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La meglio gioventù di Spacey

 di Gerardo Verolino -

 Prologo. L”attore Anthony Rapp accusa Kevin Spacey che nel 1986, quando aveva 14 anni, e Spacey 26, sarebbe stato da lui  sessualmente molestato. “Recitavamo entrambi in uno spettacolo a Brodway-ha raccontato Rapp-Spacey mi ha invitato nel suo appartamento per una festa e, alla fine della serata, mi ha preso, mi ha messo sul suo letto ed è salito sopra di me”.

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Kevin Spacey, “House of Cards”

L’episodio è di trent’anni prima e, Spacey, che, nella sua lunga e fortunata carriera avrà partecipato a migliaia di party e incontrato altrettanti “uomini e donne” si è pubblicamente scusato asserendo di non ricordare il fatto in questione ma non escludendo a priori che possa esserci stato e ricordando che, spesso, l’abuso di alcool produce comportamenti inappropriati.

Gerardo Verolino

Gerardo Verolino

Questo è l’antefatto della storia, vago e tutto da dimostrare, che si perde nel millennio scorso, e da cui è scaturita la seconda ondata puritana, dopo quella sollevata dal caso Weinstein, e che ha prodotto il linciaggio mediatico di Spacey che, da attore di punta di Hollywood, nonché conosciutissimo protagonista della serie “House of Cards” si è ritrovato senza contratti, cancellato dalla serie televisiva dalla Netflix, solo, abbandonato, massacrato da tutti ed additato a nuovo mostro da sbattere in prima pagina.

Anthony Rapp e Kevin Spacey

Anthony Rapp e Kevin Spacey

Qualche giorno dopo (appena scoppia un caso si crea subito l’effetto mitomania) spuntano altri molestati-il figlio dell’attore Richard Dreyfuss e quello della giornalista Heater Unruh- mentre i giornali ci raccontano di festini per soli uomini.

Party selvaggi” titolano scandalizzati. Ed ecco che apprendiamo che, a Ravello, Spacey, era solito noleggiare, senza badare a spese, uno yacht, l’Highlander, su cui è passato anche il Principe Carlo, per 60mila dollari, sul quale, per circa un mese, fra Ravello, Capri, Cetara e Napoli, se la spassava, insieme ad undici ragazzi (tutti adulti e consenzienti e, a quanto pare, altamente gratificati e niente affatto pentiti) e due massaggiatori, godendosi la vita come meglio non potevano.

uno yacht, l'Highlander

L’Highlander, la barca per i vip

Cosa c’è di strano in questo? Dove si riscontrano i possibili elementi di reato? E che importanza può avere andare a ripescare le vecchie o recenti escursioni marine di Spacey e dei suoi accompagnatori se nessuno di loro poteva definirsi minorenne, impedito mentalmente o coartato contro la propria volontà?

Domande che resteranno senza risposta ma che per  la macchina dei moralizzatori a cottimo, degli scandalizzati perpetui, degli indignati sempre e comunque, dei grillini della morale pubblica, non hanno importanza.

Harvey Weinstein

Harvey Weinstein, “il fiore del male del cinema”

Per loro, garantisti della domenica, conta solo la grossolana idea giustizialista che hanno formulato nella propria mente. Non è necessario appurare per bene se i fatti raccontati da Rapp (trent’anni prima!) siano effettivamente dimostrabili e se anche lo fossero se abbia ancora un senso, dopo tanto tempo, utilizzarli per distruggere la reputazione di una persona. No, i nuovi  giustizialisti della morale pubblica, i censori della Commissione “additatori ad oltranza“, i piercamillodavigo del pudore, i saint-just alla vaccinara, appresa la misera e scarna notizia, prima ancora di aspettare l’esito di  un regolare processo (naturale o giudiziario) hanno emesso la loro incontrovertibile sentenza e condannato Spacey-come prima Harvey Weinstein-ormai considerato il Totò Riina dei produttori cinematografici, manco incontrasse le ragazze con coppola e doppietta- ad essere associato per il resto della sua vita, al moderno Orco delle favole.

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Pier Paolo Pasolini

Anzi è ritenuto più esecrando e ripugnante  del (decaduto) produttore cinematografico che rispecchiando i canoni classici del maiale-maturo- etero-ricco-bavoso  conferma le loro apodittiche e qualunquistiche idee preconcette.  Spacey, immerso nei  party selvaggi con dei ragazzi reclutati per strada, si espone ad un ludibrio di tipo pasoliniano, ad una critica ancora più feroce da scenario viscontiano: è una Caduta degli Dei nell’immondo abisso dell’immoralità promiscua.

Per l’inflessibile Tribunale del popolo che dal web tracima fino ai giornali, alla strada e al chiacchiericcio da bar per l’attore non c’è possibilità di redenzione. Il verdetto è inappellabile. E pazienza se ancora niente  è stato provato.

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Le “crociere proibite” di Kevin Spacey

Anzi se ancora tutto è a uno stato decisamente embrionale. Se l’accusa si basa su un ricordo lontano di trent’anni prima quando eri adolescente e forse un po’ ubriaco e potresti prendere una cantonata. E chissenefrega se la notizia non ha riscontri oggettivi ed appare alquanto fumosa e difficilmente dimostrabile. Niente. Non c’è pietà.

La carriera di Spacey deve finire. Spacey deve essere bandito per sempre.

Eliminato. Sbianchettato dalla Hall off fame di Hollywood. Niente più Oscar. Niente Golden Globe. Niente Emmy Awards. Non deve restare più ombra dell’interprete una volta amato e vezzeggiato dal pubblico. La morale vince su tutto. A volte anche sulla giustizia e sulla verità.

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