di Adolfo Mollichelli
S’impunta il Ciuccio. Frena la Beneamata. Vede le streghe la Vecchia Signora, ma vince. Famelica la Lupa sui Lungarni. In vetta si accorcia la classifica. Ci si ferma sul più bello. Qui comincia l’avventura dell’Italia del signor Ventura. Due sfide alla Svezia che ha lungagnoni tosti e biondi ma non ha più mago Ibra. In palio il visto per il viaggio in Russia per il mondiale di Putin.
Prima o poi doveva accadere che Chievo e Napoli pareggiassero. Sempre fastidioso il complesso del paziente Inglese che a gennaio si sistemerà in “corsìa” nel laboratorio di Castelvolturno. C’è stato traffico congestionato nella zona limitata che conduceva alla dimora di Sorrentino.
I clivensi sono detti mussi. Cioè gli asini che volano. E quindi non hanno voluto sfigurare al confronto del nobile Ciuccio che non vola perché a questo ci pensano i droni.
‘O ciuccio che vola è un detto per richiamare il credulone alla realtà. Comunque, s’è strisciato. Terra terra come diceva Pazzaglia nelle notti spensierate animate da Arbore. La prima volta senza Ghoulam. E s’è vista tutta la diversità di passo nella catena di sinistra. Mario Rui è un’altra cosa. Non è olivastro, non ha la stessa velocità né la stessa possanza sfrontata. E per di più era ai box da un po’. Si sapeva che Ghoulam fosse unico. E che Strinic fosse sostituto naturale. Ma il croato non c’è più. E il delegato di Adl pare che cerchi un uomo nuovo a sinistra. Si parla di Masina che non è Giulietta. Si vocifera di Sagna che si legge con l’accento sulla a. Si pensa all’eventualità di arretrare Giaccherini che era il pupillo di Conte nell’epoca bianconera. Tutto, pur di limitare il più possibile il Maggio (d’inverno, non è lui) a destra con il dirottamento a sinistra di Hysaj dall’Albania venuto. E’ accaduto anche in casa del Chievo che è una frazione di Verona più piccola del Vomero.
Acciacchi seri (Ghoulam). Noie di stagione per la Regina (Reina) deboluccia sulla schiena. Sepe rivede la porta-cattedrale. Per la gioia del porporato che pure Sepe si chiama e mai manca alla benedizione finale a Dimaro che visto dov’è sarebbe giusto si chiamasse Dimonte.
Manovra solita, quasi. Brillantezza annacquata. Non si può andare sempre a mille. Pare che lo abbia detto anche Garibaldi che lasciò cambiali non onorate al Banco di Napoli. Ma questa è un’altra storia. Anzi, la storia.
Per le sue diavolerìe manovriere il Napoli ha bisogno di muscoli lesti e di mente sgombra.
Come al solito il Chievo è stato rompiglione nel chiudere a modo suo le geometrìe azzurre. E c’ha messo fisico ed esperienza, quest’ultima dettata dagli anni. Quella clivense è la più anziana del reame. Muscoli e mente anche se inconsapevolmente appannati dopo la faticaccia per cercare di contrastare lo squadrone di Pep il catalano che è pur sempre il maestro più giovane di zio Maurizio l’allievo più anziano. Sempre lassù e meritatamente.
Secondo pareggio, ci può stare, dopo quello con la Beneamata dei bauscia. E venti volte gli azzurri son tornati dai viaggetti senza macchia: diciassette vittorie e tre ics.
Si sarebbe potuto allungare sulle inseguitrici, ma non si può avere tutto dalla vita. Se essere scesi in campo – sapendo dell’Inter mezza incornata dal Toro – non ha dato la carica per l’allungo allora vuol dire che di benzina nel serbatoio ce n’era il giusto necessario, non il pieno.
Uno sguardo dal ponte: impressiona la Roma. Ora gioca come il Sassuolo di Di Francesco ma con interpreti di gran lunga più sontuosi e numerosi.
Vincente ma deprimente la Vecchia Signora che il conte Max evidentemente odia se le impone trucchi osceni come nell’appuntamento con gli stregoni più falsi che ci siano.
Citazione per la Samp dell’amico Quagliarella che resta un fior d’attaccante. Ferrero sembra la Befana quando si copre il capo con lo scialle. Ma ha occhio quando va per spesa con la borsa sotto al braccio. Vi raccomando Torreira: piccolo, tosto, di corsa e di tecnica.
Auguri a Jorginho per la convocazione nell’altro mondo azzurro. Comincia per lui una nuova avventura. O sventura. Visto che c’è Ventura.