di Adolfo Mollichelli
La giornata dei risultati in bianco. Un omaggio al grande gelo. Il controsorpasso non riesce. L’Inter cinese resta lassù, un punto sopra. La Juve un punto sotto. Il Napoli non sa più vincere. Non segna da due partite. Ultimo gol fasullo (su rigore respinto) ad Udine. Dopo la grande bellezza, la terribile stipsi. Cielo plumbeo, pioggia ad aghi e il viola che non porta certo bene.
Pioli esulta. Sarri vorrebbe poter allungare il recupero come se fosse possibile fare negli ultimi secondi tutto quello che non s’era riuscito a concretizzare in una partita intera. Soltanto quando non c’è si può apprezzare il di più che solo Insigne sa coniugare: giocate chic e gol pesanti. Senza il little big man (e senza Ghoulam, ma ci si deve abituare) la catena imperiosa di sinistra s’è smarrita nel limbo del vorrei ma non posso.
Mario Rui è un’altra cosa. Come a Rotterdam, il polacchino ha sostituito Lorenzo il magnifico. In casa di Erasmo fu gol istantaneo. Contro la Viola ha giochicchiato e sprecato due classiche occasioni, di quelle che si definiscono ghiotte.
Partita strana, comandata realmente soltanto per una ventina di minuti della ripresa.
Prima e dopo, idee chiare poche e confusione tanta. S’è avuta la conferma che gli azzurri sappiano a memoria un solo spartito e che quando contingenze (leggi infortuni) e assenze deprezzano il modello base si smarriscano in una recita improvvisata. E allora sarebbero necessari undici Eduardo, ma non è possibile.
Il triangolo no, canta Renato Zero. Se i sarriani lo limitassero al minimo indispensabile e cercassero più imbucate verticali forse ne verrebbe fuori una recita più efficace. Partenze in dribbling più lontano dalla muraglia che gli avversari di un certo spessore alzano con profitto. Specie quando si trovano con le spalle al muro. Fuor di metafora, indotti a difendersi dalla massa azzurra pressante dalla metà campo.
Gli errori di mira, certo, condizionano il risultato.
E se Zielinski spara alto e Hamsik non centra la porta per un nonnulla e se Callejon manda alle ortiche lo stupendo lancio di Allan e se Mertens, pure lui, il super bomber tascabile colpisce Sportiello in pieno quando già s’era gridato al gol, allora una visitina dalle parti di Fatima, Lourdes, Loreto o Pompei (a scelta) sarebbe consigliabile. Ancora Allan nelle vesti di finisseur. Dopo il solito podismo illuminato.
In partite di un certo tipo, come quella con la Fiorentina, è già tanto che non si finisca col prendere gol. Perché il Cholito che è il figlio del Cholo Simeone ha provato in tutti i modi (primo tempo) di violare la porta di Reina che in un paio di circostanze ci ha messo la mano salvifica.
C’è voluto un Albiol monumentale per ridurre alla ragione l’impertinente argentino della Pampa.
I soliti cambi che puntualmente Sarri fa scoccare dal trentesimo minuto non hanno sortito effetto alcuno e non poteva essere altrimenti. Perché il primo innesto “nobile” è solitamente quello di Zielinski che era partito titolare. Mi sorge il dubbio che abbia ragione Sarri a considerare il polacchino più proficuo da subentrante.
Comunque, nulla di eccitante da parte di quelli che definisco i “titolari del quarto d’ora” o poco più. Né Ounas né Rog e tanto meno Diawara incideranno più di tanto. Anzi: il croato ed il guineano riusciranno perfino a prendersi il cartellino giallo.
Più che decente la prestazione di Hamsik – in particolare nella ripresa, il che vuol dire che il capitano sta riprendendo tono – che ha anche cercato la via della rete con apprezzabile pericolosità e leggerezza.
Resta la speranza che sia finita la novena più triste degli azzurri – tra Juve, Fejenoord e Fiorentina – e che si possa riprendere la via della grande bellezza accoppiata alla sostanza. A cominciare dalla non semplice trasferta torinese, fronte granata.
Giornata in bianco per le prime della classe, dicevamo. E’ come se tutte avessero frenato in attesa della Lazio. Vincendo contro il Toro, Inzaghino si troverebbe a ridosso delle battistrada. Come se un regista occulto desiderasse girare il film del campionato con le cinque sorelle. Tutte insieme, appassionatamente.