Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Il penoso calcio azzurro

 di Adolfo Mollichelli -

In attesa di vedere che cosa farà la Roma mercoledì prossimo sulle rive del Don (Shakhtar Donetsk), ci consegniamo all’Europa come i parenti poveri. Il Tottenham ha imposto una quasi brexit alla Juve del Gonzalo che continua a mandare all’aria rigori decisivi (Napoli, Argentina, Juve). Il Napoli è crollato in casa di fronte al Lipsia. Il Borussia Dortmund ha tremato ma poi ha avuto ragione della splendida Atalanta. La Lazio che si è volatilizzata (omaggio al suo simbolo) in Romania. Ha vinto soltanto il Milan gattusiano in Bulgaria. In generale, una magra figura per il nostro calcio.

3550983_r8Penosa l’esibizione degli azzurri. Al San Paolo erano di fronte la squadra che guida il torneo una volta più bello del mondo e la seconda della Bundesliga ma a distanza siderale dal Bayern che ogni anno fa incetta di campioni. Abbiamo detto al mondo pallonaro che siamo degni, come movimento, di essere stati sbattuti fuori dai prossimi mondiali a casa di Putin. Una sconfitta annunciata quella della pattuglia sarriana. Una fuga dalla vittoria. Insomma: una vergogna. Il Lipsia è una buona squadra ma nulla di più. Con le caratteristiche tipiche delle compagini teutoniche: fisicità, corsa, organizzazione, mutuo soccorso. Il Napoli s’è consegnato senza testa e senza gambe. Facendo arrossire il capitano con la cresta che ha detto chiaro e tondo che “brutte figure così non possiamo permettercele”.

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Giusto, perché di questo s’è trattato: e ‘nu scuorno gruoss assaje. Turnover senza né capo né coda. Al netto delle assenze forzate. Per squalifica quella di Mertens. Per infortunio quelle di Chiriches e del convalescente Albiol che era in panchina a fare numero.

Zio Maurizio, stavolta, ha toppato di brutto. Perché aveva da tempo annunciato il fastidio di un impegno europeo da lui stesso definito senza senso. E dopo per aver criticato la prestazione dei suoi discepoli. Ma se la guida suprema avalla la rinuncia all’Europa, sacrificandola sull’altare dell’obiettivo primario, l’unico rimasto lo scudetto, come volete che diano l’anima in campo Tonelli, Ounas, Rog, Diawara, Zielinski, il vecchio Maggio?

3550983_g1E alcuni fuori ruolo, come Zielinski che non sarà mai il clone di Insigne. Dopo la scoppola, zio Maurizio ha tuonato, fulmini e saette. Ma una squadra, già falcidiata di suo, così squinternata l’ha messa lui in campo, non altri. Sarebbe stato più onesto parlare chiaro: a noi interessa soltanto il campionato e tutto il resto è aria fritta. Può anche andar bene ma è pur sempre un rischio.

Figure meschine in Europa, anche in Champions, che non s’addicono alla squadra che a detta di molti gioca un calcio divino. Va bene il patto dello spogliatoio, ma una grande squadra si giudica anche dall’atteggiamento che sa darsi negli appuntamenti internazionali.

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Fu turnover in Champions perché poi c’era il Benevento. Scempio turnover col Lipsia perché domenica ci sarà la Spal. Non ci siamo, zio Maurizio. Come ti senti dopo aver patìto i dolori del giovane Werner? E non dirmi che non conosci Goethe ed i dolori del suo giovane Werther. A questo punto, mi permetto un consiglio spassionato: a Lipsia fai scendere in campo la Primavera.

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Rapidi giudizi sulla prova degli azzurri. Reina frastornato ma quasi innocente. Blocco difensivo quasi comico nel senza fiato Tonelli e nello svagato e fallosissimo Koulibaly. Centrocampo stocastico con Diawara pessimo.

Attacco inesistente con Callejòn ombra di se stesso. Unica nota lieta Ounas, ma soltanto per il gol. Di destro, lui che è solo e tutto sinistro. E quindi s’è trattato di un caso. Tutti a riposo, ora. E sotto con i droni. C’è da combattere con la Società Polisportiva Ars et Labor. Ma sì, la Spal.

 

 

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