di Adolfo Mollichelli
C’era una volta in ritiro. Come una volta in America. Che cosa ho fatto in tutti questi anni? Sono andato a letto presto. Forse. Anche per non vedere cinepanettoni targati calcio e business. Sufficiente uno zapping rapido per concludere che Peppino di Capri sarebbe dovuto essere più esplicito. Tu si’ ‘na malatia.
Chi, la donna amata? Banalità: ‘o Napule, ‘o ciuccio ‘e Fichella, oj vita oj vita mia, ‘o surdato di cui innamorarsi, ‘na squadra ch’è comm ‘a mamma e ce n’è una sola. Si chiama identità.
‘Na malatia, cioè tifo. ‘A frev, l’obnubilamento della ragione. Malattia frequente anche in certe frange del tifo altrui. Soltanto i “cuppuloni” non si son visti nella ridente cittadina di montagna che ha un nome quasi marino.
Zompa (salta) Concetta è battuta da avanspettacolo. Se zompano insieme porporato e presidente a me vien da ridere. Piedigrotta esportata in Trentino.
Mancavano soltanto i carri, quelli che sfilavano per via Toledo in una Napoli diversamente allegra.
E non poteva mancare il giochino del “vero o falso” che neanche Mike avrebbe concepito. Lo store non c’era e figuriamoci il mega. Sono stati sufficienti quattro tavole di legno ed ecco ‘a fenestella per gli autografi sulle maglie.
E quattro tavole di legno e una grande passione (come sosteneva Lope de Vega) sono bastate per i karaoke della napoletanità alla quale s’è subito adattato Carletto – ancora addurmuto dalle pinte di birra monegasche – scetato dai caffè corroboranti preparati da Tommaso Starace (grazie sempre, caro Tommi) principe dei magazzinieri. Sano e completo il periodo di preparazione delle truppe di Aurelio Primo affidate al Gran Capo che ha vinto battaglie su battaglie e che aveva il desiderio di tornare in patria: torna, ‘sta casa aspetta a te.
Preferisco essere ed apparire il meno possibile e comunque ringrazio la tv che mi aveva invitato più volte. Non ho voluto fare l’orso. Amo i fatti più che i bla-bla-bla.
E in questi tempi prematuri è come se si scrivesse t’amo sulla sabbia e il vento a poco a poco se l’è portato via con sé, come ammonivano Franco IV e Franco I, un po’ d’anni fa.
E comunque, dico la mia. Che Napoli è attualmente? Un organico con più titolari, a fronte delle partenze di Reina e Jorginho.
Perché Carletto non ama fossilizzarsi su undici titolari più tre come amava fare il toscanaccio che a Londra parla un buon inglese e finalmente lo capisco anch’io. E quindi Ounas e Rog è come se fossero due nuovi acquisti.
Che vanno ad aggiungersi a Verdi (ottimo) ed a Fabiàn Ruiz centrocampista talentuoso e moderno. Il top player in attacco potrebbe anche arrivare, sacrificando uno tra Mertens e Callejon. Urge un tipetto doc in fascia. Più a sinistra che a destra, dove potrebbe dare una mano Allan in certe circostanze. Restano due incognite legate alle fisicità di Ghoulam e di Milik. E quella del portiere: Meret ha tutto per diventare un signor numero uno. Per ora è estremamente fragile.
Dicono che sarà una sfida come l’anno scorso, a due. Juve e Napoli, ancora una volta. Non ne sarei tanto sicuro. Il Napoli aggiungerà alle conoscenze sarriane l’estro di Ancelotti, okay. La Juve già possente e vincente di suo ha un Cristiano Ronaldo in più.
D’accordo. Intanto non avrà più Higuain che andrà a rinforzare il Milan e dunque non sarà tanto facile passeggiare quando ci si scontrerà con i rossoneri. Discorso che vale per tutti. Madama, credo, punterà molto delle sue fiches sul tavolo europeo.Per arrivare alla coppa maledetta sta riempiendosi di “rughe” che significano esperienza a danno della bella gioventù. Leggi il possibile scambio Bonucci-Caldara che non è proprio il massimo dell’affare.
La Roma ha perduto Alisson ma resta una signora squadra. E, signori, attenzione all’Inter che non considero tanto lontano dai bianconeri. Per freschezza (Politano e Lautaro) e potenza fisica: Nainggolan e Vidal, se arriverà. E con Vrsaljko al posto di pippone D’Ambrosio avrà un quartetto arretrato davvero super.
Fenomeno quanto sei banale