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Le macerie dell’ipocrisia

 di Gianpaolo Santoro

Ogni volte che la terra maledettamente trema, tremano anche le coscienze del paese. Ed è cosa buona e giusta ci mancherebbe. E’ il momento del dolore, delle ultime speranze. E’ il momento delle lacrime e dei funerali. E’ il momento della ricerca della verità e delle responsabilità, delle polemiche, del confronto e della propaganda (anche se non si dice). E’ il momento dell’ipocrisia

14159784_10209107444356526_1209789226_n Coesione, unità, salvezza, emergenza, solidarietà nazionale: tutti insieme, al di la degli steccati politici, “stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte, l’Italia chiamò!”. Non c’è membro del governo che non invochi le opposizioni ad un atteggiamento di grande responsabilità. Di logica collaborazione. Di affidabile partecipazione. Di lealtà istituzionale. Di convinta abnegazione agli interessi nazionali.

@Corriere

Interessi logici e nobili, oseremmo dire normali se non avessimo la consapevolezza di non essere un Paese normale. Un Paese dove davanti ad una sciagura, ai lutti ed al dolore, si pensa solo e soltanto all’interesse primario dei cittadini, senza calcoli speculativi, manovre politiche, ricerca di consensi. Quello che oggi Renzi ed i suoi ritengono l’unico atteggiamento possibile per una forza responsabile.

Già una forza responsabile. Già poi la maledetta memoria ci ricorda che il Pci di una volta ed il Pd di oggi non hanno esitato a rigirare il coltello nella piaga, ad affondare colpi mortali sulle macerie, le tendopoli, le lacrime e il dolore. Prendiamo il nostro terremoto, quello del 23 novembre 1980, quello dei nostri morti e del nostro sangue, quello dei ritardi, dei soccorsi che non arrivavano mai, del “FATE PRESTO” e del richiamo di Pertini, il Presidente.

Lav.casa

 

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Enrico Berlinguer

Che fa il Pci? Berlinguer solo cinque  giorni dopo il sisma riunisce la direzione del partito a Salerno, la città della svolta. Erano tempi di solidarietà nazionale, che significava Dc e Pci, insieme e Psi fuori dai giochi. Berlinguer da quelle drammatiche macerie non esitò a mandare il governo in macerie.  “La Dc non è in grado di dirigere il governo del Paese”. Alla faccia dei buoni sentimenti. Arnaldo Forlani dopo qualche mese fu costretto a dimettersi, nacque il governo Spadolini.

C’era stata la marcia dei quarantamila della Fiat, Craxi faceva paura. Berlinguer non ebbe esitazioni a scegliere tra l’interesse del Paese e quello del Pci.

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Silvio Berlusconi

Politica d’altri tempi si dirà, prima Repubblica, c’era ancora il muro, l’Europa era divisa, c’erano i confini e il Mediterraneo non era un cimitero. Facciamo un salto a L’Aquila allora, sette anni fa 308 morti, millecinquecento feriti, oltre sessantamila sfollati.

Berlusconi è nel suo momento migliore, ha stravinto le elezioni. A Onna, sui luoghi del terremoto, fazzoletto tricolore al collo celebra la Liberazione con i partigiani, qualcuno parla di riconciliazione.

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Dario Franceschini

 

Che fa il segretario del Pd Dario Franceschini? Tende una mano, tutti appassionatamente insieme, per superare questo maledetto terremoto? Ma neanche a parlarne. Va ad inaugurare a L’Aquila, una sede del Pd sotto una tenda, pensate un po’, e sferra il suo attacco. “ Gli abruzzesi hanno il diritto di non essere presi in giro, il governo lo sta facendo. E sul decreto non provino a mettere la fiducia…”

Parole che riascoltate oggi, con la fiducia sulla legge elettorale e sulla riforma costituzionale suonano come una beffa. Atroce. Quasi quanto il grande richiamo all’unità nazionale, l’ipocrisia di questi giorni.

 

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Un pensiero su “Le macerie dell’ipocrisia

  1. Daniele

    a In Onda su La7 un ospite, di cui non ricordo il nome, sabato 27 agosto ha detto che a qualche politico conviene di più inaugurare palazzi nuovi anziché avere una riqualificazione efficiente ed efficace del territorio. Con l’inaugurazione il politico può far vedere alle persone il suo impegno. Con le semplici opere di messa in sicurezza del territorio e degli edifici, invece, non c’è la “banda che suona”.

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