di Ottorino Gurgo
C’è una parola che da qualche tempo è entrata di prepotenza nel lessico parlamentare e che la cronaca recente ha reso di gran moda. Questa parola è “canguro”. Si tratta di una prassi – che sembra aver trovato ampia diffusione con il governo di Matteo Renzi – che consente di votare gli emendamenti raggruppandoli per contenuti analoghi per cui, approvato o bocciato il primo, decadono tutti gli altri
In più d’una occasione il “canguro” si è rivelato l’arma vincente contro l’ostruzionismo, l’unico metodo, a detta dei suoi sostenitori, in grado di evitare, come è accaduto in casi recenti, che l’ostruzionismo delle opposizioni possa bloccare l’attività legislativa impedendo l’approvazione di questo o quel provvedimento. Ciò accade soprattutto da quando l’ostruzionismo ha cambiato forma e viene attuato non più attraverso interventi fiume, ma con la presentazione di migliaia di emendamenti.
Facciamo una premessa: non riteniamo l’ostruzionismo una pratica per principio deplorevole. L’ostruzionismo, il filibustering del Parlamento inglese, ha tradizioni tutt’altro che spregevoli e ad esso sono legate pagine appassionate e appassionanti della nostra storia parlamentare.
Pensiamo all’ostruzionismo praticato nel 1899 contro i provvedimenti di stampa e di pubblica sicurezza del governo Pelloux e, in epoca più recente, alle performances del missino Giorgio Almirante contro l’istituzione delle Regioni, di Luigi Pintor del Manifesto che parlò per ore, ripercorrendo tutta la storia della musica, contro il decreto che prevedeva l’aumento dell’Iva sugli strumenti musicali, della pattuglia radicale contro la legge Reale (Marco Boato, che detiene il record mondiale di questo tipo di opposizione, parlò per diciotto ore e cinque minuti).
Non vorremmo apparire come laudatores temporis acti, ma non si può fare a meno di constatare che si trattava di un ostruzionismo ben diverso da quello attuale che consiste nel rovesciare sul tavolo delle presidenze dei due rami del Parlamento migliaia e migliaia di emendamenti, il più delle volte ripetitivi e privi di senso che, a ben vedere, costituiscono un vero e proprio insulto alla dignità delle istituzioni.
Per reagire a questa brutta forma di opposizione, è nato il “canguro” (ora anche in versione “super”) che elimina di netto le proposte di modifica buttando dalla finestra il bambino con l’acqua sporca, facendo, cioè, finire nel cestino anche quelli emendamenti che saggezza avrebbe voluto fossero tenuti nella dovuta considerazione. Diciamolo senza infingimenti: è una soluzione orrenda. La democrazia si articola nel dibattito, nel confronto, nella contrapposizione tra punti di vista differenti. E’ sintesi di opinioni che possono essere tra loro anche in radicale contrasto.
Ma il “canguro” elimina tutto questo e riduce il dibattito ad un monologo della maggioranza. Si dirà – ed è vero, verissimo – che la maggioranza ha diritto di governare ; un diritto sacrosanto il cui esercizio non può essere impedito da manovre paralizzanti dell’opposizione. Ma non è forse compito della politica riuscire a superare situazioni di stallo, impedendo il “muro contro muro” e ripristinando le condizioni di un corretto confronto democratico ?
A rifletterci, dunque, è proprio questo che lo scontro tra un ostruzionismo ottuso e la soppressione di ogni possibilità di dialogo sancisce: il fallimento della politica, la testimonianza della sua impotenza. Di questo fallimento e di quest’impotenza sono colpevoli tutti e in pari misura, la maggioranza come l’opposizione.