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La vergogna della vergogna

di Gianpaolo Santoro

Cerchiamo di fare un ragionamento, semplice semplice. La vergogna della risoluzione Unesco, perché solo di vergogna si può parlare, sembra dalle parti nostre non avere un padre. Tutti cadono dal cedro, neanche un briciolo di dignità nell’assumersi la responsabilità delle proprie decisioni

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L’incredibile risoluzione Unesco sui luoghi santi, che ha deciso di far indicare in arabo l’area del Monte del Tempio ripetiamo è una vergogna dalla quale l’Italia ha scelto di non distinguersi. L’astensione ha rappresentato una offesa alla verità ed alla storia. Del resto il revisionismo storico è piaga maledetta. Basta ricordare quello messo in atto dai nazisti per negare le radici ebraiche in Germania.

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Joseph Frager

In questa sconcertante decisione dell’Unesco, c’è una cosa paradossale e allo stesso tempo drammatica che deve far riflettere come ha osservato Joseph Frager, uno dei leader del movimento americano pro Israele “Il nome arabo per il Monte del Tempio -Al Quds, in realtà sta per “Al Bayit Al Muqqadash” il tempio ebraico di Salomone (Beit HaMikdash). All’Unesco, ovviamente, si fa finta di non conoscere l’arabo..” 

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Benjamin Netanyahu

La fotografia migliore di quello che è successo all’Unesco l’ha fornita senza dubbio il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Dire che Israele non ha alcun collegamento al Monte del Tempio è come dire che la Cina non ha alcun legame con la Grande Muraglia o che l’Egitto non ha alcun collegamento con le piramidi…”

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L’Italia ha contribuito, come detto, ha questa vergogna astenendosi. Ma chi ha deciso questo atteggiamento suicida? Una decisione che non si può neanche agganciare a criteri di realpolitik (ma non sarebbe stata giustificata neanche in questo caso) visto che Stati Uniti e Germania hanno votato contro, quindi non ci si può nemmeno nascondersi dietro l’ipocrita velo che non ci si voleva distinguere dagli alleati tradizionali.

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Marco Carrai e Matteo Renzi

Come vecchia consuetudine italica si gioca a scaricabarile: Renzi dopo quattro giorni scopre il misfatto e si scaglia, contro tutti e nessuno. “Ho chiesto al ministro Gentiloni di spiegarmi che cosa sia successo. Una vicenda allucinante, incomprensibile, inaccettabile e sbagliata. Ho chiesto espressamente di smetterla con queste posizioni. Non si può continuare con queste mozioni finalizzate ad attaccare Israele. Se c’è da rompere su questo l’unità europea che si rompa”.  

E Gentiloni? Per ora tace. Però non aveva fatto altrettanto il giorno dopo la Risoluzione. Sul sito della Farnesina si legge la sua ampia soddisfazione di come erano andate le cose. “Esprimo la mia viva soddisfazione per la decisione presa all’Unesco sull’istituzione di un meccanismo di coordinamento per interventi di urgenza nelle aree di crisi. L’accoglimento della proposta italiana conferma il ruolo guida del nostro Paese nella difesa del patrimonio culturale a rischio di distruzione in aree belliche.”

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Gentiloni e Bernabè

E allora? Il rappresentante italiano si è consultato con la Farnesina o con Palazzo Chigi? Comunque logico è puntare il dito anche contro il presidente della Commissione nazionale per l’Unesco che dovrebbe vigilare e governare certi processi. Ma al vertice dell’Unesco tricolore c’è un certo Franco Bernabè, Bebè per gli amici, ex presidene Telecom, che proprio Matteo Renzi ha voluto in quel posto anche e, soprattutto, per le insistenze di Marco Carrai vicinissimo al Premier e socio in affari proprio dello stesso Bernabè. Già perché la Fb Group di Bernabè con la società israeliana Jonathan Pacifici & Partners è socia della Cambridge Management Consulting, società di Marco Carrai che a sua volta detiene una quota in una società di cyber security che si chiama Cys4. Una società quest’ultima nella quale è entrato con il 6 per cento del capitale un altro imprenditore israeliano, Ofer Malka.

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Intrecci, affari, equilibri, sino ad ora la corrente filoisraeliana del Giglio magico, sembrava salda e affidabile. Che cosa è successo? Molto ruota intorno a Bernabè, membro del Bildenberg, un uomo che viene descritto da chi lo conosce bene simile per temperamento ad Allen Dulles, storico capo della Cia “gentleman nei modi, un mistero nei fatti”. E siamo nel mistero. Una vergogna nella vergogna.

 

 

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