Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Il vero derby è Juve-Napoli

di Adolfo Mollichelli

L’ora del ragù. L’ora della pennichella. Le più belle del reame che si rincorrono, quasi testa a testa. Che vincono con l’identico risultato. Striminzito. Il minimo sindacale. Per la gioia del conte Max che ama le difese blindate. Per un po’ di dannazione di zio Maurizio che predilige le goleade. Per lo sfizio di Allegri di mutare continuamente l’aspetto della sua creatura. Per la predisposizione di Sarri che ama soltanto i suoi undici figli più tre.

 3556549_12Continuano a beccarsi come i polli di Renzo (non Renzi, mi raccomando). Max è un livornese acido: siamo in lotta su tre fronti, il Napoli ha solo l’ossessione dello scudetto. Zio Maurizio è nato a Bagnoli per caso ed è un toscanaccio di Figline Valdarno: nessuna ossessione, soltanto convinzione. Intanto, i menagrami in salsa partenopea operano con assidua maledizione. E ne fanno le spese Gonzalo e Bernardeschi con un colpo solo. Fuori Ghoulam e Milik? E beccatevi questa. ‘Na botta, doje fucetole. Pour ainsi dire.

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Adolfo Mollichelli

 Derby vinto ma a caro prezzo. Lo firma Alex Sandro, brasiliano. Nel San Paolo  velato e uggioso, la Spal la sistema Allan il brasiliano che è il sosia di Sammy Davis junior.

Pure negli autori dei gol le più belle del reame si copiano inseguendosi. E nella impenetrabilità difensiva. Ci si aspettava di più dal Toro dell’ex tecnico azzurro. Ma Mazzarri è troppo impegnato a guardare ed a mostrare l’orologio per rendersi conto di quanto sta accadendo in campo.

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M’è piaciuta solo in parte la recita sanpaolina post-scoppola europea (minore). A parte la trama guardiolesca disegnata per l’unico sigillo. E la considerazione che la creatura di zio Maurizio ha messo insieme il nono successo consecutivo, roba da far impallidire lo squadrone che fu guidato da Maradona, il più umano tra gli dei.

Dice zio Maurizio che soltanto in campionato riesce a motivare la truppa. E che anche il pubblico se ne frega del resto: quindicimila sugli spalti col Lipsia, quarantamila con la Spal.

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Lorenzo Insigne

E per forza. Se contro i crucchi schieri ben cinque figli minori, i non titolarissimi, vuol dire che tu per primo, caro zio Maurizio, tieni dint a’ capa un’idea fissa: passare alla storia come il tecnico del terzo scudetto. E però, dillo chiaro e tondo. E nun ne parlamm cchiù.

Dài, che il patto dello spogliatoio l’hai sancito tu per primo. Buttando a mare tutto il resto. Se però, corna e bicorna e capa r’alice e capa r’aglio e sciò sciò ciucciuvé…saranno cavoli amari. Un po’ per tutti.

1L'infortunio di Higuain

L’infortunio di Higuain

Dietro Napoli e Juve, il diluvio. Viva la lotta per gli altri due posti (il terzo e il quarto) che assicurano l’accesso diretto alla Champions, l’Europa dei ricchi premi e cotillion.

Roma Roma Roma core de ‘sta città, zitta zitta e quatta quatta scavalca l’Inter (caduta anche nella Genova del Grifo) e siede sulla terza cadrega. Di Francesco si gode il piccolo turco Under che ha il sinistro come una fionda. Sistemate le faccende interne, ora i giallorossi si calano in coppa. Sulle rive del Don, al cospetto dello Shakhtar di Donestz.

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E a completare il concetto di Roma capoccia, sale la Lazio sul balcone di Giulietta che vuol dire quarto posto e Inter che scivola al quinto posto che per ora vuol dire Europa League. Come l’aquila lotitiana, vola Ciro Immobile (doppietta al Verona dell’isterico Pecchia, salvatelo per piacere) sul trono dei bomber: 22 centri, chapeu.

C’è un duello che intriga. Il derby eterno che si gioca e si combatte tra bauscia e casciavit sotto le guglie della Madunina. Nella Milano che lavora e che opera (ancora?) che ha consegnato i suoi brand calcistici nelle mani dei cinesi. Zhang e Li, nell’anno del cane. Zhang è nerazzurro, Li è rossonero. Il primo è il dopo-Moratti, il secondo il dopo-Berlusca. In realtà, si capisce poco. Scatole cinesi, appunto.

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Luciano Spalletti

L’Inter è l’eterna incompiuta. I suoi tifosi la chiamano “pazza”. In realtà, sono loro, i bauscia, a rischiare di perdere la testa. Spalletti fa il filosofo. Ma sotto i portici della Stoa della Pinetina non trova adepti. Fino a qualche mese fa, i bauscia guardavano con il binocolo i casciavit laggiù, lontani in classifica.

4 Gennaro Gattuso

Gennaro Gattuso

Poi, a Milanello il cinese Li s’inventò la rivoluzione d’ottobre un mese dopo e via Montella l’aeroplanino – felicemente sbarcato sotto la Giralda della magica Siviglia – e le corna ed il forcone del Diavolo furono affidati a Gennarino Gattuso detto Ringhio et voilà:

Milan in prepotente ascesa. In vista del prossimo derby meneghino (4 marzo) tremano i bauscia, ringhiano i casciavit. Continua la rincorsa rossonera all’Europa minore. Per la quale si battono anche Sampdoria e Atalanta.

In coda, Benevento sogna. E ne ha tutto il diritto. I sanniti che piegano i pitagorici. Sono vicino le Forche Caudine. Vadano dietro i filosofi. Questa è terra di streghe che si ritrovano sotto il Noce. Giallorossi rinvigoriti da Vigorito nella finestra invernale del mercato. Senza badare a spese. Sandro, classe ed esperienza da vendere, ha trovato anche il gol. Come il maliano Diabaté, gigante d’ebano. E poi c’è Sagna, vecchio bucaniere. E Tosca: recondita armonia sulle rive del Calore.

 

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