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Virginia e Chiara. Renzexit

 di Gianpaolo Santoro

Roma-Torino-Napoli, Raggi-Appendino-De Magistris. Il Paese si ritrova stordito, frastornato, imbambolato dopo una domenica di finta estate con la gente che cammina sulle acque come fece qualcun altro, ma questa volta non è un miracolo, la passerella vera è quella delle urne: spira forte, sempre più forte il vento della ribellione antirenzista. Una prova generale per il referendum Costituzionale

matteo-renzi-mani-765214Ve lo ricordate quel Renzi sborone di due anni fa, il sorriso complice e sornione che con finta modestia non volle festeggiare l’eurosuccesso? Parlava con naturalezza di un Pd del quaranta per cento, di linguaggio di verità, di prima forza d’Europa, di volontari del tortellino, di un nuovo partito della nazione, così come aveva ipotizzato Reichlin, e di Mike Buongiorno: perché questo era solo l’inizio del giro del mondo con ottanta euro, perché lui non lasciava ma raddoppiava e affondava il piede sulle sue riforme, insomma il battesimo del renzismo, chi sta con me bene, chi sta contro di me peggio per lui. Siamo l’Italia dei prossimi venti anni.

E poco dopo, sull’onda di quella affermazione, si disegnò su misura la nuova legge elettorale, con quella soglia del 40 per cento (che combinazione!) che se raggiunta al primo turno prevede un super premio (altro che legge truffa di Acerbo) di maggioranza che si traduce in 340 seggi, cioè il 55 per cento del totale?

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Virginia Raggi, il sindaco di Roma

Ve lo ricordate insomma il Renzi rottamatore e mattatore, il nuovo che avanza, il Paese ai suoi piedi, Firenze ed i toscani peggio di Avellino e gli irpini ai tempi di don Ciriaco, il potere che non logora e vive felice che tutto crea e tutto disfa, il codice stravinci, il boy scout viola che mette in castigo la prima e  la seconda repubblica, vecchi tromboni e vecchie regole, che cancella i sindacati, che neutralizza la stampa, mettendo la Rai ai suoi piedi e sistemando gli amici e gli amici degli amici alla guida dei maggiori quotidiani del paese, cose che un bulgaro si vergognerebbe, ve lo ricordate insomma l’uomo della Provvidenza, delle Banche e della Costituzione?

Chiara Appendino

Chiara Appendino, sindaco di Torino

Ebbene quel Renzi sborone, arrogante, presuntuoso è stato clamorosamente bocciato dagli elettori, il suo Pd deriso a Napoli, dove non è arrivato neanche al ballottaggio, stracciato ed umiliato a Roma, superato a Torino, la città più strutturata dell’arcipelago comunista, la città Chiamparino e di Fassino, impegnato sino all’ultimo voto e all’ultimo respiro a Milano, il suo Pd, insomma, alla prima verifica del voto vero (non le impalpabili Europe aiutate dalla mancetta) ha rivelato tutte le sue debolezze, le sue fragilità, le sue inconsistenze di idee, uomini e progetti.

Il Pd ha perso a Roma, Napoli, Torino città dove negli ultimi 25 anni ha governato più o meno per 20 e più anni, un sistema di potere consolidato che si è andato sfaldando, non è bastato neanche guidare le tre regioni (Zingaretti, De Luca, Chiamparino) per riuscire a scamparla. A Milano, per vincere Renzi ha dovuto schierare un uomo non del Pd, Sala, sull’onda dell’Expo, “un calcio di rigore” l’aveva definito il premier. Ed anche lì…

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De Magistris, sindaco di Napoli

Renzi ha tentato il giochetto di spoliticizzare queste amministrative, un’astuzia infantile quando sulla carta sono chiamati tredici milioni di italiani al voto, quando in gioco c’erano capitali come Roma, Milano, Napoli, Torino, una lunga campagna elettorali piena di sgambetti (l’esposto) e nefandezze (voti comprati e malaffare).

Una prima, grezza, artigianale analisi del voto dice che se Renzi va al ballottaggio con il M5Stelle perde, se va contro il centro destra vince e che due giovani e solari ragazze hanno fatto cambiare pagina al Paese, la Raggi e l’Appendino, perché c’era voglia popolare di riscatto e di rivincita. E, comunque la si pensi, questo è un segnale positivo.

 

 

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