa dovrebbe spiegare (ma gliel’ha chiesto qualcuno?) perché tenere fuori in partenza – in questi tempi grami – un Bernardeschi che ha sinistro vellutato ed avrebbe potuto giocare anche da trequartista e lanciare invece Verdi che è il colore della speranza e che è fuggito davanti alle falangi macedoni.

E perché insistere sulla BBC che ha fatto il suo tempo e che è spuria perché l’attuale Bonucci è sempre più simile allo smemorato di Collegno. Ah! dimenticavo: l’hybris s’accoppia spesso alla manìa di grandezza. Entrambe hanno contribuito a rovine storiche. C’è poco da stare allegri. Quella azzurra è una storia tutta da scrivere.

 

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