Tristano e Isotta. E la lezione di Nonno 
Dalla "vasca dei capitoni" alla Scala, informazione e diritto di cronaca  
di Gianpaolo Santoro

Tristano e Isotta
E la lezione di Nonno

di Gianpaolo Santoro

I giornali, si sa, hanno le porte girevoli, come quelle di alcuni vecchi alberghi. Gente che entra, gente che esce. E’ giusto che sia così, è sempre stato così.

Io appartengo ad una generazione di giornalisti che conosceva bene i confini della professione, diritti e doveri. Questo mi ha permesso di lavorare insieme a tanti altri colleghi nella stessa condizione, ad esempio, in un giornale di destra come il Roma senza mai essere di destra o in un giornale, profondamente di centro, Il Mattino, senza mai essere democristiano. E non ho provato mai imbarazzo. Casomai qualche “disagio” per ambizioni professionali, ma questo è logico e fa parte del gioco (e chi sbandiera il contrario è soltanto un ipocrita). Ho prevalentemente fatto il cronista (di politica, di sport, d’attualità) ed ho sempre raccontato quello che visto. E nessuno mi ha mai detto quello che dovevo vedere. Del resto un direttore è come un allenatore di calcio. Sa quando deve mandare in campo uno o un altro.

pasquale-nonno-620x330

Pasquale Nonno

Voglio raccontare un episodio che mi riguarda in prima persona. Anzi lo faccio raccontare a Pasquale Nonno. Ecco la sua Napoletana (il corsivo che faceva lui in prima pagina al Mattino, poi raccolti in un libro) del 22 novembre del 1987. “Qualche giorno fa, il 16 scorso per la precisione, di mattina il capocronista venne a sapere che erano stati levati i teli che coprivano lo zoccolo del palazzo del Banco di Napoli ed erano venute alla luce fontane e fioriere. Fu mandato su due piedi un cronista a sentire come i passanti accoglievano la novità. I napoletani, si sa,sono caustici e spiritosi, capaci di demolire il Vesuvio per il gusto di uno sberleffo: non si fecero pregare. Venne costruito con i loro giudizi, un pezzetto gustoso, ben scritto che aveva il solo scopo di divertire informando. Apriti cielo. Non solo qualche telefonata inopportuna ma anche lettere. Sulle prime manteniamo il doveroso riserbo. Sulle seconde diamo conto sia pure sommariamente ma rispettando la sostanza degli scritti che (tutti) ci accusano di iconoclastica per la “superficialità” con cui è stata trattata l’opera del professore Nicola Pagliara. E i toni non sono distesi.
Dieci cittadini indignati, organizzati dal professore Paolo De Angelis di vico Piedigrotta 10, definiscono vergognoso e dilettantesco il nostro articolo sullo zoccolo. “Opera che”, così scrivono, “a parte il giudizio critico che a ben altre penne dovrebbe essere demandato costituisce un vanto per la città”.

 

Così veniamo accusati di aver dato (e non l’abbiamo dato) un giudizio critico, mentre il professor De Angelis, pur apparendo dalla carta intestata un commercialista, si sente invece di sentenziare e definire senz’altro le vasche come un “vanto”. Anche quattro giovani laureati in architettura (Paolo Giardiello, Nicola Flora, Giovanna Ciotola, Adelina Iannace) parlano dell’evento come di “caso esemplare da seguire” ma poi aggiungono curiosamente che non stanno dando un giudizio da tecnici, “che lasciamo a persone ben più qualificate di noi”. Fanno bene i quattro implumi architetti che però si permettono di giudicare “pulcinellesco” Il nostro articolo con tracotanza pari soltanto alla loro ignoranza.

Toledo72

La sede del Banco di Napoli

 

E’ evidente la personalità del professore Nicola Pagliara, peraltro notevolissima, a suggerire commenti così aspri e avvelenati. La signora Paola Jappelli, per esempio, giudica l’articolo “una scadente testimonianza di insipienza e maleducazione”, chiede sotto sotto il licenziamento del nostro cronista e magari del nostro direttore “che lascia passare indisturbatamente (proprio così!) un articolo che può solo risultare diseducativo.” In ogni caso la nostra gentile (si fa per dire) corrispondente vuole che si “sappia che il prof. arch. Nicola Pagliara merita tutt’altro che sarcasmo, bensì onore e rispetto per il suo operato e per la sua infinita grandezza”. Confesso che una definizione del genere l’ho già letta da qualche parte, se ricordo bene nel catechismo di Pio X e si riferiva anche lì ad un architetto: l’Architetto dell’universo e infatti lì non suonava stonata.
Infine abbiamo ricevuto la lettera dello stesso professore Pagliara, una lunga lettera di cui vi risparmiamo tutta la prima parte di condivisibili e varie osservazioni e vi proponiamo quella che lo stesso professore definisce una “postilla”. Lei (la lettera è indirizzata al direttore ndr) certamente si renderà conto dell’offesa profonda che ha fatto all’intelligenza pubblicando quel pezzo, a tutta l’intelligenza di questa città che vive una situazione drammatica e di emarginazione, dei grandi giochi della speculazione e del potere. Lei sa certamente che con il Suo pezzo ha riscaraventato tutto il mondo della ricerca, da quella biologica a quella musicale, da quella filosofica a quella figurativa, nella pattumiera del loro ridicolo e che dando una mano al “colore” Lei ha dato una mano non al popolo poverino, che quello si fa fesso veramente con poco, dando spazio, tutto quanto volevamo, a colossali speculazioni sulla città, alla catastrofe del nuovo stadio, allo spostamento dell’ Italsider, allo smantellamento delle fabbriche per la realizzazione di complessi “turistici” o meglio produttivi. Insomma con il Suo articolo Lei ha spostato l’asse dell’intera ricerca napoletana e dell’intelligenza, del sacrificio e dell’impegno, indietro di duecento anni”.

PASQUALE-NONNO

Pasquale Nonno

Avete capito? Abbiamo pedalato all’indietro (eccome!) e non ce ne eravamo accorti. Cosa dire? Soltanto un’esortazione di Achille Campanile: “Giovanotti non esageriamo”. E un modesto avvertimento (da parte nostra): cerchiamo di conservare il senso dell’umorismo che ci aiuta a campare meglio, a vedere le cose nel modo giusto e a non rischiare di perdere(architetti, giornalisti, banchieri, professori eccetera) il senso del ridicolo”.
Io e Pasquale Nonno non l’abbiamo mai pensata allo stesso modo. Anzi. Soltanto quando si parlava di corse e di cavalli, e capitava spesso, andavamo più o meno d’accordo, anche se lui aveva predilezione per il trotto ed io,invece, per il galoppo e quindi discutevo con lui con un minimo di sufficienza dovuta dal lignaggio delle discipline. Io, insomma, non ero un fedelissimo di Nonno ma, nel rispetto dei ruoli, ovviamente, ci rispettavamo. Nonno non mi chiamò mai per quel mio pezzo sullo zoccolo del Banco e “le vasche per i capitoni”, per la quale in tanti, dentro, fuori e intorno al Banco di Napoli (che per chi lo sapesse per anni è stato l’editore de il Mattino), chiesero la mia testa. Poi dal Mattino me ne andai via io, poco più di un anno dopo. Ed oggi dopo ventisette anni, ora che non c’è più voglio ringraziarlo. Perché Nonno ha dimostrato in quella vicenda quale deve essere il rapporto di un direttore con un giornalista, anche nei confronti della proprietà.

corriere

Il Corriere della Sera

Questa mia vicenda personale mi è tornata alla mente avendo visto quello che è successo a Paolo Isotta, valente giornalista napoletano del Corriere della Sera, certamente uno dei più grandi critici musicali in circolazione.

paolo-isotta-233x300

Paolo Isotta

Riassumo brevemente Paolo Isotta, squisitamente geniale, un anno fa è stato definito “non gradito” dai dirigenti della Scala a causa di un articolo su Daniel Harding pupillo di Abbado. A proposito del Tristano di Wagner, Isotta scrisse: “Harding ne ha dato un’esecuzione così morbida da far pensare che voglia sostenere la tesi, nulla in radice, di un Wagner omosessuale”.

Il Sovrintendente della Scala, Lissner e il direttore artistico Schiavi avevano scritto che la recensione di Isotta costituiva una “infelice combinazione di settarismo e incompetenza”. Ma non solo. Hanno considerato soprattutto inaccettabili le critiche al maestro Claudio Abbado. Ed hanno con un gesto clamoroso rifiutato il biglietto di invito a Isotta per la prima del Nabucco, che ha inaugurato la stagione.

xl43-110218124912_medium_jpg_pagespeed_ic_3Mo_JppnhA

Ferruccio De Bortoli

Ed il Corriere messo alla porta come reagì? Il direttore Ferruccio de Bortoli, impugnò la sciabola dell’autorevolezza “la Scala non avrà la testa di Isotta”. E poi confermò a Isotta la fiducia del giornale. Sul sito dell’Ordine nazionale dei giornalisti venne scritto “Che un teatro pretenda di scegliersi il critico che recensisce la sua programmazione è un’idea che neanche nell’Uganda di Bokassa aveva asilo”.

E’ passato un anno. La testa di Paolo Isotta, per fortuna, sta esattamente ancora al suo posto, quella che non c’è più, però è la sua sedia. O meglio la sua firma. Le recensioni le manda puntualmente, accompagnate da una diffida del suo avvocato. Ma non vengono pubblicate. E neanche gli vengono più affidati servizi da fare. Insomma Isotta è finito in naftalina. Una brutta storia di mobbing o giù di lì che finirà, stando così le cose, in tribunale. Insomma un comportamento ingiustificabile, non da grande giornale.
Mi direte che il Corrierone vive giorni d’angoscia, di piena crisi e ridimensionamenti, ormai stanno vendendo anche l’argenteria e che De Bortoli è un precario milionario, e che ha mille problemi da risolvere, mille angosce da superare. E’ triste il direttore. Anzi di più. Dopo quest’ultimo pasticciaccio è Tristano. E Isotta.

Ps. Ebbene si. Dopo quasi trent’anni, coniando il termine “vasca dei capitoni”, ammetto di aver bloccato lo sviluppo della città e di aver condotto la ricerca indietro di 200 anni. Giuro però di non essere stato io a buttare nel Natale, sempre del 1987, alcuni capitoni nelle vasche vanto della città. Questo solo per onore di cronaca.

Ragù20Capitoni2000111

CondividiShare on Facebook0Tweet about this on TwitterPin on Pinterest0Share on Google+0Share on LinkedIn0Email this to someone

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

Altri post dello stesso Autore