di Adolfo Mollichelli
Dimenticata Udine, furore sul Verona. A meno 6 fa freddino ma era obbligatorio tornarci dopo lo scatto della Juve a Milano. La corsa continua perché i numeri consentono ancora barlumi di speranza
Il flash mob non riuscito in piazza diventa scena madre (amore e rabbia) nella casa madre sanpaolina.
Travolti i tuttineri con numeri fosforescenti della città di Giulietta che, secondo gli storici partenopei, soltanto Romeo considerava illibata. Tre a zero, due pali e zitti e a casa. Sorry Gollini, veramente bravo e in odore di futuro azzurro.
Era la prima volta senza Higuain quattro volte quattro appiedato dall’anticipatore (di notizie) Tosel. La prima volta senza il Pipita che segna(va) sempre lui (30 gol in 31 partite). E senza Sarri sostituito in panchina dal fido Calzona in maglietta a maniche corte. E senza Koulibaly e Mertens.
Sul muro del pianto per la perdita del bomberissimo (vedrete, ci sarà lo sconto) si staglia il volto di quel bravo figlio del sostituto del Pipita – in tribuna a godersi maschere e sei tutti noi – che è Gabbiadini il bergamasco dal nome spagnolo: Manolo e ole’. Non giocava dall’inizio dai languori settembrini (pari ad Empoli) e una volta fuori dall’Europa, che era la sua valvola di sfogo, c’era il rischio che il giovanotto perbene avesse perduto la gamba (come dicono i commentatori in tv, che poi non ho mai visto un calciatore giocare con stampella, alla Toti) o che avesse qualche buco negli zebedei per le tante, troppe panchine.
Pipita non ci sei? Calma, ci sono io, Manolo. Ti ricordi? L’anno scorso tra Samp e Napoli misi insieme un bottino di venti reti, non poche vero? Ora sono fermo a due, ma niente paura che con me in campo si vince o mal che vada si pareggia, come si dice a Napoli sono ‘nu curniciello, porto bene. Palo di Insigne. Palo di Gabbiadini. Paratone di Gollini. Ma vuoi vedere che il fatal Verona fanalino di coda…ma no non è possibile.
Torna brioso il calcio degli azzurri che hanno di nuovo Reina tra i pali e Chiriches il rumeno per Koulibaly e David Lopez per Allan. E Gabbiadini il sereno per Higuain l’isterico. Un po’ di prove, poi Hamsik pesca Callejon che la piazza forte e sulla respinta di Gollini arriva Manolo che di testa per poco non buca la rete. Ordalia consumata. I figli di Giulietta, hai capito!, sono belli e fritti e
non sanno, non possono, opporsi al fiume azzurro che scorre impietoso.
E arriva il raddoppio che chiude i conti. Rigore di Insigne, dodicesimo centro. Espulsione di Soupradyen, un nome da supposta, che già una volta aveva tentato di infilarsi da dietro nell’esile corpo di Callejon che sarà autore del tris da centravanti su assist di El Kaddouri.
Giudizi sparsi. Hamsik ha giocato e pennellato da artista. Quello visto ad Udine era senz’altro il gemello, brutto. Su Gabbiadini si può e si deve contare. Fossi Conte lo porterei in Francia.
La rosa del Napoli è più che buona, sono quasi tutti nazionali. Ci sono rincalzi cosiddetti all’altezza dei titolarissimi cosiddetti. Saperli far ruotare al momento giusto spetta a chi di dovere, a chi li segue ogni giorno.
A volte il titolarissimo può pensare: sbaglio o non sbaglio, tanto ho il posto assicurato. Uno solo stona in questo gruppo: il povero Valdifiori che, guarda caso, fu acquisto personale di Aurelio Primo.
Buon proseguimento, azzurri.