di Gianpaolo Santoro
Ma che cos’altro deve ancora succedere, quanto altro sangue innocente si deve versare, quante lacrime, quale altro schiaffo umiliante e mortale deve subire la Francia, simbolo ormai del fallimento della decantata società multiculturale? Maledizione della grandeur, la fine di un Impero con il ripiegamento dall’Indocina e dall’Algeria e l’ingombrante eredità di milioni di cittadini che di francese hanno solo i documenti e non il sangue, la storia, la memoria. La religione. L’appartenenza.
Quattro stragi in un anno e mezzo, Charlie Hebdo, il supermercato “Hyper Casher” kosher di Vincennes, il Bataclan, la Promenade des Anglias, centinaia di morti, una valanga di feriti, lutti, dolore, rabbia: un Paese sfregiato, violato, indifeso. Inerme. Colpevole.
Solo pochi giorni fa, a fine maggio, durante un’audizione a porte chiuse all’Assemblea nazionale francese, il direttore generale della Dgsi (i servizi francesi per la sicurezza interna) Patrick Calvar ha affermato di “essere convinto che lo Stato Islamico in Francia sarebbe passato alla fase delle autobomba”. Cinquanta giorni dopo Nizza, il camion kamikaze. Una mattanza annunciata. Un altro insanguinato tassello per la commissione parlamentare d’inchiesta Fenech-Pietrasanta sugli attacchi terroristici dell’ultimo anno e mezzo.
Tredicimila sono gli uomini dei servizi segreti francesi incaricati di proteggere i cittadini della République, ma il fallimento è totale. E’ incomprensibile giustificare, capire, come soggetti noti alle forze dell’ordine, abbiano potuto operare a piacimento e compiere quattro stragi, una serie di delitti, ed altre azioni terroristiche siano state sventate solo per fortuna ( come quei coraggiosi passeggeri che sul treno Thalys Amsterdam-Parigi, nei pressi di Arras, riuscirono a neutralizzare un marocchino con un fucile che minacciava una strage).
Ma come è possibile si chiede il presidente della commissione d’inchiesta Georges Fenech “che Abdelhamid Abaaoud, ed i suoi complici, (quelli di Molenbeek ndr), siano stati in grado di muoversi a piacimento, mentre erano già stati fermati, controllati, condannati o soggetti a un mandato d’arresto? E come possibile che abbiano potuto poi scatenare il terrore in Francia e Belgio, prima al Bataclan e poi all’aeroporto di Zaventem…”
E mi chiedo, ma come è possibile, io non voglio crederlo, che sia stato fermato Lahouaiej Bouhlel alla guida di un “mostro” di quindici metri e che abbia detto che “portava gelati” e che nessuno abbia controllato il carico, nessuno abbia fatto la più sciocca delle verifiche.
Superficialità, incapacità, incompetenza. Oggi i servizi francesi sono un arcipelago di sigle e di servizi “indipendenti”. Dal Ministero della Difesa dipendono la direzione generale per la sicurezza esterna (Dgse), preposta alla ricerca e all’utilizzo delle informazioni ai fini della sicurezza della Francia, e la direzione delle informazioni militari (Drm), organismo inter arma che adempie alle esigenze informative delle Forze Armate. Dal ministero dell’Interno dipende la Direzione Centrale delle Informazioni Interne (Dcri), frutto della fusione della direzione per la sicurezza del territorio (Dst) e del Renseignements Généraux (Rg) e alla quale sono stati assegnati compiti di protezione economica, controterrorismo, controspionaggio all’interno del territorio francese e informazioni tecnologiche.
Un sistema farraginoso, senza coordinamento, fatto di competizione ed invidie, come accade spesso nel mondo delle divise. Una intelligence stupida. Nella relazione della commissione d’inchiesta si legge: “Durante i nostri viaggi all’estero abbiamo visto come nessun servizio israeliano, greco, turco o americano, sia stato in grado di identificare chiaramente la loro controparte responsabile del controterrorismo in Francia”. Una baraonda.
Ma magari fosse solo questo. L’interrogativo che la Commissione pone ad Hollande ed al suo governo fantasma è addirittura un altro.
Quale corpo speciale debba intervenire nel caso di un attacco terroristico in Francia. Tocca alla Brigade de Recherche et d’Intervention (Bri) o alla Force d’Intervention de la police Nationale (Fipn)? E’ tutto aleatorio. Al momento serve un ordine specifico del governo, mentre il coordinamento è affidato al Ministero dell’Interno, che sovrintende anche al servizio segreto interno.
Ma chi ha il compito di dare le direttive, di prendere le decisioni, di stabilire le azioni da intraprendere? Gli interrogativi della commissione d’inchiesta sono una pugnalata al governo Hollande che ha prorogato lo stato d’emergenza e annunciato che “Il nemico continuerà a colpire i popoli e i paesi che hanno la libertà tra i valori fondamentali“. Un presidente troppo piccolo per un Paese, nonostante tutto, troppo grande.