Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Aiutare Napoli e Juve, il Sistema vuole così

 di Adolfo Mollichelli  

 Veni, vidi (non vidi), var e il bel casino continua. E c’è dell’altro. Rumore di manette, follie da gialli ravvicinati di un certo tipo, farfallina sulla spalla e puf vanno giù. E inconcepibili bugìe: arbitro, vedi la palla si muove, l’ho toccata. Certo, ma dopo aver svitato una caviglia. Povero calcio in terra italica. Dove sei, Rino Gaetano che tanti anni fa avevi già capito tutto di tutto: nun te reggo più. Mi annoio, ah come mi annoio a vedere questo calcio misero su terreni spelacchiati forse piantati dalla sindaca di Roma in stadi brutti e quasi tutti inospitali.

 index 222E i colleghi (?) di tv e giornali e siti che sono schierati sotto al campanile perché come si dice dalle nostre parti: è ‘o popolo che ‘o vo’. Ricordate la marchesa che dice a Totò: soffro, come soffro! Ebbene, sono come lei. Soffro per questo calcio preso a calci. Che vive di sospetti, di veleni, di ripicche, di offese e controffese, di litigi tra miliardari viziati (Mourinho e Conte), di ultras dementi, di malati di tifo che hanno le fette di prosciutto calate davanti agli occhi. Di puri ed impuri presunti. Comunque manichei: tutto il bene è mio, tutto il male è tuo.

Il gol di gomito Cutrone

Il gol di gomito Cutrone

Gol di mano, gol da villano. Vero Cutrone? Arbitro e segnalinee ciechi in Milan-Lazio. Non vedono, può capitare. E gli addetti al var che hanno strumenti tecnologici raffinati davanti agli occhi? Non vedono neanche loro.

Possibile? E sì, perché si concentrano sul male peggiore: il fuorigioco. Okay, non c’è. Salvo poi scoprire, ma con irreparabile ritardo, che il giovin centravanti del Milan ha segnato con l’avambraccio. Toh, che fregatura. Perché ‘sto benedetto var non assicura la giustizia in campo da tutti invocata. L’uomo e la macchina, vecchia storia. Vedo quel che voglio vedere, il resto nisba. Ma c’è anche il caso che guardando non vedo un bel niente. Come il gol regolarissimo annullato al Crotone contro il Cagliari. Ingiustizia è fatta: i calabresi perdono due punti d’oro. Ciechi arbitro, segnalinee e addetti al var. En plein.

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Vanno in campo i fischietti con il peso dell’occhio magico che poi magico non è. E alcuni sono propensi ad assecondare il bip bip dei colleghi al var, altri un po’ meno. Meglio: preferiscono decidere di testa loro. Vengo, vengo. Sosta davanti al monitor, osservo e decido: ho ragione io. Nel dubbio, preferiscono non rinnegare se stessi.

Il massimo del casino è sui falli di mano che richiedono volontarietà o meno. Come discettare sul sesso degli angeli. Braccio largo o strettino, se la sfera è indirizzata nello specchio della porta si dà rigore. Punto. Ed anche quando il braccetto spinge la sfera dopo il tocco iniziale. Ma in pochi si affidano a questa regola che dovrebbe essere basilare. Ne hanno beneficiato, recentemente, Mertens (a Crotone), Bernardeschi (a Cagliari), Koulibaly domenica contro il Bologna.

news-pro-officials-get-a-taste-of-first-ever-live-var-experiments_2_739647252 Nel turno maledetto di var e arbitri, vien da pensare che forse si stava meglio quando si credeva di stare peggio.

Oddio, le correzioni giuste – grazie al var – sono state sin qui numerose, di gran lunga rispetto agli errori. Ma è qui che casca l’asino: dal mezzo tecnologico non si ammettono errori gravi che penalizzano in maniera decisiva una squadra, a tutto dànno per l’altra. Elementare Watson.

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Adolfo Mollichelli

Sano calcio dei non predestinati, salvaci tu dalla scelta dall’alto – tv interessate comprese – di guidare Napoli e Juve affinché arrivino a braccetto almeno fino all’incontro di ritorno che si disputerà a Torino. Valore a parte di azzurri e bianconeri è stato scritto così.

Sano calcio che gusti appieno quando osservi l’Atalanta, la Lazio e la Sampdoria. Brillanti, innovative e frizzanti come il Napoli ma senza averne la medesima dotazione di classe.

Si azzanna il popolo ultrà su errori ed omissioni arbitrali, su presunti favori concessi agli “altri”. Vezzo italico, antico. E gli attori, che facciamo, li perdoniamo sempre? Chi sbaglia il rigore, chi fallisce un gol a porta spalancata, chi si produce in autoreti alla Fantozzi come quella di Vicari della Spal e di Mbaye del Bologna.

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Di Francesco e Spalletti

E gli errori degli allenatori, vogliamo parlarne? Nel turno di arbitri fiscalissimi, come Maresca in Chievo-Juve, di arbitri insicuri e di var cieche, mi hanno colpito i cambi effettuati da Spalletti (Spal-Inter) e da Di Francesco (Roma-Samp). Il primo, nel finale ha preferito privilegiare la difesa ad oltranza dell’autorete vincente inserendo Gagliardini (fiero colpitor di testa nella propria area), poco dopo Paloschi ha segnato la rete del pari.

Il secondo, ha richiamato in panca il migliore in assoluto, Pellegrini. Gol di Zapata e curva dell’Olimpico inferocita a chiamare i giallorossi sotto la curva per le offese di rito. Non ci sono andati, stavolta. Ed hanno fatto bene.

 

 

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