Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Sognando la remuntada…

di Adolfo Mollichelli

Riprende il cammino dopo la scampagnata madrilena. E’ il successo degli innocenti in silenzio. Tre pandorini ed è festa: Insigne, hombre di cazzimma; Hamsik, il capitano stavolta senza paura; Zielinski, il polacchino ritrovato. Solito gol al passivo, di Meggiorini. E così s’è divertita anche Giulietta.

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Insigne, scugnizzo con cazzimma

Non era semplice dimenticare la caciara presidenziale del mercoledì di passione a Madrid. Uniti si vince, l’eterno slogan buono in ogni frangente storico ha trovato attuazione pratica nei discepoli di Sarri. All’uno contro tutti hanno risposto: tutti per uno (e la dedica non era certo per l’uomo di Los Angeles).

Il nero si addice ad Elettra, il bianco maculato con fascia azzurra dei fujenti si addice al Napoli tornato allo splendore estetico (e pratico) smarrito sul verde bagnato del Bernabeu che sarebbe stato utile calpestare già il giorno prima dell’evento.

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Hamsik

Regala il solito sfizio, la solita goduria vincere a Verona. Anche se ora è rappresentata – nel calcio che conta – dalla squadra di un quartiere della città dell’Arena che è più piccolo del Vomero. Non si poteva non vincere al cospetto dei giocatori clivensi denominati “mussi”, gli asini che volano.

Figuratevi! Noi che a Napoli quando vogliamo significare un qualcosa d’impossibile ci affidiamo alla stupenda immediatezza dell’immagine: ‘o ciuccio che vola!

E poi, caro Maran e compagnìa cantante (cantate anche voi?) il Ciuccio del calcio è uno solo e scalcia e sorride e gode e dovreste cambiare nome.

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Cambi rispetto a Madrid, la coppia centrale difensiva: Maksimovic per Albiol, accanto a Koulibaly. Due innesti a centrocampo: Allan – che s’infortunerà – e Jorginho per dare respiro a Diawara ed un po’ anche a Zielinski che subentrerà e chiuderà la partita. In avanti: coperta e calduccio per Mertens e dentro Pavoletti, il cocco del presidente, che sarà più utile come difensore che come vero nueve e in coda lascerà il posto a Milik che deve ritrovare tono muscolare e tutto il resto.

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Koulibaly

Strana giornata per i centravanti esibitosi a Verona. Perché se Pavoletti è stato candidamente deprimente, il suo collega in maglia gialla è stato l’emblema della jella. Perché ha dovuto subire la solitudine dell’ala destra spostata al centro – eppure è riuscito in un’occasione ad impegnare Reina – e vedendolo mi è venuto in mente un titolo: il paziente Inglese, capolavoro letterario e poi anche film del canadese Ondaatje.

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Sarà tirato fuori dalla mischia il ragazzone abruzzese nel momento del finale travolgente (si fa per dire) dei clivensi. E però, attenzione. Più che il bello e ne abbiamo visto tanto a Verona, mi va di sottolineare il brutto. Quei venti minuti finali che sono stati vissuti dagli azzurri con svolazzi preoccupanti.

Aveva dominato per tutto il primo tempo e per metà ripresa legittimando il vistoso punteggio: il gol, tutto suo, a girare dello scugnizzo con cazzimma incorporata; il regalo di difensori e portiere per il tap in facile facile di Hamsik; l’azione travolgente, tutta di prima, che finalizzerà Zielinski.

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Zielinsky

Prima che, che il centrocampo si dissolvesse, che Maksimovic e Koulibaly cominciassero a far sorridere come Gianni e Pinotto o se preferite Stanlio ed Ollio e aprissero la porta di Reina per la gioia di Meggiorini.

E’ nella gestione del dopo valanga azzurra che il Napoli deve migliorare e lo sa bene Sarri che si sbraccia come un vigile (ma dove sono, a proposito?) in piazza Municipio nell’ora di punta.

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Il portiere del Chievo Sorrentino, napoletano, è senz’altro rimasto abbagliato dalla grande bellezza degli avversari che aveva di fronte. E, certamente, si sarà meravigliato quando i suoi compagni clivensi hanno avuto la possibilità di inscenare un finale da crescendo rossiniano.

Insisto: il Napoli di Sarri è magnifico nelle sue trame estetiche ma va “curato” nella mente. Troppo spesso, ritiene di aver chiuso i conti e di potersi rilassare ed è in quei momenti che rischia oltre il lecito. E’ come se gli azzurri si specchiassero come tanti Narciso nello stagno del loro piacere.  Insomma, cari azzurri, state sempre “scetati”, fino all’ultimo. Tra campionato, coppa Italia e ritorno con il Real, non ci sarà tempo neppure per una pennichella. E ve lo dico nella lora lingua: la remuntada, se puede!    

 

 

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