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Il conte (mezza) Tacca

di Gianpaolo Santoro

Er fotocopia. Er moviola. Il Metternich del catto comunismo. L’uomo Lexotan. Il pungiball.   Il teorico del movimento delle Centocittà (ribattezzato profeticamente da Giuliano Amato  le Centopadelle ). Il cattoecologista. Il rutelliano prima di Rutelli e il renziano prima di Renzi. Il ministro delle promesse non mantenute. Insomma Paolo Gentiloni Silverj conte di Filottrano, di Cingoli e di Macerata (stemma di famiglia un leone d’oro su fondo nero e tre fasce innestate di azzurro) ha avuto mille soprannomi. Ne aggiungiamo uno: il conte Tacchia. Anzi, il conte mezza Tacca.

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Paolo Gentiloni

Rottamando rottamando, la maionese impazzita del renzismo a quanto pare ha partorito il suo capolavoro, l’incarico offerto su di un piatto d’argento dal presidente Mattarella a Paolo Gentiloni  nuovo presidente del Consiglio.

Con Renzi eravamo arrivati sull’orlo di un burrone (come testimoniano i 19 milioni di voti di No al referendum). Ora siamo pronti a fare un bel passo in avanti… E siamo al quarto presidente del consiglio non eletto dal popolo, Uno sconcertante, triste record.

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E così l’uomo che tre anni fa nelle primarie di Roma prese la bellezza di un quinto dei voti di Marino (diecimila contro cinquantamila) e più o meno un terzo di quelli di Sassoli; quello che è diventato ministro degli esteri al posto della Mogherini, solo perché Napolitano si rifiutò di nominare Lia Quartapelle (“troppo giovane e inesperta”, secondo la moral suasion di Re Giorgio) la sconosciuta prescelta di Renzi, ora si ritrova a Palazzo Chigi.

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Certo ripassando al microscopio la sua carriera di ministro è passato con forza da un insuccesso all’altro. Nel Prodi due è il ministro delle Telecomunicazioni, l’obiettivo è uno e uno solo: cancellare la legge Gasparri ritenuta troppo filoberlusconiana. Ma figuriamoci, non ci riesce: e nemmeno gli riesce la riforma  per sottrarre la Rai al ministero dell’Economia. Altro giro, altro ministero.

Diventato il responsabile della Farnesina, come terza scelta, si prodiga in una serie di incredibili performance: a cominciare dalla vicenda dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per finire al drammatico casa di Salvatore Regeni, il conte ministro becca pesci in faccia sia dall’India che dall’Egitto, una catastrofe.

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Gentiloni con Vanessa Marzullo e Greta Ramelli

 Vengono liberate Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le cooperanti rapite in Siria? Gentiloni assicura: l’Italia non ha pagato alcun   riscatto. Ma le bugie hanno le gambe corte: passano alcuni mesi  e dalle carte di un processo in Siria di un gruppo di terrosisti si scopre che venne pagato un riscatto, poco più di undici milioni di euro…

Erdogan respinge lo “strano golpe” e  il conte della Farnesina col consueto tempismo che lo contraddistingue comincia a mandare twitter e messaggi di solidarietà e vicinanza al ministro degli esteri turchi Mevlüt Çavuşoğlu proprio mentre incominciano la repressione ed il regime riempie le carceri di dissidenti.

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E poi c’è la vergogna delle vergogne, la risoluzione Unesco sui luoghi santi, che ha deciso di far indicare in arabo l’area del Monte del Tempio. L’Italia incredibilmente si astiene e il conte Gentiloni sul sito della Farnesina scrive. “Esprimo la mia viva soddisfazione per la decisione presa all’Unesco sull’istituzione di un meccanismo di coordinamento per interventi di urgenza nelle aree di crisi. L’accoglimento della proposta italiana conferma il ruolo guida del nostro Paese nella difesa del patrimonio culturale a rischio di distruzione in aree belliche…”

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Gentiloni e il ministro degli Esteri palestinese Al Malki.

Scoppia un putiferio Renzi tuona facendo finta di non essere stato messo al corrente, ma ormai la pagina nera di politica estera è scritta. Del resto c’è poco da sorprendersi, nel febbraio del 2015 il ministro degli esteri interviene alla Camera per sostenere la mozione del Pd (approvata con 300 voti favorevoli, 40 contrari e 59 astenuti) per il riconoscimento dello stato palestinese.  “C’è il diritto dei palestinesi a un loro stato e il diritto dello stato di Israele a vivere in sicurezza di fronte a chi per statuto vorrebbe cancellarne l’esistenza. In questo quadro il governo valuta favorevolmente l’impulso parlamentare a promuovere il riconoscimento di uno stato palestinese e a fare tutti gli sforzi per riprendere il negoziato tra le parti”.  

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Giulio Andreotti

libia2 E così dopo Giulio Andreotti, per la seconda volta un romano a Palazzo Chigi. Ma il paragone è irriverente per la storia. Perché è vero, terribilmente vero, quello che più di quaranta anni fa ormai Fruttero & Lucentini scrissero nella trilogia del cretino  (“La prevalenza del cretino” (1985), “La manutenzione del sorriso” (1988) e nel (1992) “Il ritorno del cretino“): i mediocri in Italia hanno sempre e comunque la loro incredibile opportunità di carriera. Ed il conte Gentiloni ne è la dimostrazione lampante.

 

 

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