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E la Merkel restò sola….

di Emiddio Novi

La ‪ Merkel  è rimasta sola. L’ha abbandonata persino l’Austria, dove i populisti sono diventati il primo partito. Nel vertice di Bruxelles s’è misurato l’isolamento della Germania, alla disperata ricerca di alleati per le sue dissennate aperture alle ondate migratorie e per le politiche economiche rigoriste che hanno inchiodato l’economia europea impedendole di crescere con adeguate misure fiscali e monetarie

Persino i finlandesi, gli obbedienti scudieri che volevano imporre ai greci la vendita del Partenone, sono sull’orlo del fallimento e hanno raddoppiato il loro debito pubblico. Per non parlare di slovacchi, cechi, ungheresi e polacchi e della loro presa di distanza dalla Merkel che per anni si è atteggiata a lord protettore dei Paesi del nord e del centro Europa.

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In Austria i populistil nazionalisti ormai sono il primo partito. In Polonia e Ungheria hanno vinto le elezioni. In Slovacchia i cosiddetti socialdemocratici con una piroetta degna di Grillo hanno sorpassato a destra i populisti nazionalisti e sono i più intransigenti nella chiusura delle frontiere con muri e campi di filo spinato.

Il vertice di Bruxelles sulle quote di immigrati che ogni Paese dovrebbe ospitare e sulle frontiere da tenere aperte è stato un fallimento. L’esempio della piccola Ungheria che per prima ha avuto il coraggio di ribellarsi all’Europa e alla Germania ha dato coraggio ai timidi e agli insicuri. La Germania e la Merkel fino a un mese fa erano ancora in grado di incutere adesioni subalterne e a volte grottesche.

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Emiddio Novi

Come quelle degli austriaci che prelevavano i clandestini alla frontiera con l’Ungheria e li accoglievano a Vienna con canti, balli, dolci e cori alpini. Salvo dopo una decina di giorni chiudere ermeticamente le loro frontiere dopo l’allarme lanciato dai sondaggi che davano la destra nazionalista avviata alla maggioranza assoluta se il governo avesse insistito nel seguire le politiche immigratorie della Merkel.

È qui va aperta una parentesi sul presunto isolamento di Renzi in Europa. Sono sciocchezze accreditate da Mario Monti, Enrico Letta, dalla lobby tedesca che in Italia controlla la grande stampa e ora anche da una destra, da sempre critica con la Germania, l’euro, le burocrazie di Bruxelles. La destra berlusconiana inopinatamente s’è scoperta sostenitrice delle politiche europee che ha sempre avversato. Incoerenza degna di una nuova e più sonora sberla elettorale.

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Berlusconi e Putin

Berlusconi nessuno dei suoi consiglieri ha detto che aveva visto giusto anche nella sua ostilità verso la Merkel che, dopo quasi dieci anni di dominio incontrastato, ha portato il suo Paese all’isolamento. Renzi ha capito che il vecchio assetto europeo a egemonia tedesca col ruolo ancillare della Francia non regge più di fronte al radicale mutamento degli scenari economici e produttivi e anche geopolitici. L’Europa non può ignorare il ruolo di una Russia protagonista del riassetto degli equilibri mondiali. Né può ignorare che gli Stati Uniti hanno dimostrato nella stessa gestione della crisi ucraina che non arriveranno mai a un confronto drammatico e risolutivo con la Russia. Da qui le aperture di Renzi a Putin e la presa di distanza dalla Merkel, che anche nella chiusura verso Putin ha dimostrato di essere rimasta isolata.

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