Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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‘O triplete

di Adolfo Mollichelli

Troppo forte il City. Bello a metà il Ciuccio. Pep è Pep e zio Maurizio è zio Maurizio. Il maestro è più giovane dell’allievo e solo nel calcio può accadere. Sarrismo e guardiolismo filosofie contigue. Finché reggono, azzurri all’altezza. Ma non reggono e prendono la scoppola che non meritano. Mai il Napoli negli ultimi tempi belli e di concretezza era stato preso a pallonate (2-4) in maniera così netta. Ed  ora la qualificazione è appesa al classico filo

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L’eleganza del Ciuccio, certo. La potenza geometrica del City, però. E tutta una storia strana come quella sulla terrazza romana a girare intorno allo spot delle pedate più belle che ci siano. Sarri ha quegli interpreti lì e basta. Se gliene manca anche uno solo la recita cala di tono.

Fuori per infortunio il Ghoulam dalle orecchie a sventola e comincia a cadere una stella ma non siamo alla notte di san Lorenzo. Stava per diventare la notte di Lorenzo ma gliel’hanno impedito quelli venuti dalla città che Oscar Wilde odiava così tanto da ispirargli il celebre aforisma: vorrei morire a Manchester perché così la dipartita sarebbe meno dolorosa.

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Insigne e Mertens

Magnifico Lorenzo che nascesti a Frattamaggiore una volta terra di produttori di canapa. La stoccata apripartita, il legno scheggiato, e tutto il resto ch’è stato veroniche e vecchi merletti. Aveva creduto alla statistica che illustra la superiorità dei piccoletti. Napoli al terzo posto tra le migliori in Europa per la statura non eccelsa dei suoi componenti.

Troppi indizi premonitori e forieri di iella. Pep che non aveva mai visto il San Paolo perché quando svernò tra Roma e Brescia gli azzurri frequentavano la cadetterìa che non è la scuola dei cadetti di Guascogna bensì la B che non è neppure la sigla dei callipigi ma l’inferno di chi vede la serie maggiore come il paradiso da raggiungere. E volete che un artista come il catalano si facesse sfuggire la prima volta nella città di mare al cospetto dell’allievo prediletto? Pep el catalàn che scrive la storia con i piedi degli altri, che non ha paura dell’urlo sanpaolino che fece tremare Touré e se ne frega della secessione e comunque non fuggirebbe mai dalla sconfitta come Puigdemont che un amico ha ribattezzato Fuigdemont.

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E l’ex genero ma pur sempre padre del nipote del pibe de oro che poteva fare secondo voi nel regno del nonno materno di suo figlio Benjamin se non un gol nel tempio che adora gli argentini dei barrios e delle pampas. Mannaggia a questi parenti seppur lontani ma sempre serpenti che vengono in casa tua e dopo cena ti piazzano con malignità tutti i pettegolezzi del mondo e ti scavano dentro il rigagnolo della delusione.

E il parente stretto d’Argentina ti ricorda chi è e ti sbatte sulla faccia incredula e tremante un nome da romanzo picaresco: io sono Sergio Kun Leonel Aguero del Castillo e allora rinsavisci e sogni – lo puoi anche fare – il pernacchio celeberrimo che Eduardo il professore insegna ai popolani per colpire l’alterigia del ricco nobile, il duca Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornari prrrrr.

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Che partita bella e strana. Tra due formazioni meravigliose. Che ha sancito un verdetto inequivocabile. Che ha chiarito che in Europa non si fanno le nozze con i fichi secchi. Che puoi avere il gioco più bello della terra ma se non puoi stare alla pari con i panchinari vai sotto e nessuno ti tira su.

Rifletto: il gioco più fru fru che ci sia e basta che si fermi un solo elemento e flop.

Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

La manovra d’accordo, la poesìa dei triangoli (il mio prof di matematica al liceo diceva; ragazzi, sentite la musica che vien fuori dalle formule…e noi gli rispondevamo che non sentivamo alcunché e lui s’incazzava) e poi esce Ghoulam e fine della corsa lì a sinistra. Il trionfo della sinistra – meno male che c’è il Napoli – che scade a pastrocchio una volta perduto uno dei leader.

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Resta Insigne ad insegnare ma c’è poco da fare. Perché i trenta minuti devastanti non si ripeteranno più e Pep pesca dalla panchina David Silva, Bernardo Silva e Gabriel Jesus che è insieme arcangelo e cristo. E zio Maurizio pesca Maggio (a novembre), l’acerbo Ounas e il ragazzino Rog.

Drone, drone dei miei occhi quando troverai l’inghippo sulle palle da fermo forse Adl ti premierà (forse). Si può marcare a uomo nella zona. Sarri lo sa, per carità. E allora provveda. Perché le belle statuine è un gioco che non è più di moda. E chest’è.

 

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