di Ottorino Gurgo
Sono molti gli argomenti politici che occupano, in questi giorni, le pagine dei giornali. Si discute dell’esito dei ballottaggi nel recente turno elettorale amministrativo; della nuova legge elettorale, se, come e quando si farà; delle alleanze da stipulare per affrontare il giudizio delle urne; delle dispute che dividono le forze politiche al loro stesso interno; del ruolo che, malgrado tutto, ancora continua ad esercitare quel grande contenitore di una protesta diffusa, ma senza proposta che è il Movimento Cinquestelle.
Si tratta di questioni decisamente importanti poiché, ad esempio, la determinazione delle regole sulla base delle quali deve svolgersi quello che è l’evento centrale di ogni ordinamento democratico, vale a dire il confronto elettorale, è, certamente, un tema di enorme rilievo.
Ma, mentre l’attenzione delle forze politiche si sofferma sui temi che abbiamo appena citato, sempre scorrendo le pagine dei giornali, capita di leggere notizie diverse, che da tali temi prescindono.
Ci riferiamo, ad esempio, per uscire dal generico, alle notizie concernenti la condizione dei terremotati dell’Italia centrale. Alcuni dati sono, a questo riguardo, illuminanti per evidenziare la drammaticità della situazione.
Partiamo da un dato. Il 92 per cento delle macerie sono ancora nelle strade. Esaminato regione per regione lo stato delle cose è a dir poco spaventoso. Apprendiamo, infatti, che nel Lazio sono state rimosse 98 mila tonnellate di macerie su un milione; in Umbria 3700 su centomila; in Abruzzo diecimila su centomila; nelle Marche 65 mila su un milione. Delle casette antisismiche promesse (3620 quelle ordinate) ne è stato consegnato soltanto l’otto per cento e quelle effettivamente abitate sono unicamente nei comuni di Amatrice e di Norcia.
Non è questo, peraltro, l’unico grave problema che affligge il nostro paese. Molti altri ne potremmo citare. Non ultimo quello che emerge da uno studio recentissimo secondo cui il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud sta aumentando in modo esponenziale cosicché quasi un meridionale su due è in gravi difficoltà economiche, a rischio povertà.
La forbice Nord-Sud si è allargata soprattutto per quel che concerne il mercato del lavoro. Sconfortante è, ad esempio, la divaricazione che emerge dalla lettura dei dati relativi al tasso di disoccupazione che nel 2007 era di 7,5 punti percentuali e nel 2016 è arrivato a 12.
Autentici drammi. Ma, se indaghiamo sull’attenzione che le forze politiche dedicano alle loro diatribe e sullo stesso rilievo che i mass media vi dedicano, ci accorgeremo che l’attenzione politica e il rilievo massmediatico per tali diatribe sono di gran lunga superiori a quelli che vengono riservati alle questioni che attengono alla vita dei cittadini. “La politica – ha detto qualche tempo fa Sergio Mattarella – deve saper affrontare i problemi reali, ha bisogno di concretezza”. Ma così, purtroppo, non è perché sempre più essa ci appare chiusa in se stessa, trasformata da strumento quale dovrebbe essere, in fine quale nella realtà è.
Così, perduta nei suoi giochi di potere, viene meno ai suoi compiti e lascia ciò che attiene ai veri problemi dei cittadini nelle mani di quella burocrazia che è la vera detentrice del potere, che costituisce il cancro della società moderna e che in Italia ha connotati che non esiteremmo a definire di autentica ferocia: un potere che si dilata sempre più, sempre più aggressivo, sempre più invadente.
Come stupirsi, allora della disaffezione della gente nei confronti della politica, dell’assenteismo elettorale che nell’ultimo test amministrativo ha raggiunto cifre record, di quello che, con abusata espressione, viene definito il distacco tra paese legale e paese reale ?