di Ottorino Gurgo –
Era inevitabile che al centro dell’attenzione post-elettorale fosse la clamorosa sconfitta del Pd con le conseguenti dimissioni di Matteo Renzi dalla segreteria del partito. Ma c’è un’altra sconfitta, provocata dal risultato delle urne che, pur non attirando in egual misura l’attenzione dei media, va sottolineata ed è destinata ad incidere considerevolmente nei futuri sviluppi della situazione politica: è quella di Silvio Berlusconi.
Protagonista di una delle sue clamorose resurrezioni, l’ex Cavaliere – sondaggi alla mano – sembrava esser tornato saldamente alla guida del centro-destra, con la Lega di Matteo Salvini in posizione subordinata.
E, considerandosi certo del successo, il leader di Forza Italia era addirittura giunto a indicare nel presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, il nuovo presidente del Consiglio.
Le cose sono andate assai diversamente e la Lega, piaccia o non piaccia all’elettorato moderato, si è affermata, nettamente, come la forza principale del centro-destra.
Ora il contrasto sul nome di colui al quale dovrebbe spettare la guida della coalizione (Matteo Salvini, considerato che il centro-destra è la coalizione vincente rivendica ora per sé l’incarico di formare il nuovo governo) ha fatto esplodere, com’era facilmente prevedibile, profonde lacerazioni, confermando che Lega e Forza Italia sono tra loro forze radicalmente diverse. Berlusconi ne era consapevole certo più di ogni altro.
Ma era sicuro che il suo partito avrebbe prevalso sul Carroccio, mentre adesso deve fare i conti con la realtà che per lui, come abbiamo detto, è assai amara; più amara, probabilmente, di quanto non sia per Matteo Renzi, l’altro grande sconfitto di questa tornata elettorale, perché Renzi ha dalla sua la giovane età in virtù della quale può sempre sperare di risorgere, laddove il generale Tempo è, per l’ex Cavaliere, un nemico implacabile e invincibile.
Al di là delle zuccherose dichiarazioni di facciata, secondo cui il centro-destra è un’armata assolutamente compatta, i contrasti tra le sue componenti, dunque, esistono e sono tutt’altro che lievi.
Salvini, comunque, deve stare molto attento a non eccedere nelle manifestazioni di bullismo che gli sono abituali. E’ in pieno svolgimento, infatti, una disputa tra lui e Luigi DI Maio per stabilire a chi dei due spetti l’incarico per tentare di formare il nuovo governo.
Il primo lo rivendica quale leader della coalizione che ha ottenuto il maggior numero di consensi; il secondo come capo del partito più votato.
Ma che accadrebbe della pretesa di Salvini se la coesistenza della Lega e di Forza Italia all’interno della stessa coalizione si rivelasse inconciliabile ? Ecco un altro interrogativo, tra i tanti che questo dopo-elezioni ha posto e al quale, nei giorni a venire, occorrerà dare risposta per cercare di risolvere il “pasticciaccio brutto” di una crisi la cui soluzione non s’annuncia né breve, né facile.