di Ottorino Gurgo -
Sembrava proprio che Luigi Di Di Maio avesse gettato la spugna dopo che, sotto la sua guida, i cinquestelle sono precipitati in un declino apparentemente inarrestabile. Non è così. Di Maio non ha alcuna intenzione di farsi da parte ed è più che mai deciso a riconquistare il posto che è stato costretto ad abbandonare sotto la valanga di critiche che si è abbattuta su di lui.
Di questo suo proposito si è avuta chiara e inequivocabile prova nei giorni scorsi, quando, a Roma, si è fatto promotore di un raduno dei militanti del movimento volto a rilanciare una serie di temi che furono particolarmente cari al “popolo del vaffa” che su di essi edificò il proprio successo elettorale: il no ai vitalizi dei parlamentari; l’abolizione della prescrizione; il reddito di cittadinanza; la legge spazza corrotti.
A questi temi si aggiunge quello che è stato lo slogan centrale della manifestazione:” no alle alleanze”.
Insomma Di Maio, che sembra voler rinverdire, per sé, la definizione di “Rieccolo” che Indro Montanelli coniò per Amintore Fanfani, si pone come una sorta di “restauratore”, interprete dei sentimenti di quella vasta parte dei grillini che si è in qualche misura sentita tradita dalla costituzione del secondo governo Conte e dalla contestuale alleanza con il Pd.
In verità Di Maio aveva fatto quanto era in lui per impedire che questo governo venisse alla luce e per ricucire il rapporto con Matteo Salvini. Alla fine aveva dovuto chinare il capo e accettare la coalizione con il Pd, patrocinata soprattutto da Beppe Grillo.
Alla fine era stato, dunque, costretto a dire si, suo malgrado, a quella alleanza, accettando “in contropartita” la poltrona di ministro degli esteri . Ma non è stato in grado di “gestire” il malumore e l’insofferenza dei militanti per una convivenza che hanno sempre considerato innaturale.
Ora, riavvolgendo la pellicola del film che racconta la storia del movimento pentastellato, Di Maio ci riprova. Francamente abbiamo più di un dubbio sulle possibilità di successo di questo tentativo. Il “giocattolo” creato da Grillo sembra essersi definitivamente rotto e non vediamo come possa essere rimesso a nuovo.
Ma le manovre di Luigi Di Maio e il suo impegno per riprendersi la guida dei cinquestelle, sinceramente ci interesserebbero assai poco perché non ci sembra che il personaggio, qualunque ruolo ricopra, abbia una caratura tale da incidere sulle sorti della politica italiana.
Quel che, tuttavia, merita attenzione, è il futuro prossimo venturo del governo Conte che il rifiuto delle alleanze sostenuto da Di Maio potrebbe mettere in ulteriore pericolo, reggendosi su un castello di carte che anche il soffio degli agonizzanti grillini potrebbe mandare all’aria.