di Adolfo Mollichelli
Gennaro gli apparve in sogno e gli disse: c’è un ciucciariello che non ha più il padrone. E Lui entrò in un’aula di tribunale e lo fece suo per una manciata di fave. Nicola gli è apparso in sogno e gli ha detto: c’è un galletto che s’è smarrito fuori della stia. E Lui è andato e l’ha fatto suo per un pugno di riso cotto e l’ha regalato al figlio. Che è ‘nu piezz ‘e core. Arlecchino serviva due padroni. L’asinello ed il gallo ne hanno uno in comune. Una sorta di fattoria degli animali con Aurelio Primo al posto di Orwell.
Il ciucciariello e il gallo vivono la loro vita in contesti diversi. L’equino è nella stalla d’elite, strigliato ogni giorno da uno stalliere di professione che non viene da Arcore. Il pennuto è precipitato giù per una serie di circostanze più o meno oscure.
Il Ciuccio s’è guadagnato la stima di quelli che contano (e cantano) e se lo vuoi vedere devi pagare.
Come in quel circo dell’Ottocento che nascondeva sotto una tenda un finto figlio del deserto ed un cammello che era una rarità in Italia e se tu volevi vederlo, ti diceva: pagare moneta, vedere cammello.
Il Ciuccio non è animale raro. Ma il suo padrone lo ritiene tale e quindi: vedere Ciuccio? pagare moneta. Perché le trasferte costano e gli alberghi sono cari e il Pil va male e l’acqua c’è (sulle maglie) ma è poca e la papera non galleggia e quei palloni che non c’erano costarono un occhio della fronte e quel tipo strambo di zio Maurizio con l’uscita prematura dalle coppe che contano perché pagano fior di quattrini abbassò dividendi e affini e il carburante per lo yacht, mannaggia l’estate e Capri e i faraglioni e il giro con tuffo a cofaniello del Carletto, costa assai e tocca stare dentro ‘na caiola a Dimaro, dove ci sono solo monti e laghi, a firmare gadget e magliette e devi stare attento che non t’infilano sotto al naso roba vecchia.
Il Ciuccio raglia con affetto al suo padrone, dopo tanti anni è nato un amore. E poi è un quadrupede buono d’animo e mezzo santificato pure perché lo cavalcarono Giuseppe e Maria prima e quel povero Cristo che morì giovanissimo, poi. Ora c’è da riscuotere l’affetto del Gallo che però quando becca, fa male. E allora, ci vuole tanta pazienza. E a ben pensarci è costato davvero poco.
Il Ciuccio ed il Gallo praticano lo stesso sport, ma il primo gioca tra i grandi ed il secondo no. E si deve prestare attenzione che il Gallo non vada troppo avanti. Perché nel caso che dovesse raggiungere il Ciuccio crolla il castello di carte che s’era immaginato. E non potresti più salire le scale del Palazzo, entrare nel salone delle cerimonie, sparare “siete tutti dei cazzari” e scappare su un motorino di un Rossi dei poveri di passaggio.
C’è il pensiero nobile di creare un fronte del Sud, una sorta di Lega dei terroni per far tremare gli squadroni del Nord. E mannaggia Bari che è a nord di Napoli. Ma ci vuole pazienza, occhio e calcolo e pure bucio de cul come amava dire Righetto Sacchi.
Ma il lato B non fa certo difetto. Per fortuna. E resta il fastidio di questi quattro cafoni che non s’accontentano mai. Che vogliono lo scudetto ad ogni costo e non si saprebbe dove metterlo quel triangolino su magliette affollate di sponsor. Non c’è posto.
E vogliono il top player. Come se non bastasse Carletto vincitor dei cinque mondi. E un presidente che è meglio di Cristiano Ronaldo-Messi e Maradona e Pelé tutti insieme. Il top player, c’est moi!