di Adolfo Mollichelli -
Via l’Africa, via l’Oceania, via l’America del sud. E’ il mondiale dell’Europa. L’Ultima stella, ma direi stellina, il Neymar e il suo Brazil pentacampeòn. ‘O Ney non sarà mai ‘o Rey. Pelé finiva per le terre perché gli avversari non sapevano che cosa fare per fermarlo. ‘O Rey quando decideva di vincere da solo, ci riusciva. Neymar le botte pure le prende ma le sue sceneggiate sono superiori di gran lunga all’entità del danno subito. E poi, provoca il marcatore di turno. E buon per lui che non ha mai avuto a che fare con i muscoli tosti di un Gentile, di un Montero o di un Bruscolotti che metteva sull’avviso il fuoriclasse di turno: questa è la linea che ti consiglio di non superare, poi fai come credi, a Napoli ci sono ottimi medici.
Brasile estromesso ai quarti, sta diventando una regola fissa. Buon per l’Italia e la Germania che temevano l’allungo, la sesta vittoria dei giallooro. Sbattuti fuori dal Belgio delle meraviglie che s’è dovuto inchinare alla grandeur della Francia e si giocherà la terza piazza contro l’Inghilterra strabattuta dalla Croazia.
Belgio e Inghilterra, le due ultime monarchie sbattute fuori dal mondo del calcio. Si giocheranno il titolo la Francia multietnica e la Croazia che arriva sì e no a quattro milioni di abitanti.
Macron potente e antipatico da una parte. Kolinda Grabar Kitarova la signora in rosso, presidentessa della Croazia, dall’altra. La finale più bella.
Tra squadre ricche di talenti puri. E un bel po’ di “italiani” in lizza. Matuidi e l’ex Pogba tra i bleus. Mandzukic, Perisic, Brozovic, Badelj, (più vecchie conoscenze come Strinic, Pjaca e Vrsaljko, Kalinic è già tornato a casa) tra i biancorossi a scacchi.
La Francia è fresca come una rosa di maggio. Un giorno in più per riposare le membra neppur tanto stanche.
La Croazia è reduce dai supplementari con Danimarca e Russia più lo stress dei rigori e lo straordinario con l’Inghilterra. La Francia è alla sua terza finale.
Per la Croazia è la prima volta. Nella cattedrale del Saint Denis i bleus conquistarono il titolo mondiale (1998) battendo il Brasile di Ronaldo con la doppietta di uno strepitoso Zidane e gol e di Petit . Prepartita misterioso. Era filtrata la notizia del malore che aveva colpito Ronaldo. Ci affrettammo a dare la notizia in redazione. Quando bleus e verdeoro scesero in campo spuntò anche la testa pelata del dentone brasiliano. Toccò pochi palloni. Si vedeva lontano un miglio che non stava bene.
Deschamps, attuale ct, alzò la coppa. Era il capitano. Ritrovai la Francia in finale otto anni dopo. Sotto il cielo di Berlino che si tinse d’azzurro. Deschamps punta all’accoppiata storica: un mondiale vinto in campo e uno in panchina. Come Zagallo e Beckenbauer. Il ct francese ha creato il suo gruppo che è pronto ad andare in guerra con lui, come ha detto più volte Pavard. Un gruppo nato dopo aver compiuto scelte difficili: niente Rabiot che non accettava la panchina, niente Benzema, Martial e Coman. E scusate se è poco.
Sulla panchina della Croazia siede il tranquillo Zlatko Dalic, preghiere e rosario tra le mani come il Trap. Un uomo tranquillo, fortemente voluto a qualificazione in corso da Suker. Quasi un illustre sconosciuto che si giocherà il titolo con i suoi ragazzi. Dice Perisic: con lui è iniziata una nuova era.
Finale per cuori forti. che sarà arbitrata dal migliore arbitro visto in Russia: l’argentino Nestor Pitana, 43 anni, un colosso muscoloso con capelli pochi a riporto. Ha due braccia che sono magli e quando unn giocatore prova a fare il galletto lo fulmina con lo sguardo.
Quello che ci voleva per una finale ricca di giocatori che hanno classe e muscoli e quella che a Napoli definiamo cazzimma. Dovrà tenere a bada le ragazzate di Mbappé, il Bolt che gioca al calcio; le entrate toste di Matuidi e di Giroud; le geniali furbate di Mandzukic e Perisic; l’irruenza di Vida. Dovrà badare a non far trascendere un match che promette gioco e scintille. Non solo la classe di Pogba e quella straordinaria di Modric che meriterebbe il Pallone d’oro.
Tutto accadrà alle cinque della sera. L’ora in cui si animano le Plazas de toros. Vinca il migliore. Per questa sfida non vale il vecchio adagio del paròn: speremo de no. Perché Francia e Croazia sono sullo stesso piano. Poi, calerà il sipario sul mondiale che ha condannato, e rinnegato, il tiqui taca. Olé.