Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

Il Pappagallo  
   Due squadre e un portafoglio, la fattoria di De Laurentiis che alleva calcio senza cuore  
   
 di Adolfo Mollichelli

Il Pappagallo

di Adolfo Mollichelli

Gennaro gli apparve in sogno e gli disse: c’è un ciucciariello che non ha più il padrone. E Lui entrò in un’aula di tribunale e lo fece suo per una manciata di fave. Nicola gli è apparso in sogno e gli ha detto: c’è un galletto che s’è smarrito fuori della stia. E Lui è andato e l’ha fatto suo per un pugno di riso cotto e l’ha regalato al figlio. Che è ‘nu piezz ‘e core. Arlecchino serviva due padroni. L’asinello ed il gallo ne hanno uno in comune. Una sorta di fattoria degli animali con Aurelio Primo al posto di Orwell.

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Il presidente e il presidentino

Il ciucciariello e il gallo vivono la loro vita in contesti diversi. L’equino è nella stalla d’elite, strigliato ogni giorno da uno stalliere di professione che non viene da Arcore. Il pennuto è precipitato giù per una serie di circostanze più o meno oscure.

Il Ciuccio s’è guadagnato la stima di quelli che contano (e cantano) e se lo vuoi vedere devi pagare.

Come in quel circo dell’Ottocento che nascondeva sotto una tenda un finto figlio del deserto ed un cammello che era una rarità in Italia e se tu volevi vederlo, ti diceva: pagare moneta, vedere cammello.

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Adolfo Mollichelli

Il Ciuccio non è animale raro. Ma il suo padrone lo ritiene tale e quindi: vedere Ciuccio? pagare moneta. Perché le trasferte costano e gli alberghi sono cari e il Pil va male e l’acqua c’è (sulle maglie) ma è poca e la papera non galleggia e quei palloni che non c’erano costarono un occhio della fronte e quel tipo strambo di zio Maurizio con l’uscita prematura dalle coppe che contano perché pagano fior di quattrini abbassò dividendi e affini e il carburante per lo yacht, mannaggia l’estate e Capri e i faraglioni e il giro con tuffo a cofaniello del Carletto, costa assai e tocca stare dentro ‘na caiola a Dimaro, dove ci sono solo monti e laghi, a firmare gadget e magliette e devi stare attento che non t’infilano sotto al naso roba vecchia.

38451474_1 064_nIl Ciuccio raglia con affetto al suo padrone, dopo tanti anni è nato un amore. E poi è un quadrupede buono d’animo e mezzo santificato pure perché lo cavalcarono Giuseppe e Maria prima e quel povero Cristo che morì giovanissimo, poi. Ora c’è da riscuotere l’affetto del Gallo che però quando becca, fa male. E allora, ci vuole tanta pazienza. E a ben pensarci è costato davvero poco.

Il Ciuccio ed il Gallo praticano lo stesso sport, ma il primo gioca tra i grandi ed il secondo no. E si deve prestare attenzione che il Gallo non vada troppo avanti. Perché nel caso che dovesse raggiungere il Ciuccio crolla il castello di carte che s’era immaginato. E non potresti più salire le scale del Palazzo, entrare nel salone delle cerimonie, sparare “siete tutti dei cazzari” e scappare su un motorino di un Rossi dei poveri di passaggio.

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C’è il pensiero nobile di creare un fronte del Sud, una sorta di Lega dei terroni per far tremare gli squadroni del Nord. E mannaggia Bari che è a nord di Napoli. Ma ci vuole pazienza, occhio e calcolo e pure bucio de cul come amava dire Righetto Sacchi.

Ma il lato B non fa certo difetto. Per fortuna. E resta il fastidio di questi quattro cafoni che non s’accontentano mai. Che vogliono lo scudetto ad ogni costo e non si saprebbe dove metterlo quel triangolino su magliette affollate di sponsor. Non c’è posto.

E vogliono il top player. Come se non bastasse Carletto vincitor dei cinque mondi. E un presidente che è meglio di Cristiano Ronaldo-Messi e Maradona e Pelé tutti insieme. Il top player, c’est moi!

 

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