Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo, scrittore e giornalista italiano. E’ stato per molti anni notista politico de Il Giornale al fianco di Indro Montanelli. Poi capo della redazione romana de il Mattino, direttore del Roma, editorialista del Giorno e dell’Informazione. E’ stato conduttore della rubrica politica “Il Punto” per il Gr2. Autore di numerosi saggi tra i quali "Vietnam controrapporto", "Perché i Kennedy muoiono", "Sciascia" e "L’illuminista cristiano".

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Lascia o raddoppia?

di Ottorino Gurgo

Poniamo che, sfatando l’antica regola del non c’è due senza tre, questa volta, dopo i clamorosi fallimenti registrati nella Brexit e nelle elezioni americane, i sondaggisti colgano nel segno e centrino le loro previsioni sui risultati del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre stando alle quali i “no” dovrebbero prevalere

 

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Matteo Renzi

Se così fosse, Matteo Renzi, che per la vittoria del sì si è abbondantemente speso, verrebbe a trovarsi in una situazione di estrema difficoltà. Con il piombo nell’ala è assai improbabile che potrebbe restare alla guida del governo.

Ma davvero, in caso di insuccesso, il nostro giovane premier dovrebbe fare le valige, ritornare nella sua Firenze e ritirarsi a vita privata ? Francamente non lo crediamo.

Di Renzi si possono dire molte cose, ma non certo che sa privo di ambizione. Da quando, a soli ventinove anni, “rottamando” la vecchia nomenklatura del suo partito. cominciò il suo cursus honorum, diventando presidente della provincia di Firenze, non ha mai smesso di puntare in alto.

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Ottorino Gurgo

E’ dunque improbabile che l’insuccesso nel referendum possa indurlo a gettare la spugna. Chi decide di dedicarvisi, sa bene che la vita politica, come l’esperienza insegna, è fatta di cadute e resurrezioni, come l’esperienza insegna (ricordate il “rieccolo” di Montanelli a proposito di Fanfani ?).

Ecco perché Renzi – stando alle notizie che circolano nel suo entourage – in previsione di uscire sconfitto dalle urne il 4 dicembre, si starebbe preparando a marciare verso un nuovo obiettivo: quello di conquistare la leadership della sinistra europea.

Intendiamoci. Si tratta di un obiettivo certamente non facile da conseguire, ma il Nostro conosce bene il vecchio detto secondo il quale “puntando alla luna, mal che vada si atterrerà tra le stelle”. Non da oggi, del resto, Renzi si sta muovendo in questo senso ed è ben consapevole che da tempo la sinistra europea manca di una vera guida.

Dove sono i Willy Brandt, gli Helmut Schmidt, i François Mitterrand, gli Enrico Berlinguer, i Bettino Craxi ? Certo Renzi (almeno per il momento) non è all’altezza di questi suoi predecessori e pensiamo ch’egli stesso ne sia consapevole.

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I descamisados, i leader socialisti europei

Volgendo lo sguardo attorno, tuttavia, ci si rende conto che il nostro presidente del Consiglio può far suo il vecchio detto che vuole beati monoculi in terra caecorum. All’orizzonte, nell’area del socialismo europeo, non si scorgono, infatti, personalità di livello particolarmente elevato. Renzi ha dalla sua la giovane età e il fatto di essere un socialista piuttosto anomalo, più un riformista che un socialista vero e proprio, come ha rilevato lo storico e sociologo francese Marc Lazar, esperto della storia della sinistra europea e di quella italiana in particolare.

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Inoltre, negli ultimi tempi, si è fatto paladino di un’aspra battaglia contro le rigidità burocratiche dell’establishment europeo che potrebbe valergli diversi consensi.

Contrariamente a quel che molti (specialmente tra i suoi avversari) ritengono, non  crediamo affatto che l’eventuale sconfitta nella consultazione referendaria, indurrà Renzi a farsi da parte. Non ci sembra abbia intenzione di lasciare, ma di raddoppiare. Insomma, costretto a rinunciare ad esser protagonista in Italia, punterebbe a farlo in Europa.

 

 

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