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La giustizia fatta con i piedi

di Gianpaolo Santoro

Calze e mezze calze. Toghe e mezze toghe. Siamo del resto un Paese di mezzo, si sa.  Magistratura nell’occhio del ciclone. Sempre. E’ il nostro destino. Ma una volta tanto non parliamo di sentenze giuste, ingiuste e politiche. Da mani pulite a piedi sporchi. Si, di una giustizia fatta coi i piedi. E dello schizofrenico  tritacarne mediatico-politico al quale ormai ci siamo colpevolmente assuefatti

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La giustizia fatta con i piedi

La foto della bella Simona e del mascalzone latino che in un’esplosione di feticismo le bacia con deferenza i piedi è la foto dell’estate, potete scommetterci.

E non solo a Trani, dove si, sono un poco strani, soprattutto in Procura: stanno a meta strada fra Andria e Barletta, ma credono chissà perchè di stare a Bruxelles, ed hanno messo sotto accusa mezza Europa della finanza, a cominciare dalla Deutsche Bank (per le operazioni di vendita di titoli di stato italiani nel 2011 per un valore di 7 miliardi) a finire alle principali agenzie di rating mondiali, Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s responsabili di aver tagliato il rating italiano ingiustificatamente e manipolato il mercato. Per non parlare delle indagini sul tasso Euribor, delle accuse di usura a Bankitalia e ministero dell’Economia…

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Manie di grandezza. A Trani sono fatti così, mangiano la “pelosa”  “pelosa” della Madonna dei Sette Dolori, bevono “la Sciaqquetta, ascoltano Radiobombo e non ascoltano i pettegolezzi, le sere sono noiose ed ogni tanto bisogna pure inventarsi qualcosa o far festa, o no? E se uno fa il magistrato con chi deve far baldoria, la cittadina quella è, cinquantamila anime vecchi e bambini compresi, ci si conoscono da sempre, tutti allo stesso liceo, tutti all’università di Bari. E si sa, come è logico che sia, tutto di tutti, vizi privati e pubbliche virtù.

A cominciare dalla intraprendente Procura d’assalto messa a nudo dall’ex gip Roberto Oliveri del Castillo nel libro “Frammenti di storie semplici”, che racconta pasticci e misfatt, vicende reali che vedono come protagonisti proprio i magistrati attualmente in servizio a Trani, anche se sono omessi nomi e cognomi, noblesse oblige, una toga è pur sempre una toga.

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Il giudice e l’avvocato 1

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Il giudice e l’avvocato 2

Una festa di compleanno, gavettoni e scherzi, si fa finta di stare a Le Pirate a Roquebrune-Cap-Martin, dove ci si diverte rompendo tutto e il conto alla fine è amaro, si paga tutto ed anche di più. Alla festa delle toghe, chi sbaglia paga pegno e la penitenza può essere il baciapiede della bella magistrata, abbronzata e sorridente, per niente infastidita, tutt’altro. L’avvocato mascalzone che fa il baciapiede al pm, una bella storia. Di certo, un cafonal clic d’eccellenza. Che poi il giudice Simona Merra e l’avvocato Leonardo De Cesare di foto insieme, più o meno abbracciati, ne abbiano più di una, è un altro discorso. Fatti loro. Ci mancherebbe. Paga sempre pegno l’avvocato…

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Raimondo Mesiano

Storie di toghe, storie di fetish. Ma vi ricordate il terremoto dei calzini turchesi che sferzò il mondo della magistratura e della comunicazione, scosse l’associazione nazionale magistrati, il parlamento e l’animo sensibile del ministro Franceschini, che una volta era sempre in prima fila a sparare la sua fregnaccia, dalle dimissioni di Bondi per il crollo di un muro a Pompei dopo un violento temporale, alla battaglia di impegno civile dei calzini turchesi che lanciò a Chieti, nell’ultima domenica di campagna elettorale per le primarie del Pd: orgoglioso, petto in fuori e bordo del pantalone alzato alle televisioni annunciò fiero “Oggi non rispondo alle domande, inquadratemi solo i calzini…”  

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Franceschini, la “battaglia civile” del calzino turchese…

E il responsabile della giustizia di allora del Pd, siamo del 2009, Lanfranco Tenaglia?Una violazione inaudita ed inquietante della privacy, il tentativo di instillare una presunta devianza nell’opinione pubblica”. L’Anm chiese addirittura lo sciopero con il duo duro e puro Palamara-Cascini. “Siamo esterrefatti e indignati per la gravissima campagna di denigrazione e di aggressione da parte dei giornali e delle televisioni del gruppo Fininvest”. Scrissero anche una lettera aperta al presidente della Repubblica Napolitano. “La magistratura italiana e l’Associazione nazionale magistrati sono vivamente preoccupate per la grave tensione che coinvolge le istituzioni del Paese e rischia di alterare l’equilibrio tra i poteri dello Stato”. E  Beppe Giulietti, una volta feroce guardiano del servizio pubblico televisivo sentenziava. “Si respira un’aria che ricorda un po’ i bei tempi del Kgb, quando, a prescindere si pestavano i soggetti. Sento tirare un po’ l’aria putiniana”.

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Raimondo Mesiano

“Alla faccia del bicarbonato di sodio” avrebbe detto Totò, ma che diavolo sarà mai successo per incrinare e rischiare di alterare addirittura gli equilibri dello Stato? Un tentativo di golpe, di nuovo la guardia forestale al bivio del raccordo anulare della Capitale, una loggia massonica, una P3 ancora più estesa e ramificata che tramava contro di noi? La “bomba” che rischiava di sconvolgere l’Italia era stato un anonimo servizio a Mattino5 sul giudice del Csm, Raimondo Mesiano, autore della sentenza Fininvest-Cir (sbagliata di una settantina di milioni di euro a favore di De Benedetti, ma capita…), ripreso mentre andava a tagliarsi i capelli e sorpreso a fumare una sigaretta su una panchina con mocassini chiari e calzini turchese.

Apriti cielo: abbiamo rischiato tanto. Il Garante della privacy venne invocato da tutti, c’era la fila a sinistra in difesa delle calze del giudice, c’era in gioco la democrazia. ” Non crediamo – scrivevano i vertici delle associazioni dei magistrati- che esistano precedenti simili in Italia, per denigrare una persona e delegittimare una funzione essenziale e delicata per la civile convivenza in uno Stato di diritto…”

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Giovanni Legnini

Torniamo a noi. La bella pm Simona Merra che indagava sul disastro ferroviario (23 morti) nelle campagne tra Andria e Corato ha abbandonato l’inchiesta ( e per solidarietà l’hanno seguita altri due magistrati). L’avvocato che le baciava il piede è il difensore del capostazione di Andria, Vito Piccarreta. Ragioni di opportunità. Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini ha fatto sapere che una prima relazione è stata trasmessa dal procuratore generale di Bari Anna Maria Tosto e che gli atti che riguardano il caso del  baciapiedesono già in possesso della Procura Generale della Cassazione per la valutazione degli eventuali profili disciplinari“.

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Renzi, Boschi, Lotti, il trio del governo

Solo sette anni sono passati dal calzino turchese, ma siamo in un’altra epoca. Erano i tempi dei girotondi, del popolo viola, l’editto bulgaro, il nemico Berlusconi da abbattere con ogni mezzo. “El pueblo unido jamás será vencido” soprattutto se si hanno le toghe dalla propria parte.

Oggi è tutta un’altra storia. Abbiamo fatto il giro del mondo con ottanta euro per ritrovarci con il culo per terra, parlare di pluralismo alla Rai è diventato demodé, la riforma costituzionale si vota a colpi di fiducia e la legge elettorale è una barzelletta, pronta ad essere cambiata a convenienza. Siamo nel renzismo.

 

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