Carlo Alberto Paolino

Carlo Alberto Paolino

Passato dal campo turistico, insegnamento in corsi aziendali fino alla Pubblica Amministrazione per poi dedicarsi alla sua passione: l'informatica, in particolare la grafica dove può dar sfogo a tutto il suo estro. Il suo non d'arte è Capaquila

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L’ultimo sospiro del Venezuela

 di Carlo Alberto Paolino

Il caos, la fame, la rabbia, il dolore. E la speranza che muore giorno dopo giorno. Il Venezuela è allo stremo. Non si placano le manifestazioni  sotto il “regime” di Nicolas Maduro e contro Il suo cosiddetto “Socialismo del XXI Secolo” quello teorizzato da Hugo Chavez, che  attuando un sistema di economia pianificata,  e solo sostenuta dalla vendita di greggio (il Venezuela è uno dei paesi con le maggiori riserve del mondo), si sta  sbriciolando con crollo  dei prezzi del petrolio portandolo sull’orlo del baratro. L’attività economica è così precipitata: nel giro degli ultimi due anni il numero delle piccole e medie imprese è diminuito da 750.000 a circa 250.000.

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Il Venezuela ormai vive lo spettro di una guerra civile, ammesso che non sia già cominciata. Ci si altalena  tra la perpetuazione del chavismo con una feroce  una dittatura militare, o una soluzione politica di compromesso sulla quale però, al momento, non scommette nessuno . L’ accelerazione è cominciata a fine marzo, quando la Corte suprema legata al regime ha tentato di esautorare l’Asamblea Nacional, il parlamento dove l’ opposizione ha una maggioranza di due terzi.

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Il 29 aprile si è protestato in tutto il mondo, una grande mobilitazione chiamata  “No Mas”, in onore delle decine di caduti in Venezuela durante  manifestazioni pacifiche , raggiungendo un totale di 33 morti e moltissimi  feriti, quasi tutti giovanissimi.

Un grido di dolore di un Paese che chiede l’aiuto del mondo. Che tenta di uscire dal disinteresse e dall’isolazionismo. Già perchè il dramma del Venezuela sino ad ora non ha scatenato la coscienza del mondo, non ci sono stati appelli, richiami, sollecitazioni.

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Il Popolo Latino si è riunito questa volta in più di 80 città in tutto il mondo, con l’obiettivo di gridare al mondo ed alle coscienze, il dramma che sta vivendo il popolo venezuelano: dove sette persone su dieci  disapprova la gestione Maduro, il cui mandato scade nel gennaio 2019. Manca il cibo, mancano le medicine, l’economia è impazzita, l’inflazione , secondo le stime del Fondo monetario internazionale Fmi raggiungerà 720,5 per cento quest’anno, il più alto del mondo. Qualcosa di impressionante.

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Si è tenuta anche a Piazza Plebiscito in Napoli, e in concomitanza in altre 80 città italiane, la manifestazione dei cittadini italo-venezuelani aderenti all’associazione “Comunidad Venezolana en Italia”, per protestare contro il governo di Manduro.

“Da circa un mese, ovvero da quando il Tribunale Supremo di Giustizia ha esautorato il Parlamento consegnando il pieno potere a Maduro – si legge in un comunicato – l’82 per cento della popolazione occupa le strade di ogni singola città, un fiume in piena che marcia unito nella convinzione che è giunto il momento di un cambiamento”.

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“La nostra comunità – prosegue il comunicato – si unisce alle richieste dei nostri connazionali: 1) dimissioni del Presidente Nicolas Maduro; 2) liberazione dei prigionieri politici; 3) apertura di un canale umanitario; 4) rispetto per le prerogative del potere legislativo; 5) nuove elezioni. “Facciamo appello alla comunità italiana, alle Istituzioni e ai mass media, affinché si denunciano i crimini della dittatura. Le manifestazioni pacifiche sono state represse con inaudita ferocia, al grido di Libertà, le Forze armate e i colectivos (mercenari assoldati dal governo) agiscono con violenza. La manifestazione campana si è conclusa in modo pacifico pur con provocazioni di soggetti appartenenti ai centri sociali sostenitori di una “Napoli Bolivariana” che piace tanto al Sindaco di Napoli.

Intanto continuano le proteste a Caracas, morti e feriti anche durante il primo maggio. La Mud, la coalizione delle forze politiche antigovernative, annuncia manifestazioni ad oltranza fino a quando il presidente in carica non convocherà le elezioni generali quando non ci saranno nuove elezioni nel rispetto della Costituzione.

 

 

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