Angelo Vaccariello

Giornalista esperto di economia e Mezzogiorno Ora si occupa di marketing e comunicazione.

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La questione settentrionale

di Angelo Vaccariello

Tanto tuonò che piovve. Alla fine Confindustria Napoli, come ampiamente previsto, ha detto no al candidato alla presidenza di Viale dell’Astronomia, Francesco Boccia. La Giunta di Palazzo Partanna, guidata da Ambrogio Prezioso, ha scelto Alberto Vacchi. Nulla di strano, solo che Francesco Boccia è un campano doc. Peccato per lui che i “napoletanissimi” industriali di piazza dei Martiri mai avrebbero potuto appoggiare alla presidenza nazionale un salernitano

Alberto Vacchi e Vincenzo Boccia

Vacchi e Boccia

La decisione è stata presa in una lunga e infiammata riunione durante la quale la Giunta ne è uscita abbastanza spaccata. Su 57 imprenditori, infatti, solo venti hanno scelto il numero uno del gruppo Piccola, mentre 37 hanno preferito il bolognese Vacchi. La decisione, per alcuni versi, è clamorosa ma non sorprendente. Non si capisce bene quali siano i motivi che hanno indotto degli industriali del Sud a votare uno del Nord.

Bruno Scuotto

Bruno Scuotto

Tanto è vero che sui social network si è scatenato un vero e proprio putiferio di commenti. Un esponente importante della società civile partenopea oltre che un imprenditore impegnato, Bruno Scuotto, scrive sulla sua bacheca: “37 no ad un uomo che rappresenta al meglio il nostro mezzogiorno, che punta sui driver della crescita e dello sviluppo legati alla valorizzazione, al merito e all’innovazione, 37 no ad un evidente vantaggio esperienziale e di conoscenza della macchina confindustriale, 37 voti che non guardano all’appartenenza, ai contenuti e ai programmi. Ma a cui ” qualcuno” ha detto di votare così, 37 si ad un uomo del nord e della grande impresa, ……se interrogate quei 37 vi diranno che Brambilla dei 5 stelle non può fare il sindaco di Napoli per il cognome che porta e perché è di Monza……Che terra la nostra terra..…se va come deve andare li vedrete tutti e 37 precipitarsi a giurare fedeltà e appoggio da tempi non sospetti (…) Ho la grande soddisfazione di non essere stato come loro, di aver messo gli attributi sul tavolo e di aver detto come la penso, senza timori reverenziali, senza calcoli matematici, scegliendo secondo coscienza e senza paura”.

Non uno sfogo, ma un vero e proprio atto d’accusa. L’incapacità di fare sistema, di operare insieme al di là di interessi personali, di “gruppo”. Le esigenze del territorio passano in secondo piano, si perseverano altre logiche e, soprattutto, altri interessi.

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Alberto Vacchi e Luca Cordero di Montezemolo

Cosa emerge da questa decisione? La corsa di Francesco Boccia non è ancora compromessa: solo un pugno di voti lo separa, in fondo, da Vacchi. Vedremo cosa succederà. La lettura del fatto, però, è un’altra: Antonio D’Amato, ex numero uno di Confindustria, ha ancora una volta dimostrato la sua forza a Napoli e in Campania. L’imprenditore, infatti, ha da tempo sposato la causa di Alberto Vacchi (bolognese patron di Ima, azienda leader nella produzione di macchine automatiche, sostenuto, anzi lanciato al vertice di Confindustria dall’altro bolognese Luca Montezemolo)  e ha voluto che anche i suoi colleghi campani (almeno quelli a lui vicini) lo appoggiassero. Pare chiaro, infatti, che dopo Napoli anche Benevento e Caserta bocceranno l’imprenditore salernitano.

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Antonio D’Amato

Perché don Antonio è cosi attivo sul fronte industriale? Confindustria è come un partito politico: né più, né meno. E come tale deve essere gestita perché significa avere in mano un potere forte anche se negli ultimi anni è andato scemando.

C’è, però, anche un motivo personale. D’Amato, secondo molti spifferi, ha puntato Il Sole 24 Ore: l’imprenditore, infatti, vorrebbe prendere il posto di Benedini al vertice del consiglio di amministrazione del giornale. E quale modo migliore per farlo dimostrando di essere ancora un uomo potente?

 

 

 

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