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Il vecchio e il mare

di Gianpaolo Santoro

Si è tuffato per una vita nei record. Nel 1960 scese a -45 metri, l’anno successivo a -50, nel 1962 a -51, nel 1964 stabilisce due record: -53 e – 54 metri. Il suo record è -101 metri conseguito nel 1988. Un ricordo di quella volta che Enzo Maiorca il signore degli abissi, non per colpa sua, non riuscì a coprire l’impresa…

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Enzo Maiorca

L’appuntamento era sulla terrazza dell’albergo Riviera, un pezzo di paradiso rubato dalla Costiera. Era seduto davanti ad un tavolino bianco in ferro e vetro, i raggi del sole riflettevano forte e sprigionavano mille riflessi ed esaltavano il volto segnato dal mare, le piccole rughe intorno agli occhi, la pelle bruciata dal sole. Sapeva di mare. Aveva un sorriso grande, franco, sincero. Gli occhi erano piccoli, vivaci, curiosi. Ti parlava e ti guardava dritto negli occhi. Sul tavolino aveva una gigantesca guantiera di zeppole, crema gialla ed amarene. Ne mangiava una dopo l’altra, un moto perpetuo. Un sorriso ed una zeppola. Conobbi così Enzo Maiorca, non era ancora il signore degli abissi.

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Enzo Maiorca il giorno del Vervece

Era il 1974, gli ultimi giorni di settembre, un autunno dolce e caldo, una vita fa. Parlammo a lungo su quella terrazza, lui era venuto per stabilire il nuovo record, 90 metri in profondità al Vervece, quel piccolo scoglio a forma di caprone di fronte al porto di Marina della Lobra, un’avventura per la quale si era straordinariamente spostata la Rai, tre ore di diretta, non era mai successo, neanche fosse il festival di Sanremo.

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Maiorca e Mayol,Ustica

Parlammo a lungo io e questo siracusano schietto e genuino, che amava la sua terra ma che amava soprattutto il suo mare, un amore viscerale, passionale, tempestoso. Ma prima di amarlo lo rispettava e, lo temeva, lo temeva. Tutti sanno che per andare sott’acqua la prima volta, adattò una vecchia maschera a gas, tanta era la voglia di provare, sperimentare, perlustrare. Pochi sanno, di quando in acqua per la prima volta conobbe la paura, quando capì che non bisognava mai fidarsi, mai sottovalutare nulla.

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Eravamo a casa mia, all’isola di Ortigia, – mi raccontò – ed ero per mare con la solita barca di amici. Il mare era una tavola, limpido, lucente, spettacolare. Sembrava un quadro. Ad un tratto fui accecato da un raggio di sole riflesso su un tappo di Coca Cola, lì a portata di mano. “Fermi tutti” dissi, mi tuffo un attimo lo levo dal fondo, è tutto così pulito… E non ci pensai due volte, giù in acqua… Il tappo di Coca Cola era li davanti a me, ad una bracciata… Ma poi, ogni volta si allontanava, un’altra bracciata e sarà mio, ma poi era ancora più giù.. Sempre più giù, giù, giù… Non riuscì mai a raggiungerlo, non so quanti metri erano, so che sembrava un miraggio…Arrivai in superfice con i polmoni che scoppiavano e la testa che scoppiava. E con una certezza. Non avrei mai più sottovalutato il mare…”

SUB: MAIORCA; I PRIMI 80 ANNI DEL RE DEGLI ABISSI / SPECIALE

Il tentativo di record a Marina della Lobra

Eravamo tutti giovani e pieni di entusiasmo, eravamo tutti alla caccia di quel record, un record che non ci fu mai. Eravamo un manipoli di giovani alle prime armi (io e Sergio Troise per i due quotidiani napoletani) più una serie di inviati, per lo più di costume, dei maggiori quotidiani italiani. Ogni giorno prendevamo una barchetta e venivamo portati sulla barca d’appoggio, quella dove c’erano tutte le attrezzature, i medici, i giudici, i giornalisti, i tecnici della televisione, un battello-bazar, un grande circo sportivo-scientifico-mediatico, dove sempre tutti sembravano super indaffarati e dove non si capiva mai che stessero facendo.

SUB: MAIORCA; I PRIMI 80 ANNI DEL RE DEGLI ABISSI / SPECIALE

Il tentativo di record a Marina della Lobra

 

Della compagnia di giornalisti faceva parte Luca Goldoni, deliziosa firma del Corriere della Sera, già firma affermata e conosciuta, che ci aveva raccontato delle sue esperienze alla scuola di vela dell’isola d’Elba. Nel barchino che ci portava dalla spiaggia alla barca d’appoggio, fungeva da “capitano”, disponeva il mino approdo, lanciava la cima… Una volta cadde in acqua: reagì con un sorriso. Non proprio la reazione di Maiorca, quando nel tentativo di record, mentre scendeva negli abissi a caccia del record si scontrò con un subacqueo improvvido (Enzo Bottesini, supercampione del rischiatutto, apneista e giornalista Rai) e una volta riaffiorato a galla esplose nella prima bestemmia in diretta della televisione italiana. Non era mai successo, di domenica mattina, all’orario della messa l’ecumenica Rai di Bernabei fu sconvolta da uno tsunami di indignazione e di stupore. Uno sfogo che costò a Maiorca l’allontanamento dalla televisione per alcuni anni. L’oscuramento.

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Enzo Maiorca, il giorno dopo il record fallito, non mangiava più zeppole alla crema. Il sole segnava ancora il suo volto, ma gli occhi riflettevano rabbia e

delusione. Il suo duello a distanza con Jacques Mayol, quella grande sfida che ha ispirato il film di Luc Besson “Il grande blu” (Le Grand Bleu) aveva subito un inusitato colpo d’arresto. Ma fu solo una parentesi. Lui quel mare che amava e rispettava continuava a sfidarlo e a vincerlo. A 57 anni raggiunse i 101 metri di profondità, laggiù negli abissi.

Il vecchio e il mare, Ernest Hemingway (premio Pulitzer nel 1953  premio Nobel nel 19549) il suo splendido romanzo poteva scriverlo ispirandosi alla filosofia di vita del signore degli abissi. Maiorca ora se n’è andato ad 85 anni, è arrivato al suo ultimo tuffo, la dove il mare è più blu…

 

 

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