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Occhio di falco ed occhi chiusi

 di Gianpaolo Santoro

Gioco, partita, incontro. Siamo in un mondo di matti. Senza memoria. Ciclicamente riscopriamo vecchie degenerazioni, le spolveriamo, le aggiorniamo un po’ e gridiamo allo scandalo. C’è sempre qualcuno pronto a stupirsi, a spostare più in alto l’asticella dello sdegno. Anche nello sport. Anche nel mondo delle scommesse. Come sta succedendo oggi nel tennis.

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Tra poco festeggiamo i 35 anni del primo scandalo sulle partite truccate del calcio italiano, quel gran casino che misero in atto un povero fruttivendolo ed il proprietario di un ristorante, Massimo Cruciani e Alvaro Trinca, entrambi romani, entrambi pieni di buffi. Scommettevano sulle partite di calcio, come tanti, perdevano un sacco di soldi, come tanti. Cominciarono col puntare qualche milione, finirono con lo scommettere su un ambo (Milan e Vicenza vincenti) 270 milioni (siamo alla fine degli anni settanta) ovviamente perdendo.  Notizie, informazioni, combine, amici, amici degli amici, il loro giro fra cazzari e venditori di fumo, era una macchina di debiti e promesse mancate. Ad un certo punto, spalle al muro, e creditori fuori la porta, decisero di vuotare il sacco, tutto quel giro di calciatori e faccendieri che ruotava intorno al mondo del pallone e delle scommesse.

djokovic contro dimitrov, wimbledon

Djokovic contro Dimitrov, Wimbledon

Tutto un giro di gioco clandestino (in Italia le scommesse sono state legalizzate soltanto nel 2000) che è sempre rimasto saldamente in piedi, anche dopo l’apertura dei vari gestori italiani. Anche oggi: e questo per una ragione tanto semplice, quanto pratica: i bookmakers clandestini hanno quote più alte (intorno al 30 per cento) non avendo tasse da pagare, hanno un metodo di scommessa semplice, veloce, efficace, fiduciario: basta una telefonata. Niente soldi alla mano, poi si faranno i conti.

Il volume di scommesse ufficiale annuo ormai si aggira intorno agli 8 miliardi di euro equamente diviso fra le società che possiedono la licenza ad operare in Italia e quelle raccolte dalle agenzie prive dell’autorizzazione dei Monopoli di stato che operano come centro trasmissione dati per conto di società europee. E quello nero parallelo è, almeno, equivalente…

Totonero 1980, Calcioscommesse 1986,Calciopoli 2011, calcio marcio, calcio corrotto: nel tempo, con sofferenza ci siamo assuefatti alle partite truccate. Si sa, il calcio è sporco. Ormai è tesi accertata. Comprovata con sentenze della giustizia sportiva e ordinaria. Roba da associazione a delinquere. E così l’opinione pubblica ha creduto che il marcio oltre che in Danimarca rotolasse solo dietro ad un pallone, in quest’ambiente ricco di campioni, di squali e di tanti, tanti truffatori. Ma chi ha conosciuto il mondo delle scommesse, per davvero, nella sua intera filiera classica (cavalli, calcio, casinò, cinodromi quando c’erano) sa benissimo che non è così. Tutt’altro.

Potito Starace

Potito Starace

Intercettazioni, Skype, telefonate. La Procura di Cremona, indagando sul filone del calcio ha scoperto, fra lo stupore generale, molte ombre e molti dubbi sulla regolarità del tennis (si indaga fra gli altri anche su Potito Starace e Daniele Bracciali). Che poi è la scoperta dell’acqua calda. Il tennis da sempre è stato uno sport dove ci sono state valanghe di scommesse ed intorno al quale ha girato un mucchio enorme di soldi. Dopo calcio e ippica, è lo sport che nel mondo raccoglie il maggior numero di puntate E non da oggi, da sempre. E da sempre, c’è stato il trucco e c’è stato l’inganno. E questo per ragioni facilmente intuibili a tutti.

1)   Truccare una partita di calcio non è facile. Bisogna coinvolgere almeno 4-5 calciatori e può non bastare. Non si contano le “partite aggiustate” che hanno dato risultati diversi da quelli voluti. Nel tennis è tutto più semplice. Basta essere d’accordo con un solo atleta ed il gioco è fatto. Elementare Watson. Può anche fare tutto da solo, un tennista  non ha “bisogno” di nessuno. Gioca a perdere un incontro. Domani è un altro giorno.

2)   L’obiettivo dei grandi giri di scommessa è quello di vincere senza dare nell’occhio. Ma è sempre più difficile riuscire a farla franca. Il volume mondiale di scommesse è ormai monitorato in modo capillare e quando si registrano alcune anomalie (un flusso di denaro molto forte su una puntata) scatta l’allarme. Che poi vuole dire un’inchiesta.

Thomas Wayne Rooney

Thomas Wayne Rooney

3)   Si cerca sempre di più di “confondersi”, scommesse minori nel vastissimo panorama che offre il cartellone del gioco. Ma è sempre più difficile. Prendiamo Thomas Wayne Rooney, che poi è il padre della stella del Manchester United, arrestato perché combinava alcune scommesse. Lui non puntava sulla Premier League dove c’era il figlio ma sul campionato scozzese. E non scommetteva neanche sulla vittoria di questa o quella squadra: lui puntava sulla prima rimessa laterale o sull’espulsione o meno nel corso dei novanta minuti. Così come nel tennis si può scommettere sul numero di set, sul numero di game, sull’eventuale ritiro. Risultati nei risultati, tutto più complicato. Ma Rooney padre l’hanno beccato lo stesso.

Nell’arcipelago del tennis si gioca di continuo per 10 mesi l’anno.I tornei Atp con montepremi minimo di 450mila, sono 64 più il Master dove partecipano i migliori 8 giocatori del ranking). I tornei Challenger e futures sono circa 600. Una sterminata moltitudine. Si brucia tutto rapidamente. I match da truccare sono preferibilmente quelli dei primi turni, dove si giocano contemporaneamente decine di incontri. Le sorprese sono tante. Troppe.

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Daniele Bracciali

C’era una interessata statistica che dimostrava che giocatori vincitori o grandi protagonisti di un torneo, in quello dopo, contro ogni pronostico, uscivano presto, al primo o secondo turno. L’accumulo di stress, dicevano…

Sette anni fa con una lettera all’Essa (l’organizzazione dei siti di scommesse europei online) Gayle Bradshaw, vicepresidente dell’Atp, squarciò ufficialmente il muro di silenzio. “Il tennis è sporco”. Ma non si limito alla sola denuncia. Chiese anche che venissero effettuate delle “verifiche” sui conti scommessa di Navarra, Fognini, Seppi, Bolelli, Galvani e Sanguinetti. Sei italiani.

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Si parla in generale di circa 140 incontri truccati, fiumi di scommesse anomale, troppo anomale come nel Torneo di Sopot, città polacca tra Danzica e Gdynia, la cosiddetta Tripla Città: il russo Nikolay Davidenko numero 4 del mondo, perde contro il carneade argentino Martin Vassallo Arguello. Il punteggio: 6-2, 3-6, 1-2 e ritiro. All’apertura delle quote il russo è dato a 1.20 e Arguello a 5.75. A un’ora dal match le quote si ribaltano: su Betfair (il più grande sito di  betting exchange , cioè dove si può puntare o bancare) Davydenko sale a 3 e Arguello scende a l,51. Quando Davydenkosi si ritira, Arguello sta a 1,35. Sul match giocati oltre 6,5 milioni di euro. Scatta una inchiesta, l’evento viene annullato per le scommesse. E non era neanche la prima volta. Era già successo quattro anni prima, quando furono sospesi i pagamenti delle della partita fra Yevgeny Kafelnikov e Fernando Vicente nel torneo di Lione. Ma questa volta è diverso, è l’apertura di un fronte, crolla il tempio del tennis, si decide di infrangere il muro del silenzio.

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Roger Federer

L’Equipe e il settimanale “Journal de dimanche” rimestano nel fango sino ad ora coperto e sparano a zero. Il cuore del marcio sono gli italiani, undici tennisti professionisti hanno un conto personale su un sito (Interwetten.com) e scommettono. E fa anche i nomi, “Potito Starace, Daniele Bracciali, Federico Luzzi, Giorgio Galimberti e Alessio Di Mauro”. Sono gli italiani che “aggiustano” gli incontri. Hanno preso il posto dei russi che prima la facevano da padroni. Alcuni di loro (Starace, Di Mauro, Luzzi) ammettono le puntate, ma non sul tennis, altri come Bracciali assicurano di aver smesso col vizietto.

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Michael Franzese

L’Atp ha avuto a libro paga un ex mafioso di Cosa Nostra Michael Franzese, gli ispettori della Safir Rossetti (un’agenzia di investigazioni private, gestita da un ex poliziotto) e due agenti di Scotland Yard. Michael Franzese, figlio del boss napoletano John “Sonny” Franzese (in “Goodfellas”, il film di Martin Scorsese c’è un Michel Franzese ispirato proprio a lui) gestiva per Cosa Nostra le scommesse, aveva le mani in pasta in tutto il sottobosco del gioco americano. A Miami l’Atp radunò per lui tutti i tennisti. “In prima fila c’erano Federer e Nadal, il mio compito era quelli di far capire la pericolosità del fenomeno incontri truccati. Ricatti, persecuzioni. Anche la vita. Quando ero in Cosa Nostra, negli anni 80, mi occupavo proprio di queste cose. Una volta che agganciavo un atleta non lo mollavo più, non aveva modi di tirarsi indietro… ”  

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Il mondo del tennis è attraversato da una serie di incontri truccati. Il fenomeno è decisamente molto più ampio di quello sino ad ora accertato. La tendenza continua ad essere minimizzare. Fin quando si può.

Sull’onda del catastrofico arbitraggio della portoghese Marianna Alves, (una delle tre donne al mondo ad avere la certificazione Gold dall’International Tennis Federation, cioè il massimo possibile) del quarto di finale degli Usa Open 2004 tra Serena Williams e Jennifer Capriati venne decisa l’introduzione della tecnologia finora utilizzata solo per le moviole televisive. Ed è stata una svolta. L’ingresso nel 2005 dell’hawk-eye ha regolarizzato senza alcun dubbio i risultati dei match di tennis. Almeno per quello che riguarda la valutazione di palle dentro o fuori le linee di delimitazione del campo. Ma per un occhio di falco infallibile, ancora troppi occhi chiusi per tutto il resto.

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