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La notte dei lunghi fratelli

di Emiddio Novi 

All’alba del 24 marzo Matteo Salvini è riuscito a recuperare Berlusconi alla ragione e a fargli capire che i suoi cortigiani come sempre lo stavano portando a una sconfitta disastrosa. Gianni Letta è ripiegato silenzioso e ossequioso. Lui quando ha visto  Salvini  presentarsi in piena notte a casa del cavaliere ha capito che la calunnia della pugnalata alle spalle non funzionava più e improvvisamente è diventato avaro di parole e di gesti.

 1c352Al capo leghista il lavoro di recupero di Belusconi non è stato granché faticoso. Gli ha ricordato che era stato proprio Berlusconi a fare i nomi della rosa di candidabili. Le candidature di Romani, Anna Maria Bernini e Elisabetta Casellati erano sue.

Poi senza una ragione plausibile era stato convinto a sostenere soltanto Paolo Romani. Chi lo aveva convinto sapeva benissimo che Romani per quella condanna sulla mancata vigilanza del telefonino di servizio non avrebbe ottenuto il voto di Cinquestelle.

Paolo romani con la figlia

Paolo romani con la figlia Lucrezia

I consiglieri occulti per sabotare la trattativa avevano anche spinto Berlusconi a pretendere dai grillini un Nazareno a Cinquestelle. A questo punto la rottura era assicurata, la trattativa di Salvini sarebbe andata a gambe all’aria e il capo leghista umiliato col ricatto della fedeltà alla coalizione. I cortigiani del cavaliere erano convinti che il capitano della Lega fosse come loro, un tremebondo parassita dedito ad aggirarsi nelle magioni del cavaliere sparlando l’ uno dell’altro. Si sbagliavano.

Salvini di fronte a tanto avventurismo decideva di sfidare il Cavaliere e i suoi bravi vili e nighittosi. Candidava Anna Maria Bernini, registrava il consenso dei Cinquestelle e nonostante i comici ultimatum di un Brunetta furioso faceva sapere che non sarebbe arretrato.

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Anna Maria Bernini

A Palazzo Grazioli un Berlusconi parzialmente informato e assecondato nella sua incazzatura di impossibile padrone del centrodestra veniva caricato come una molla contro i leghisti.

Salvini conoscendo l’ambientino dei famelici cortigiani di Berlusconi in piena notte decide di irrompere in casa del cavaliere. Intercetta nel salone del pensatoio berlusconiano i consiglieri che confabulavano sognando un accordo col Pd che intanto trattava con Di Maio per la candidatura della Bonino.

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Roberto Fico

Li affronta, incazzato nero. I congiurati temendo per la loro incolumità fisica decidono di farsi scudo con il coinvolgimento del Cavaliere nella discussione. Berlusconi a questo punto ordinava ai cortigiani di tacere e sgomberare. Salvini spiegava a Berlusconi che lui s’era limitato a trattare coi grillini quanto era stato deciso e che di fronte al no definitivo alla candidatura di Romani era passato al secondo nome della rosa, quell’Annamaria Bernini stimatissima dal cavaliere e vice di Romani. Quindi era lui a esigere da Berlusconi la spiegazione dell’accusa di altro tradimento proclamata e patrocinata dai suoi fantocci.

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A questo punto il Cavaliere iniziava a rinsavire. Ma chiedeva a Salvini una prova di lealtà. Sostituire la candidatura della Bernini con quella della Casellati, una forzista della prima ora, membro del CSM, una veneta sempre corretta e collaborativa con la Lega.

A Salvini la proposta di Berlusconi risultava la più gradita di tutte. E così Elisabetta Casellati, una giurista di spessore e una gran signora padovana è stata la prima donna ad essere eletta presidente del Senato. Il suo discorso d’insediamento non è venuto meno alle aspettative. E ha confermato la stima e il rispetto che in Senato per sei legislature ha circondato la sua persona.

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Salvini Palazzo Grazioli

Dopo l’elezione di Fico alla presidenza della Camera e della Casellati al Senato e gli impegni rispettati dai Cinquestelle, Salvini si è recato dal cavaliere. Lo ha trovato avvilito e scoraggiato. Berlusconi aveva capito che lui non era più il dominus del centrodestra.

Gli anni si fanno sentire per tutti e lui non può nemmeno contare su una classe dirigente in grado di sostituirlo. Ha apprezzato il segno di rispetto di Salvini che dopo il voto di Camera e Senato si è recato a Palazzo Grazioli per informarlo e rasserenarlo.

Emiddio Novi 4

Emiddio Novi

Per far capire a tutti che il doloroso passaggio di testimone prima o poi avverrà ha accompagnato Salvini fino all’auto che era parcheggiata nel cortile di Palazzo Grazioli. Lo ha salutato, con affetto e tristezza e si è incamminato verso lo scalone che accede al secondo piano. Giornalisti, fotografi e telecamere hanno assistito a un malinconico epilogo.

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