30 aprile 1993, piazzale Loreto con le monetine   
 La selvaggia contestazione a Craxi che sancì la nascita dell’antipolitica   
di Gianpaolo Santoro

Piazzale Loreto
con le monetine

 di Gianpaolo Santoro

Trenta aprile 1993, il piazzale Loreto con le monetine. L’Italia si è guardata allo specchio per cinquant’anni, fingendo di essere un’altra. La fine delle prima Repubblica, la fine di un Impero poggiato sulla “più bella Costituzione del mondo” e dall’ipocrisia di un sistema criminale e autoreferenziale, dove tutti sapevano e tutti facevano finta di non sapere, fondata su un modello politico fasullo dove maggioranza e opposizione governavano insieme (a volte sfacciatamente alla luce del sole, il Compromesso Storico, altre recitando i ruoli di governo e di opposizione.


“Vuoi pure queste? Bettino vuoi pure queste?” L’Italia violenta e sguaiata che protesta e lancia monetine fuori all’hotel Raphael, la storica residenza romana di Craxi, non è coscienza civile in grado di plasmare una società diversa, migliore, rinnovata, l’Italia di un futuro migliore, insomma (e non è un caso che fra i manifestanti ci fosse anche Batman-Fiorito, il caso più eclatante dello scandalo dei rimborsi spese regionale, simbolo del disfacimento precoce della seconda Repubblica). “E’una poltiglia, un grumo avanzato di putridume”.

craxi281007Italiani, povera gente. Rubo un capoverso da “Le monetine del Raphael”, libro del mio amico e nostro collaboratore Franz Krauspenhaar. “Questo popolo italiano non solo non valeva nulla – e l’esperienza del fascismo lo provava più di mille ricerche storiche o cattedratici discorsi – ma era anche un popolo intimamente omicida, marcio dentro, perché prima aveva portato in cattedra un Mussolini che ci aveva vomitati nel baratro, accoppiandosi con la furia tedesca, e poi continuava da decenni a dare la fiducia a dei burattinai senza vera fede, come i democristiani, gente che s’era comprata un’adesione religiosa soltanto di facciata, per poter scombinare il paese a proprio uso e consumo, d’accordo con i poteri più turpi, fuori e dentro il codice penale. Questo era il popolo di coglioni che oggi, dopo decenni di squallido servilismo, senza mai ribellarsi, sempre mendicando il posto, l’attenzione, la miseria nera che si poteva conquistare sbavando schifosamente, s’era rivoltato al padrone che l’aveva nutrito, vestito e mandato a scuola a disimparare a vivere, e nel nome della giustizia cercava la vendetta efferata”.

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Piazzale Loreto, 28 aprile 1945

Torna alla mente Piazzale Loreto, quel 28 aprile 1945 (incredibile coincidenza di date). Commentò di Wiston Churchill, primo ministro inglese: “Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti”. Già, il carro del vincitore. Non c’è vergogna a passare da una parte all’altra, seguendo il vento della convenienza. La predisposizione al tradimento è forte.
Ma qual era l’Italia ai tempi di Tangentopoli, quale clima si respirava e, soprattutto, fin dove arrivava l’orda giustizialista, la voglia di riscatto, di rivincita nei confronti, soprattutto, di Bettino Craxi, il Cinghialone, l’uomo che si era messo in mezzo fra democristiani e comunisti impedendo il compromesso storico, che aveva abbattuto la scala mobile che ci avrebbe condotto a un fallimento argentino già negli anni Ottanta, che era stato capace di dire no a Sigonella nientedimeno che agli americani e che aveva stipulato il nuovo Concordato con lo Stato Vaticano, accordo con il quale si rimuoveva la clausola riguardante la religione di Stato della Chiesa cattolica in Italia e si stabilì che il clero venisse finanziato da una frazione del gettito totale Irpef, attraverso il meccanismo dell’otto per mille e che la nomina dei vescovi non richiedesse più l’approvazione del governo italiano.

Firma del Concordato fra Casaroli e Craxi

La storica firma del Concordato di Casaroli e Craxi

Non a caso Craxi era, da qualsiasi angolazione si volesse vedere la situazione (nella politica italiana, nei confronti del sindacato, nei rapporti internazionali e con la chiesa ed anche all’interno dello stesso Psi, che viveva tutto nell’ombra) il problema da eliminare, il nemico da abbattere, l’ostacolo da rimuovere.

craxi-in-tribunaleCraxi era un colpevole predestinato, l’ideale capro espiatorio, odiato e dunque condannato in partenza non per dei fatti criminali o perché si fosse accertato un reato, ma perché era colui che aveva messo in crisi l’apparato di potere della sinistra, anzi di più: “osava” affermare che la vera sinistra fosse il suo socialismo autonomista e riformista non quello orfano dell’Urss. Quella socialdemocrazia avanzata, insomma, alla quale oggi tutti dicono di rifarsi.
A Torino un deputato missino, un tal Magliano, raccolse firme per lo scioglimento del Partito socialista. A Roma un altro missino presentò un´interrogazione parlamentare per far sloggiare Craxi dagli uffici newyorchesi dell’Onu. A Milano c’erano continue manifestazioni di protesta davanti al Comune e sotto l´ufficio craxiano di Piazza Duomo era consuetudine sentire gridare: “Ma-ne-tte! Ma-ne-tte!”.
Franco Zeffirelli (che poi un anno dopo divenne senatore con Forza Italia) dichiarò: “Preferisco dare i soldi a un mafioso piuttosto che farmeli rubare da uno del Psi”. A Cuorgnè nel Canavese, quattro rapinatori entrarono in un ristorante e prima di alleggerire i clienti gridarono: “Craxi ruba, perché non dovremmo farlo anche noi?” Durante un concerto degli U2 Bono telefonò dal palco al portineria del Raphael, tra le urla di un pubblico delirante “Dica a Craxi che lo cerca Di Pietro”.

Il processo pubblico era quotidiano, la campagna di odio contro Craxi veniva alimentata più o meno consapevolmente da gran parte della stampa italiana Vittorio Feltri vent’anni dopo ha riconosciuto il suo errore pubblicamente.
“Non avrei dovuto fidarmi di quei magistrati che, con la scusa di ripulire il mondo dai mascalzoni, prenotavano la propria statua del condottiero a cavallo. Se avessi fatto lavorare come si deve i miei cronisti, o anche solo applicato l’intuito, avrei accertato che il “popolo” delle monetine era in gran parte costituito da militanti i quali stavano un attimo prima al comizio di Occhetto a piazza Navona. Avrei dovuto sospettare e denunciare subito come sarebbe finita. Balle. Craxi non poteva non sapere, mentre per i compagni vigeva un’altra legge, fu applicata loro l’immunità della Santa Ignoranza, i leader rossi sono immacolati avendo lo sguardo perso verso il sol dell’avvenire”.

CraxiC’è anche un’altra cosa da ricordare, poche volte sottolineata con cura. Il giorno prima Craxi non era stato “assolto” dalla Camera presieduta da Giorgio Napolitano, come molti hanno voluto fra credere. Su sei richieste di autorizzazioni a procedere ci furono due sì (alle indagini per corruzione a Roma e per finanziamento illecito a Milano) e quattro no ( tra l’altro per per corruzione “in luogo non accertato” e per il reato di ricettazione). Ma il patibolo mediatico era già pronto. La Repubblica al massimo della lussuria non sembrò vero di poter titolare “Vergogna, assolto Craxi”.
Quel pomeriggio di tarda primavera, Bettino ad un tratto si affaccio alla finestra. “ Ma cos’è questo casino?”. Giù, in Largo Febo si sta riunendo una folla sempre più rumorosa. Urlano slogan del tipo “Suicidio”, “In galera”, “Un sogno nel cuore, Craxi a San Vittore”. A piazza Navona, a pochi metri dal Raphael, c’è un comizio a cui partecipano Giuseppe Ayala, ex magistrato antimafia al tempo parlamentare repubblicano, Francesco Rutelli, al tempo uno che contava e Achille Occhetto, al tempo segretario del Pds, quello della gioiosa macchina da guerra, per capirci. Molti invece di ascoltare i leader di cartone preferirono andare a protestare contro il leader vero, sotto il suo albergo.
Craxi deve andare a registrare un’intervista con Giuliano Ferrara, l’appuntamento è per le otto, e cercano di convincerlo a uscire dal retro, evitare la protesta e svignarsela senza dare nell’occhio. Ma lui non è uno da scorciatoie, non abbassa mai il capo e manda a quel paese la polizia che gli ha “caldamente” consigliato di uscire alla chetichella dall’uscita secondaria. Bettino esce a testa alta.

untitled“La macchina è pronta?”. “Sì”, “Bene”. Una pausa. “Allora andiamo”. – Filippo Facci ha raccontato meglio di chiunque altro quei cinque minuti che hanno cambiato la nostra storia- Carica la giacca blu sulla spalla, e un poliziotto si precipita alla porta. Passa Craxi e dà un calcione tipo saloon, è fuori, è un boato. La sera è illuminata a giorno da flash e faretti, a guardarla in televisione sembra un primo pomeriggio. Eccolo, eccoli, salgono sulla Thema marroncina, Nicola alla guida, il fotografo Umberto Cicconi affianco, Craxi e Josi dietro, e volano urla, sassi, monetine, accendini, pacchetti di sigarette, un ombrello, Cicconi sanguina alla testa, Josi si è preso qualcosa in un occhio, Craxi niente, sorride, è pazzo, e intanto sono pugni sul vetro, colpi di casco e sacchetti di sassi sulla carrozzeria, non c’è filtro tra l’auto e i dimostranti, i poliziotti sono tutti spersi o travolti, via, si parte, via, Craxi sorride ancora rivolto al finestrino, “tiratori di rubli”, mormora”.
Ma è l’ultimo scatto d’orgoglio. E’ il via libera all’antipolitica.

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3 pensieri su “Piazzale Loreto
con le monetine

  1. Maurizio Redavid

    La pagina più vergognosa ..della nostra Repubblica..comunisti e fascisti insieme a tirare monetine..al più grande Statista della nostra Repubblica…ahhh Fra l’altro tra quelli che tiravano monetine c’era un certo Gianni Alemanno…il più grande Stronzo della storia dei sindaci di Roma…a seguire il Payno..Rutelli

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  2. Antonio Tulino

    Furono anni turbolenti quelli che registrano la presenza dei socialisti nel governo targato Craxi. Sebbene l’italia registra numerosi successi in ambito industriale ampia e la forbice della diseguaglianza, dell’inefficienza, dell’arbitrio, che segna la società nella sua articolazione. Il 1989 segna un pauroso spartiacque in Europa e l’autoritarismo non risparmia la gestione del PSI. Troppi gli abusi e le coste attraversate da naufraghi di ogni partito alla ricerca del potere. A nessuno venne chiesto una garanzia di serietà, di solidarietà. I comunisti spingevano per delegittimarci . La ragion di stato prevalse rispetto a quella politica e la governance socialista non fu all’altezza della situazione. Craxi risultò l’agnello scarificale di un paese aduso al tradimento .

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    1. Antonio Tulino

      Il commento è in attesa di moderazione.

      Furono anni turbolenti quelli che registrano la presenza dei socialisti nel governo targato Craxi. Sebbene l’italia registra numerosi successi in ambito industriale ampia e la forbice della diseguaglianza, dell’inefficienza, dell’arbitrio, che segna la società nella sua articolazione. Il 1989 segna un pauroso spartiacque in Europa e l’autoritarismo non risparmia la gestione del PSI. Troppi gli abusi e le coste attraversate da naufraghi di ogni partito alla ricerca del potere. A nessuno venne chiesto una garanzia di serietà, di solidarietà. I comunisti spingevano per delegittimarci . La ragion di stato prevalse rispetto a quella politica e la governance socialista non fu all’altezza della situazione. Craxi risultò l’agnello scarificale di un paese aduso al tradimento

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