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E per risparmiare
non si mangia più carne …

 di Alberto Toro

La spesa delle famiglie è tornata indietro di dieci anno. Nel 2013 i consumi medi mensili sono calati a 2.359 euro (-2,5 per cento.): nel 2004 era a 2.381 euro. L’Istat sottolinea che la contrazione c’è stata anche in termini reali, l’inflazione era, infatti, lo scorso anno all’1,2 per cento.

Secondo i dati Eurostat elaborati per indicare pari potere di acquisto, in Italia a passarsela peggio sono i campani. Con un reddito medio annuale di 15.600 euro sono dietro a calabresi (15.800), siciliani (16.200) e pugliesi (16.300). Va un po’ meglio in Basilicata, dove si arriva a 17.200 euro l’anno, oppure per i Sardi che si fermano a 19.000. Soltanto in alcune zone della Spagna e del Portogallo e in alcune piccole regioni periferiche del Regno Unito si arriva a livelli simili. Il reddito dei campani è in realtà molto più simile a quello dell’Europa dell’Est come Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria: Stati con ampie regioni in cui il Pil per abitante – fra i 15 e i 18mila euro l’anno – è pressoché identico a quello del Sud Italia.

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Non meravigliano, quindi, gli ultimi dati forniti dall’Istat secondo i quali l’anno scorso la spesa media annua è stata di appena 2359 euro (-2,5 per cento rispetto al 2012). Sono i livelli di spesa più bassi da dieci anni (nel 2004 la spesa media era di 2.381 euro). La metà delle famiglie italiane spende meno di 1.989 euro al mese.

Facile determinare chi è che stringe di più la cinghia in questo periodo di crisi. A tagliare i consumi sono soprattutto le famiglie operaie (-5,9  con una spesa media di 2192 euro) e le coppie con due figli (-4,4 per cento con spesa fino a 2.891 euro). Budget ridotto però anche per i più ricchi con tagli tra lo 0,6 e l’1,6 per cento. A diminuire è soprattutto la spesa non alimentare che risulta “significativamente in calo rispetto al 2012″ (-2,7 ) e si attesta su 1.898 euro mensili. Continuano a diminuire in particolare le spese per abbigliamento e calzature (-8,9 ), quelle per tempo libero e cultura (-5,6 ) e quelle per comunicazioni (-3,5 ). Il Trentino-Alto Adige è la regione con la spesa media mensile più elevata, 2.968 euro, di quasi 1.400 superiore a quella della Campania e della Sicilia, che si confermano agli ultimi posti (con una spesa di di poco inferiore ai 1600 euro).

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E se per la spesa alimentare siamo più o meno sempre sulle stesse cifre (da 468 euro a 461),  quello che ha particolarmente colpito e come sono stati spesi i soldi per l’alimentazione. E’ diminuito in modo “significativo”, ad esempio, quella per la carne (-3,2 per cento). La quota della spesa destinata a cibo e bevande resta pressoché invariata  (dal 19,4 del 2012 al 19,5  del 2013) a causa della diminuzione dei consumi non alimentari. Sono sempre di più le famiglie che scelgono l’hard discount per l’acquisto di generi alimentari (passano dal 10,5 del 2011 al 12,3  del 2012 fino al 14,4 per cento nel 2013), a scapito prevalentemente di supermercati, ipermercati e negozi tradizionale.

 

 

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