di Carlo Alberto Paolino
E’ l’ultima follia, i bumper jumper, gli uomini alati, gli Icaro del terzo millennio. Sono gli ultimi protagonisti dello sport estremo, qualcosa al confine tra la ragione e l’emozione. Ne sono morti tre negli ultimi giorni, tre italiani
Adrenalina, follia, protagonismo, la costante ricerca di spostare sempre in avanti l’asticella, sempre nuovi traguardi sempre nuovi limiti. Alla rincorsa di che cosa non è da sapere, sempre che sia qualcosa da raggiungere…
E’ come la favola di Icaro, come quando Dedalo e suo figlio Icaro, per scappare dalla condanna a morte di Minosse fuggirono dal labirinto del Minotauro costruendosi delle ali con delle penne che attaccarono al corpo con la cera. La raccomandazione era di non avvicinarsi troppo al sole, si sarebbe squagliata la cera e si sarebbe precipitati. Ma Icaro non resistette all’ebrezza del volo e si avvicinò lo stesso al sole…
L’ultima vittima Armin Schmieder, appena 28 anni, di Merano precipitato durante un volo con la tuta alare nel Canton Berna. Lo sconcertante antefatto del dramma spiega molte cose.
Tutto è avvenuto su Facebook: Schmieder prima di saltare nel vuoto (lanciandosi dall’Alpschelehubel, una montagna alta 2.279 metri 50 chilometri a sud di Berna) ha impugnato il suo smartphone e ha avviato il collegamento dicendo davanti alla fotocamera: “Oggi si vola con me”. Poi ha messo ha messo il telefono in tasca e non si è più visto nulla, si è soltanto ascoltato il suono del vento, quindi un urlo, il rumore di una caduta e il silenzio, seguito dal suono dei campanacci di alcuni bovini al pascolo nella zona. Una morte in diretta.
Terza vittima in una manciata di giorni. Il 17 agosto a Lauterbrunnen (Svizzera), a poco più di 50 chilometri da Kandersteg, aveva perso la vita Uli Emanuele, ventinovenne altoatesino finito contro una parete di roccia. Durante un lancio a Chamonix (Francia) , il 22 agosto era morto l’italo-norvegese Alexander Polli (31), che si era schiantato contro un albero. Entrambi, con i loro video di lanci in prima persona, erano diventati star del web.
Sembra di rivedere l’epopea del leggendario Patrick de Gayardon de Fenoyl , membro del “No Limits Sector Team”, l pioniere della specialità dello skysurf e il maggior sviluppatore e progettista della tuta alare, l’uomo di un famoso spot televisivo degli orologi Sector. Un pioniere.
Patrick de Gayardon de Fenoyl morì durante un volo di prova. Di lui scrisse La Gazzetta dello Sport “Ci sono uomini che con le loro invenzioni hanno cambiato il nostro modo di vivere. Altri, quello di sognare”.