di Enrico Mentana
È inaccettabile che uno stato conceda asilo o rifugio a un assassino. Cesare Battisti partecipò all’uccisione di persone inermi, secondo condanne passate in giudicato.
Lo fece da militante di un’organizzazione terrorista comunista. Non ci sono giustificazioni o relativizzazioni possibili: l’Italia degli anni di piombo non era una dittatura, era un paese democratico in cui la certezza del diritto era garantita. Fu gravissimo l’atteggiamento della Francia, che per molti anni garantì asilo politico a tutti i latitanti brigatisti italiani, lo è allo stesso modo quello delle autorità brasiliane.
Questo è valso per Achille Lollo, responsabile del rogo di Primavalle – che proprio in Brasile ha potuto attendere indisturbato fino alla prescrizione – e vale oggi per Cesare Battisti. E per favore, non ricominciamo col solito “si è rifatto una vita”. Ne ha lasciate qui in Italia di cancellate o rovinate. La giustizia deve valere per tutti, e soprattutto per chi ha insanguinato la passione politica, in chi ha volto in tragedia criminale i sogni di una generazione