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Italiani brava gente
Fino all’estinzione …

di Giovanni Pasàn

Una volta si mettevano i fiocchi (rosa o azzurro) fuori ai portoni per annunciare la nascita di un bambino. Ora bisognerebbe mettere una campana, e farla suonare all’impazzata. Non nascono più bambini, guardi le statistiche e ti rendi conto di vivere in un Paese passato in un frullatore. Ci si accapiglia per la stepchild adoption, ma non gliene frega niente a nessuno che un uomo ed una donna in Italia non vogliono fare più figli

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Nel 2015 le nascite sono state 488 mila (8 per mille residenti), quindicimila in meno rispetto al 2014. Si tocca così un nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia, dopo quello del 2014 (503 mila). Nel 2015 la popolazione residente in Italia si riduce di 139 mila unità (-2,3 per mille). Al primo gennaio 2016, la popolazione totale è di 60 milioni 656 mila residenti. Sono passati sette anni ma non è cambiato nulla. Nel 2009 si festeggiava il superamento del muro dei sessanta milioni. Siamo ancora lì. Al primo gennaio 2016, la popolazione totale è di 60 milioni 656 mila residenti e gli stranieri residenti sono 5 milioni 54 mila (8,3 per cento della popolazione totale). La popolazione di cittadinanza italiana scende così a 55,6 milioni, conseguendo una perdita di 179 mila residenti.

italiandolceItaliani, brava gente. Siamo il ventunesimo paese al mondo per popolazione e la centesima parte degli abitanti del globo. Siamo cresciuti (di cinque centimetri negli ultimi cinquant’anni) e ci siamo moltiplicati per anni, fin quando non abbiamo deciso di non “volere” più figli. Siamo il doppio di quanti eravamo nell’Ottocento. Siamo tanti quanti i francesi e gli inglesi, meno dei tedeschi (- 22 milioni), più degli spagnoli (+ 20 milioni), meno di turchi ed etiopi, la quinta parte degli americani, la ventunesima dei cinesi.

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Siamo più belli, più longevi, più vecchi e più poveri. Abbondanza di lombardi cinque milioni di siciliani, altrettanto di campani e pugliesi, un milione e mezzo di liguri. Emiliani e romagnoli oltre i quattro milioni. Parliamo 145 dialetti più il politichese, il calcio da bar e l’inglese d’occasione, yes we can. Scommettiamo come pazzi su giochi, lotterie e bollette sportive fino a dilapidare circa cinquanta miliardi di euro in un anno. La vecchia schedina non tira più. Il sospirato tredici non è più in cima ai nostri sogni. Undici milioni di italiani sono fedelissimi del Lotto. Vorremmo un casinò in ogni regione oltre alle quattro case da gioco esistenti. Ci infogniamo nelle sale del Bingo, la tombola elettronica per vecchie signore e pensionati.

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Eravamo latin lover, siamo diventati tronisti nel salotto televisivo di Maria De Filippi, seduti su un “trono” alla ricerca dell’anima gemella, naturalmente fornita di tutte le grazie moderne, fondoschiena a mandolino, tette senza interventi della Silicon Valley, broncio alla Brigitte Bardot, gambe cinematografiche e, dalla parte delle donne, uomini più somiglianti a Brad Pitt che a Matteo Renzi. Cresciamo a nutella sopravvivendo alla mucca pazza, all’aviaria e all’ultima insidia dei maiali. Da una vita eleggiamo una miss, anche se non più a Salsomaggiore Terme, senza mai portarla però a vincere il titolo mondiale delle miss. Continuiamo a cantare a Sanremo, quest’anno ci siamo ritrovati ancora una volta allo Stadio.

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In 63 anni abbiamo eletto dodici presidenti della repubblica, più del doppio presidenti del consiglio e abbiamo cambiato governo un mucchio di volte che neanche vale la pena di contare. Usciti dall’Azione Cattolica, per non morire democristiani siamo diventati cattocomunismi, poi un Cavaliere ci ha confuso le idee fin quando non è arrivato un boy scout e non ci abbiamo capito davvero più niente. Andavamo a letto con Carosello, ci addormentiamo con Porta a Porta. Più della libertà, amiamo il menefreghismo, l’egoismo e il consumismo tra mammoni e fannulloni.

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Siamo passati dal nightclub alle discoteche. Se andiamo in tv, è fatta. Siamo un popolo di grandi fratelli e di famosi sulle isole. Siamo cresciuti nel sogno di Sophia, donne, carne, amore e fantasia, tutte burro e miele. Il nostro uomo più affascinante è stato l’Avvocato di Torino, poi è arrivato Briatore. Amen.
Guidiamo milioni di auto e pigiamo sui tasti di milioni di telefonini. Abbiamo coste per 7.458 chilometri, appena quattrocento non risultano balneabili ma sul resto succede di tutto. Viviamo di calcio e maccheroni. Litighiamo su tutto. Abbiamo stretto la borsa e allargata la famiglia. E così una moglie tradita e non risarcita aprì la voragine di Tangentopoli. Giochiamo sempre in contropiede, di controbalzo e in controcanto. Siamo italiani, tutto e il contrario di tutto. Il mondo ci critica con furore, ma ci invidia. Abbiamo sempre una risorsa per stupire. Finché non ci estinguiamo…

 

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