di Mino Cucciniello
Per l‘ultimo saluto alla Chiesa dei Fiorentini in piazza degli artisti si sono radunati in tanti, autorità cittadine (il governatore De Luca, il sindaco De Magistris, il parlamentare Roberto Fico), gente dello spettacolo (Marina Confalone, Giacomo Rizzo), ex calciatori (Canè e Vinicio con il presidente Ferlaino), colleghi giornalisti (Achille Perillo, Ermanno Corsi, Enrico Deuringer, Adolfo Mollichelli) ma, soprattutto, una massiccia presenza di napoletani, che forse lo conoscevano solo attraverso il video ma che comunque hanno voluto testimoniare il loro affetto ed unirsi al dolore della famiglia. Anche perché per molti, Luigi Necco, era come uno di famiglia.
Necco a maggio avrebbe compiuto ottantaquattro anni essendo del 1934, una classe di ferro, come spesso ironicamente ricordava essendo nato nello stesso anno di Gino Paoli, Ornella Vanoni, Maria Pia di Savoia, Brigitte Bardot e Sophia Loren.
Di donna Sofia fu grande fans fin da quando la conobbe il 18 settembre del 1963 al Teatro Mediterraneo dove la diva partecipò come madrina della serata finale della prima edizione degli Incontri Internazionali del Cinema diretti da Gian Luigi Rondi ed organizzati dall’Ente Provinciale del Turismo di Napoli, dove il nostro amico Luigi lavorava molto bene da qualche anno. Precedentemente aveva lavorato sempre nell’ambito del turismo in un’agenzia di viaggi napoletana.
A metà anni sessanta iniziò a scrivere degli articoli sul Corriere di Napoli, che altro non era che l’edizione serale del Il Mattino, in seguito iniziò a lavorare in Rai come giornalista al giornale radio per poi dopo qualche anno traslocare inviato della trasmissione sportiva di Paolo Valenti.
Questa sua nuova avventura, coincise con gli anni degli scudetti del Napoli di Maradona, e questa coincidenza aiutò maggiormente a far crescere la sua notorietà grazie anche al suo carattere socievole e goliardico dalla battuta sempre pronta ma mai velenosa, tanto da creare un vero e proprio personaggio amatissimo dal pubblico, che oramai lo riconosceva per strada e lo fermava per chiedere informazioni e quant’altro circa la prossima partita del Napoli, la sua squadra del cuore una delle sue grandi passioni che ha nutrito per tutta la sua vita.
Molti lo ricordano nei giorni che precedettero gli scudetti del Napoli quando, per preparare i suoi servizi giornalistici, con la troupe della Rai girava per i quartieri popolari della città in cerca di carpire umori ed impressioni di come la gente si prepara a festeggiare la squadra.
Ma non solo calcio. L’altra sua grande passione fu l’archeologia che lo portò spesso sia nelle vicine Pompei ed Ercolano, ma anche in Grecia, in Turchia ed in tanti altri paesi. Suo fu il servizio al tg3 quando nel 1993 si riaprì il Castello di Baia. E proprio nell’ambito di questi suoi interessi storici fu protagonista della trasmissione televisiva L’occhio del faraone.
Uomo di spiccata intelligenza e di grande cultura, per decenni fu una figura fissa, grazie anche al suo lavoro, a tutte le prime teatrali del San Carlo, del Mercadante, del Mediterraneo e del Politeama, e non disdiceva nemmeno i salotti mondani nei quali diventava ben presto il protagonista della serata grazie a tutti i suoi racconti di vita vissuta riuscendo a coinvolgere tutti i presenti che restavano ad ascoltarlo per ore.
Negli anni novanta fu eletto consigliere comunale nelle file del Pci, il 15 maggio del 2006 quando fu eletto presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Necco corse a festeggiare nella vecchia sezione del Pci di Sant’Anna di Palazzo l’elezione del neo presidente.
Andato in pensione dalla Rai, collaborò con Canale 5 sempre per una trasmissione sportiva, in seguito finita anche questa nuova avventura venne nominato presidente dell’Azienda Cura e Soggiorno del Turismo che aveva sede in Palazzo Reale, in questi suoi anni di presidenza riportò, dopo una lunga assenza, i classici della tragedia greca nel teatro grande di Pompei proprio come faceva la sua amata Ente Provinciale del Turismo negli anni 60. Negli ultimi anni conduceva con grande successo la trasmissione L’emigrante mandata in onda da un televisione cittadina. Una rubrica di successo che cominciava e finiva chiudendo una finestra, una finestra sulla città. Una finestra sulla vita.